A Pietracamela il futuro del Gran Sasso e le praterie mongole

Festival internazionale cinema ambientale

05 Agosto 2008   14:00  

Nella serie di incontri organizzati a corollario del festival del Cinema Naturalistico ed Ambientale, il Parco sarà protagonista dell’incontro di questa sera mercoledì 6 agosto, alle ore 21.00, a Pietracamela, dal tema “Il Gran Sasso d’Italia tra politiche di tutela e sviluppo sostenibile”. Per l’Ente Parco partecipano il Commissario Straordinario, Giandonato Morra, e il direttore Marcello Maranella. E’ una partecipazione convinta, in virtù del sostegno che il Parco assicura da diversi anni alla manifestazione, quale veicolo di promozione delle tematiche di protezione della natura che sono alla base della stessa missione istitutiva del Parco.
«Il festival del cinema naturalistico ed ambientale – dichiara a tal proposito il Commissario Morra – è un efficace strumento di promozione e di conoscenza di tematiche legate all’ambiente, al patrimonio di natura e cultura dell’area protetta e dei parchi in genere e alle possibilità di sviluppo in forme di sostenibilità ambientale. Vivacizzare i borghi del Parco, inoltre, con la presenza di artisti, intellettuali, giornalisti costituisce una maniera di attrarre ulteriormente l’interesse dei turisti ma anche di rafforzare il senso di appartenenza e la libera iniziativa delle comunità ospitanti. Il festival garantisce dunque una piena continuità di azione culturale con le tematiche portate avanti dal Parco».
La location di Pietracamela, il comune prescelto per ospitare l’incontro con il Parco, è particolarmente congeniale per parlare del Gran Sasso e delle possibilità di valorizzazione in termini di sviluppo sostenibile ed attese di tutela. “Stella Bianca” dell’Appennino nella Guida Bianca di Legambiente, il comune di Pietracamela è da sempre al centro dell’interesse del Parco che vi ha anche creato alcune strutture museali e centri specialistici d’eccellenza, come ad esempio il Museo dell’Alpinismo o lo show room degli Aquilotti nella frazione di Prati di Tivo, oltre a destinarvi opere di infrastrutturazione e di riqualificazione ambientale.
Ci troviamo nel distretto ambientale e turistico culturale della Strada Maestra, nel cuore del Parco, ritagliato sul tracciato della ex Statale 80, uno storico percorso che ricalca la romana via Cecilia. Qui il fiume Vomano separa naturalmente la catena del Gran Sasso e quella dei Monti della Laga. Da una parte le rocce bianche calcaree, dall’altra la scura arenaria. “70 Km in 7 giorni” è lo slogan lanciato dal parco per promuovere la fruizione di comprensorio che sintetizza tutte le caratteristiche dell’intera area protetta. Vi sono comprese le cime più alte del Gran Sasso, boschi, praterie d’altitudine, rupi e creste montuose e l’unico ghiacciaio dell’Appennino, il Calderone; il lago di Campotosto, il bacino artificiale più esteso d’Europa, è un autentico paradiso per i birdwatcher, mentre tanti paesi presepe si dispongono allineati sulle alture lungo il fiume Vomano, le cui acque cristalline si insinuano tra gole e grossi massi di arenaria. Inoltre, l’area risulta ricca di tanti resti archeologici che vanno da quelli maestosi dell’antica Amiternum, a quelli meno imponenti ma altrettanto significativi delle mura megalitiche di Colle del Vento, le tracce della via Cecilia o del tempio di Marte sul fiume.
Un grande progetto condiviso e partecipato con la piena adesione delle Province di Teramo e dell’Aquila, nell’arco di circa tre anni ha recuperato e dato valore alla strada statale delle Capannelle, l’unica strada che collegava i capoluoghi di Teramo e L’Aquila, ma ancor di più l’arteria che collega il Tirreno con l’Adriatico. come elemento guida di integrazione tra le peculiarità del territorio e il contesto socio-economico.
A seguire la proiezione del secondo documentario in concorso, "Il cane giallo della Mongolia", capolavoro della regista mongola Byambasuren Davaa, premio Oscar con "La storia del cammello che piange". A metà tra documentario e finzione, il racconto filmico di Daava ci porta nelle sconfinate steppe mongole, sotto il cielo azzurro velato di nubi che sembra non aver fine e soprattutto, dove non si sentire lo scorrere del tempo. In questo scenario immutabile si muovono ancora famiglie nomadi dedite alla pastorizia e alla cura del bestiame in totale coesione con la natura. Il cane giallo del titolo altri non è che una fiaba mongola, una leggenda, in cui una giovane ragazza guarirà dalla malattia solo dopo aver trovato l'amore e abbandonato il proprio cane. Qui invece, la più grande delle figlie trova un cane in una grotta decidendo di adottarlo per renderlo il migliore dei propri amici. Ironia della sorte sarà proprio lui a salvare l'equilibrio dell'intera famiglia. Domani 7 agosto il Festival si sposterà ad Azzinano di Tossicia, borgo del teramano che ha aggiunto la notorietà internazionale grazie ai murales naif che colorano le strade del paese, murales dedicati ai giochi di una volta.

FT


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