Se ne è andato anche Edmondo Berselli, a soli 59 anni. Il suo ultimo libro era stato appena concluso, ed il gironalista per finire l'opera aveva dovuto far finta che i dolori e le sofferenze che la lunga malattia gli ha inflitto non esistessero. Nonostante il brutto male, Eddy (così lo chiamavano gli amici) ha continuato tutte le collaborazioni con 'Repubblica' e 'L'Espresso', non sottraendosi mai nemmeno alle tante domande dei lettori.
L'ultimo libro da lui firmato parla di economia, non di certo la materia preferita, e della crisi economica che, sebbene sembri non aver fine, in quest'opera trova una via d'uscita quasi miracolosa (nel senso cristiano del termine). Una soluzione piuttosto insolita per lui, da sempre professatosi laicista. Come si chiamerà l'ultima fatica di Berselli nessuno lo sa, perchè non è riuscito a darle un titolo, non avendone avuto il tempo, nonostante fosse un maestro nel farlo.
Da anni il buon Edmondo scriveva libri belli e di successo, il più famoso dei quali è forse "Post italiani", tutti con quel tratto tipico, definito un pò lunatico, grazie al quale passava con disinvoltura da un'opinione ad un racconto, sempre, però, riuscendo a descrivere in maniera lucida e disincantanta il nostro Paese così pieno di contraddizioni.
Da emiliano doc era amante della buona tavola, quella grassa tipica di quei luoghi e, soprattutto, non disdegnava la compagnia dei tanti amici che aveva. Tra le tante passioni, come non ricordare quella per la musica: un gruppo di pochi eletti ha potuto apprezzare i virtuosismi con la chitarra, con cui suonava tutti i pezzi di Lucio Battisti, ma anche quelli seduto davanti ad un pianoforte, a sottolineare come Berselli amasse diversificare gli interessi.
Raro esempio di giornalismo lucido e libero la cosa che più ci mancherà di lui sono, comunque, proprio i suoi saggi pensieri.
Francesco Balzano