ACIAM ai privati: dubbi e scontri sulla modifica dello statuto per il socio Tekneko

19 Settembre 2024   16:45  

Scontro politico in vista dell’assemblea Aciam del 1° ottobre. Decisiva la modifica dello statuto, con potenziali rischi per i soci pubblici.

Cresce la tensione politica attorno alla controversa vicenda dell’ingresso dei privati nella società consortile Aciam, che gestisce il ciclo dei rifiuti in 48 comuni della Marsica e dell’Aquilano. Il tema al centro della polemica è la proposta di modifica dello statuto, che potrebbe permettere al socio privato Tekneko, dell’imprenditore Umberto Di Carlo, di ottenere la maggioranza, con la prospettiva di risanare il deficit societario che supera i 2 milioni di euro.

Il consigliere regionale Giampaolo Lugini, eletto con la civica del presidente Marco Marsilio, ha chiesto da tempo la documentazione relativa alla selezione della Tekneko come partner privato avvenuta nel lontano 2005, ma lamenta il ritardo nel riceverla. "È fondamentale avere chiarezza sugli obiettivi, le condizioni e le finalità di quella scelta. Ora, con la proposta di cambio di statuto, la società rischia di diventare maggioritaria sotto il controllo di Tekneko, e questo mi trova totalmente contrario", afferma Lugini.

Durante la commissione di Vigilanza del consiglio regionale, convocata su istanza dello stesso Lugini l’8 agosto, diverse figure chiave hanno partecipato per discutere il tema, tra cui Luca Zaccagnini, direttore dell’Autorità per la Gestione Integrata dei Rifiuti Urbani dell’Abruzzo (Agir), e i vertici di Aciam. Secondo quanto riportato da Lugini, il Comune di Avezzano, che era il soggetto attuatore per conto dei soci pubblici, ha inviato solo una delibera di consiglio senza ulteriori documenti. "Dopo quasi vent'anni, reperire tutta la documentazione è complesso", sostiene il Comune. L’Aciam, da parte sua, ha richiesto il parere dei soci prima di consegnare i documenti.

La questione centrale resta il cambio di statuto. Secondo Lugini, "con questo cambio di assetto, Aciam rischia di diventare di fatto una società privata. L'attuale normativa impedisce ai comuni di partecipare a società che fanno business, costringendo così i comuni soci a vendere le loro quote. Ma a chi e a quale prezzo?" La preoccupazione è che, in uno scenario del genere, le quote dei comuni, come quelle di Carsoli che detiene solo il 4%, finiscano per essere svendute a chi ha maggiore interesse, cioè Tekneko.

L’argomento del risanamento finanziario portato avanti dal consiglio di amministrazione di Aciam viene respinto da Lugini, che sottolinea come il debito dell'azienda non sia strutturale. Le difficoltà finanziarie derivano dall’aumento dei tassi di interesse sui mutui per l’impianto di compostaggio di Aielli e dal ritardo nell’attivazione dell’impianto di produzione di biometano. Tuttavia, secondo Lugini, ora l’impianto è a pieno regime e il prezzo del biometano sta risalendo. "Ci sono 48 comuni che possono farsi carico del risanamento, mantenendo il controllo pubblico dell'Aciam".

Diversi comuni, tra cui Pescina, Celano e Carsoli, si sono già schierati contro il cambio di statuto. L'ex presidente dell’Aciam, Anna Maria Taccone, ha espresso preoccupazioni simili, sottolineando che una volta cedute le quote maggioritarie a un privato, i comuni non potranno più intervenire su eventuali aumenti delle tariffe del servizio rifiuti. In risposta, Umberto Di Carlo ha affermato tramite il suo profilo Facebook che "le tariffe aumentano o diminuiscono quando ci sono servizi affidati dai Comuni soci, cosa che al momento non avviene con Aciam".

Il Comune di Avezzano, che detiene il 12,20% delle quote e che ha affidato il servizio rifiuti direttamente a Tekneko, si è espresso invece a favore della modifica dello statuto, confermando il proprio appoggio a Di Carlo. L'attuale presidente dell’Aciam, Maurizio Bianchini, è espressione del Comune di Avezzano, così come l’amministratore delegato Alberto Torelli e il consigliere Umberto Di Carlo.

La questione resta quindi aperta e sarà oggetto di accesi confronti nell’assemblea del 1° ottobre. Al centro della discussione vi è il delicato equilibrio tra il controllo pubblico e il coinvolgimento dei privati, con tutte le implicazioni che ciò comporta per i servizi essenziali e gli interessi dei cittadini.


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