A sei mesi dal sisma. Ricordare con i numeri

06 Ottobre 2009   15:52  

Sono passati sei mesi dal quel sei aprile che ci ha cambiato la vita. Si potrebbe commemorare questo giorno con le immagini di quell'alba tragica, che per chi li ha vissute in prima persona, resteranno per sempre indelebili nella memoria, secondo dopo secondo.

O ci si potrebbe abbandonare a racconti intimi, corredati da una colonna sonora strappalacrime,  di sei mesi scanditi da 11.600 scosse telluriche, e infinite storie, piccole e grandi.

Meglio invece sostituire alle parole i numeri, perché da essi dipende la ricostruzione, e perché è un buon modo di concentrarsi sul presente e per guardare pragmaticamente al futuro.

31.704 sono gli sfollati assistiti a ben sei mesi dal sisma e alle porte dell'inverno, di cui 15.704 sono ancora negli alberghi, per un costo quotidiano pro capite di 50-55 euro, 7.270 vivono ancora sotto le tende delle 73 aree di accoglienza rimaste.

Per ospitare gli sfollati negli alberghi della costa sono stati spesi 171 milioni di euro, per allestire le tendopoli si sono spesi 120 milioni di euro, di cui 6 milioni solo per l'allestimento; per ospitare le persone in case private con affitti a carico dello Stato 11,5 milioni di euro, per l'autonoma sistemazione, ovvero assegni mensili da 100 a 300 euro a sfollato, 11.9 milioni di euro.

Prima del sisma nel comune dell'Aquila c'erano 72.937 abitanti, oltre 5000 non residenti, a cui si aggiungono quasi 10mila studenti fuori sede. Prima del 6 aprile c'erano insomma in città 100mila persone, non si hanno ancora i numeri di quanti da L'aquila sono già andati via, o che non torneranno più.  

6.250 persone andranno a vivere nei 2.300 moduli abitativi provvisori del piano MAP, le casette di legno collocate saggiamente nei pressi di ciascun paese del cratere. Attualmente sono 181 quelli già installati, mentre 494 quelli in corso di costruzione, per un costo complessivo di 129 milioni di euro. L'offerta è integrata dalla disponibilità di circa 500 alloggi da parte di un fondo etico costituito allo scopo e dalle requisizioni di case sfitte avviate in questi giorni. Ma sono poche decine quelle che finora sono state effettivamente requisite.

4.700 sono gli alloggi del progetto CASE, di questi 4.000 consegnati entro dicembre 2009 e 700 entro gennaio 2010, che ospiteranno quasi 17.000 persone in 170 edifici, per una superficie complessiva di circa 1.3 milioni di metri quadri. E nata cioè una nuova città di una ventina di quartieri distanti tra loro anche 30 chilometri, che daranno ospitalità anche definitiva solo ad una parte di sfollati con case E ed F, un'operazione dal costo complessivo di oltre 726 milioni, per un costo di circa 2.428 euro al metro quadro, di cui 700 milioni circa stanziati dal cosiddetto decreto Abruzzo, e circa 40 milioni provenienti dalle donazioni.

Si dovranno prima o poi aggiungere 143milioni di euro per gli espropri dei terreni,  che sarà però a carico di futuri governi. Se come sembra inevitabile saranno pagati come terreno edificabile e non agricolo, cioè a 110 euro a metro quadro, il costo sempre a metro quadro degli appartamenti del piano CASE sarà di 2.856 euro.

Mancano ancora all'appello,  5-6mila persone con case E-F, a cui si devono aggiungere ben 10-15mila persone con case B e C, che sono danneggiate non in modo grave, ma per essere ristrutturate e rioccupate ci vorranno in casi limite anche due anni, ma non hanno diritto ad un appartamento del piano CASE. Come li vogliamo chiamare? Diversamente accasati, o terremotati di serie B? per ora il loro destino più probabile è quello di un trasferimento in alberghi lontani anche 100 km dalla loro città, e questa è di fatto una discriminazione intollerabile. E una sorta di foglio di via...

Qualcuno ha poi  osservato che a parità di spesa, occupando temporaneamente una superficie di 1.7 milioni di metri quadri, non di molto superiore a quella interessata complessivamente dal piano Case,  si potevano realizzare 9.151 moduli abitativi ad alto contenuto tecnologico, case di legno senza piastre e comunque antisismiche, dal valore cadauno di 60mila euro, o container a due piani di ultima generazione, poi utilizzabili per altre emergenze, e che avrebbero ospitato da subito 32mila sfollati nella loro città già a partire dall'estate, con un risparmio significativo anche dei soldi spesi per alberghi e tendopoli.

Ma questa proposta concreta è stata liquidata come irrealizzabile e chi l'ha proposta accusato di dare i numeri. Pazienza, non era un'idea così folle. L'impressione è  che in Italia la priorità in una ricostruzione post-sismica, o in una grande opera, vedi Tav o ponte sullo Stretto,  sia quella di spendere la maggior quantità possibile di soldi pubblici, a prescindere dalla soluzione dei problemi e del buon senso. Chissà perchè...

Le scuole sono ripartite, grazie alla veloce realizzazione dei primi 14 Musp, cioè le confortevoli e sicure scuole prefabbricate, a cui se ne aggiungeranno altre, per ospitare in totale 6mila alunni.

Anche l'università ha riattivato i suoi corsi, ma sono 7mila i posti letto mancanti per gli studenti fuori sede, da trovare al più presto, nessuno sa precisamente dove.

Sono questi i numeri però che riguardano la gestione dell'emergenza, ce ne sono altri, drammatici che riguardano la ricostruzione vera.

Su 75.120 mila sopralluoghi effettuati, in data 2 ottobre, risultano completante inagibili e classificati E o F 22.791 edifici privati, ovvero il 30,3%, composti spesso da più appartamenti. Risultano B o C, cioè meno danneggiati, ma comunque quasi tutti da ristrutturare con lavori anche molto lunghi rispettivamente 8.813 (11,7%) e 1.889 (2,5%).

Per quanto riguarda poi gli edifici pubblici risultano classificati E 401 (17,3%), classificati F 63 (2,7%), classificati B 466 (20,2%). Sonio invece per fortuna agibili,classificati A 1.173 edifici pubblici pari al 50,8% dei 2.306 sopralluoghi fin qui effettuati.

Gli alloggi inagibili nel comune dell'Aquila sono quasi 16.000, il centro storico dell'Aquila è inagibile al 78%, mai accaduto in un terremoto negli ultimi cento anni in Italia.

E poi bisognerà intervenire su oltre 300 comuni colpiti dal sisma. in tutto l'Abruzzo, ed anche in provincia di Rieti. E andranno ricostruiti tutti o in parte i centri storici dei Comuni che nella scala macro-sismica della Protezione civile sono classificati oltre il 7.0, ovvero,  li ricordiamo tutti: Castelnuovo, Onna, San Gregorio, Sant'Eusanio Forconese, Tempera, Villa Sant'Angelo, Poggio di Roio, Poggio Picenze, Bazzano, Casentino, Colle di Roio, Paganica, Roio Piano, Santa Rufina, Tussillo, Arischia, Bagno Grande, Camarda , Civita di Bagno, Colle di Lucoli, Fagnano Alto (Vallecupa), Fossa, Gignano, Pescomaggiore, San Benedetto, San Felice d'Ocre, Sant’Elia, Villa Sant'Angelo , Torretta, Bagno Piccolo, Castelvecchio Subequo, Civitaretenga, Collefracido, Collerano, Corbellino, Goriano Sicoli, Pedicciano Pianola, Prato Lonaro, Roccapreturo, San Martino d'Ocre, Tione degli Abruzzi, Vallesindola.

Cinque anni e 60milioni di euro serviranno intanto soltanto per rimuovere le macerie. E solo per riparare i danni al patrimonio culturale serviranno 3 miliardi di euro, parliamo infatti di 431 chiese e 523 palazzi storici nel cratere sismico e oltre. Nessuno sa quante decine di miliardi di euro serviranno per la ricostruzione complessiva, e quando e come saranno erogati. E soprattutto dove si andranno a prendere.

Chiudiamo con tre numeri: 76, ovvero i milioni di euro delle donazioni, 166mila, ovvero il numero di volontari provenienti da tutte le regioni italiane e anche dall'estero per aiutare gli sfollati, e che meritano riconoscenza. Infine 307, ovvero le persone morte in quella notte di sei mesi fa. E che questa sera  gli aquilani ricorderanno in silenzio a piazza Duomo.

FT

 


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