Costante e inesorabile peggioramento del quadro congiunturale del manifatturiero in Abruzzo.
L’indagine condotta dal Cresa, il centro studi e ricerche economico-sociali, non lascia spazio a ottimismo neanche nel previsionale del prossimo semestre.
La produzione gennaio-marzo registra un meno 14% rispetto al primo trimestre dello scorso anno, il fatturato cala del 12,2%. In diminuzione anche il fatturato estero, che registra una flessione del 9%.
Minori difficoltà registrano le piccole e medie imprese, l’ossatura del sistema produttivo regionale, dove l’indicatore della produzione è sceso del 9,8%.
Fra i settori produttivi a reggere maggiormente è l’alimentare, l’unico in aumento di fatturato e di occupazione, e il chimico-farmaceutico e il tessile, con contrazioni del 4,9% e del 2,7%.
La produzione dei mezzi di trasporto è quella che registra il maggior segno negativo, con una flessione della produzione del 38% e un calo di fatturato del 28%.
Il dato peggiore sull’occupazione è detenuto dalla provincia di Chieti con un -7,3%, seguono le province di Pescara, con -5,6%, Teramo con -4,5% e L’Aquila con -2,7%.
Crisi post-terremoto. Nella cosiddetta zona rossa - il centro storico dell’Aquila - erano presenti 700 esercizi, che producevano un volume d’affari medio annuo stimabile fra i 230 e i 250 milioni di euro. Ai quali si aggiungono studi professionali e uffici.
(MS)