6 aprile 2009: da quella notte di due anni e mezzo fa, dolore e nessuna certezza

06 Ottobre 2011   12:40  

Si può morire sotto le macerie per tanti motivi, per l'illegalità e si direbbe per il terremoto. Oggi due anni e mezzo dopo il sisma che ha devastato L'Aquila e i suoi dintorni alle 3.32 del 5 aprile 2009, ci si chiede nelle aule giudiziarie delle oltre 200 inchieste aperte per i crolli, se c'è una responsabilità umana nella morte di 309 vittime. Mentre le carte degli avvocati, dei pm e della Procura, il dolore e lo smarrimento dei parenti sfilano nelle aule di tribunale, il ricordo non abbandona questa popolazione sfortunata che rischia di non trovare ragioni a rimanere qui. 

In due anni e mezzo il centro storico non è neanche in parte tornato vivibile, è solo meta, ancora pericolosa, per turisti di giorno e per studenti di notte. I palazzi del centro storico sono ancora malati alla cui agonia non si riesce a porre rimedio. Si parla di continuo, si lanciano strali tutti dal sapore troppo politico per essere davvero ascoltati dalla popolazione, già profondamente ferita.

Tutto senza un'idea generale, senza che nessuno si sia seduto a pensare, che sarà dell'Aquila di domani? Per ora c'è una certezza: anni di processo, migliaia di lavoratori in cassa integrazione e cantieri fermi. E a novembre si torna a restituire le tasse non versate.


Nell'intervista:
Ilaria Carosi, sorella di Claudia vittima del sisma del 6 aprile 2009

di Barbara Bologna
Immagini e montaggio Alessandro Di Giacomantonio 



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