A L'Aquila il primo matrimonio buddista d'Abruzzo

12 Settembre 2011   08:00  

L'Aquila si conferma città del multiculturalismo.

Nello splendido scenario della Cartiera del Vetojo si è celebrato ieri pomeriggio il primo matrimonio buddista d'Abruzzo. A convolare a nozze due aquilani, un colonnello dell'Esercito in pensione ed una dipendente del Ministero della Difesa.

La comunità di buddisti, molto numerosa in città, è nata a L'Aquila alla metà degli anni Ottanta.
Diffuso in 190 paesi del mondo, il buddismo di Nichiren Daishonin, una delle maggiori correnti del buddismo giapponese nata proprio intorno alla figura del monaco del Duecento, pone al centro dell'Universo l'individuo: è questa la sostanziale differenza dalle dottrine occidentali. Come hanno spiegato ieri alcuni tra i primi aquilani ad aderire a questa religione, aprendo la cerimonia alla quale erano presenti anche numerosi cattolici.

Dopo aver recitato il Nam-myo-ho renghe-kyo, frase del Sutra del Loto, testo di riferimento buddista, gli sposi hanno raccontato la loro esperienza, di vita e spirituale, e i presenti hanno letto qualche brano, buddista ma non solo, per augurare felicità agli sposi e esprimere i loro sentimenti.

Nel buddismo, comunque, non esistendo sacramenti non c'è alcun rito per il matrimonio. Quella della coppia di aquilani è stata perciò una scelta dettata dalla volontà di dare un significato più profondo alla propria unione, formalmente sancita dal rito civile il giorno precedente in Municipio.

IL BUDDISMO DI NICHIREN DAISHONIN

L'Universo è visto come una grande forza vitale, chiamata Nam-myo-ho renghe-kyo, frase del Sutra del Loto, testo di riferimento buddista, recitata durante le preghiere, e che Gina e Luigi, ieri sposi, hanno ripetuto assieme a tutti i loro ospiti. Recitando questo mantra il buddista manifesta tutta la propria energia vitale interiore, generando determinazione e forza per superare qualsiasi ostacolo, creando così le condizioni per una vita felice.

L’invocazione del Nam-myoho-renge-kyo avviene davanti ad un oggetto di culto, un mandala, denominato Gohonzon. Si tratta di una pergamena dove è riportato fedelmente il Dai-Gohonzon, dal giapponese "dai", "grande", iscritto dal monaco Nichiren in una tavola lignea.

Ma attenzione, nessuna entità astratta o essere superiore, come siamo abituati a concepire nella cultura cristiana, ma un testo che ha la funzione di aiutare ogni singolo essere vivente a realizzare la vera entità di tutti i fenomeni attraverso la "Legge mistica" rappresentata dalla preghiera del Nam-myoho-renge-kyo, quindi attraverso sè stesso.

Il Budda, insomma, "è ogni essere umano".

Marco Signori


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