Abruzzo a rischio perforazione, Petroceltic pronta alle ricerche

Manca solo la firma del Ministro

20 Aprile 2010   14:56  

"Continua l'assalto delle trivelle petrolifere ai mari italiani, con la piena complicità del ministero dell'Ambiente": lo dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, sottolineando che "l' Adriatico, in particolare, pare ormai destinato a tramutarsi in una sorta di Mar del Nord, con uno skyline caratterizzato da piattaforme petrolifere a poche km dalle coste: sarà ancora la compagnia petrolifera Petroceltic, sulla scorta del parere positivo dell'ufficio 'Via' del ministero dell'Ambiente e malgrado il no della Regione Puglia, a sondare il mare tra il Gargano e le Isole Tremiti alla ricerca del petrolio".

"La Petroceltic Elsa - continuano gli esponenti Ecodem - oltre a ricevere parere positivo dal ministero dell'ambiente per sondare il mare davanti al lago di Lesina, a 12 chilometri dalle Tremiti e a 11 dalla costa, intende avviare ricerche petrolifere anche nell'area a 7,8 chilometri dalla foce del Fortore e a 4,5 dall'arcipelago paradiso dei sub di fama internazionale, per una superficie complessiva di 528 chilometri quadrati. Se la prima richiesta è in dirittura d'arrivo, mancando solo la firma del ministro, per la seconda non è stato ancora espresso un parere dell'ufficio Via, ma l'escalation impressionante che si è avuta negli ultimi anni coi Governi Berlusconi, dal 2001 al 2006 e dal 2008 a oggi non lascia presagire un esito diverso.

Infatti sono ben 17 le attività autorizzate nei nostri mari per l'estrazione o la ricerca di petrolio, e coinvolgono 7 regioni".

Per i due senatori Pd, "il tratto di Mar Adriatico di fronte alle coste pugliesi e abruzzesi sembra essere quello che attira maggiormente le attenzioni delle compagnie petrolifere, in gran parte straniere, sebbene il petrolio del basso Adriatico sia di cattiva qualità: è bituminoso, ha un alto grado di idrocarburi pesanti, è ricco di zolfo".

"I potenziali giacimenti sotto l'Adriatico - concludono - non sono certo così ricchi da poter in alcun modo influire sull'indipendenza energetica del nostro Paese, e dunque non porteranno nessun vantaggio economico ai cittadini.

Quello che causerebbero è invece un danno enorme in termini ambientali, e a farne le spese sarebbe in primo luogo il turismo, che riceverebbe un colpo durissimo se di fronte a coste bellissime sorgessero mostri di acciaio che spingono sulle rive bitume e catrame".


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