Adua Villa e il vitigno autoctono che vince la crisi

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30 Marzo 2009   13:44  

Con Adua Villa, l'affermata sommelier della trasmissione Rai La prova del cuoco, abbiamo parlato di vino abruzzese, vitigno autoctono e delle magnifiche sorti del cerasuolo, che conquisita i mercati orientali.

DALL'ATLANTE DEI PRODOTTI TRADIZIONALI  DELL'ARSSA

I VINI ABRUZZESI

Il vino abruzzese nell’ultimo decennio ha ottenuto consensi internazionali di mercato e di critica su riviste, guide e nei principali concorsi enologici di tutto il mondo. Si tratta di un successo al quale hanno contribuito diversi fattori, primo fra tutti la scelta di puntare sulla valorizzazione del territorio e dei suoi vitigni autoctoni più importanti, in particolare il Montepulciano e il Trebbiano abruzzese, ma più di recente, anche su altre varietà minori (Passerina, Pecorino, Cococciola).

Il Montepulciano, di cui si hanno notizie certe della sua presenza in Abruzzo sin dalla metà del ’700, è oggi considerato uno dei grandi vitigni autoctoni a bacca rossa d’Italia e costituisce la base del Montepulciano d’Abruzzo Doc (che conta anche la tipologia Cerasuolo), mentre gli altri due vini a denominazione di riferimento regionale sono il bianco Trebbiano d’Abruzzo ed il Controguerra.

Quest’ultimo, nelle sue varie versioni di bianco e di rosso, diversamente dai primi due che si producono sull’intero territorio regionale può essere invece prodotto solo in cinque comuni (Controguerra, Colonnella, Torano Nuovo, Ancarano e Corropoli) nella zona più a nord della provincia di
Teramo. Sempre in provincia di Teramo c’è la punta più avanzata dell’enologia regionale ossia il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane riconosciuto a Docg (denominazione di origine controllata e garantita) dalla vendemmia 2003. La Docg, come previsto dalla legislazione vigente, presenta regole più restrittive rispetto alla Doc: il territorio è limitato alle zone maggiormente vocate della provincia di Teramo, la resa per ettaro è di soli 95 quintali, si utilizzano quasi esclusivamente uve Montepulciano (con Sangiovese massimo 10%), la maturazione in
botti di rovere deve essere di almeno due anni, che diventano tre per la versione “Riserva”.

Il Montepulciano d’Abruzzo doc (che con i suoi 800 mila ettolitri è tra i vini italiani più importanti), prevede l’utilizzo di uve Montepulciano (min. 85%) e l’eventuale aggiunta (max 15%) di altri vitigni a bacca rossa non aromatici.

Il nuovo disciplinare di produzione, in vigore dalla vendemmia 2006, ha innalzato alcuni parametri analitici e conseguentemente il livello qualitativo dei vini, oltre ad aver introdotto la menzione “Riserva” prevista per i vini che maturano almeno 2 anni di cui nove in botti di legno. Inoltre, con il nuovo disciplinare sono state riconosciute altre due sottodenominazioni, “Terre di Casauria” e “Terre dei Vestini”, entrambe in provincia di Pescara.

Differenze territoriali a parte, sia per il Montepulciano d’Abruzzo sia per il Trebbiano d’Abruzzo è possibile individuare alcune caratteristiche comuni.

Il Montepulciano d’Abruzzo rosso si evidenzia per duttilità che lo fa apprezzare già a otto-dieci mesi dalla vendemmia ma che gli consente di assumere complessità nel tempo grazie alla sua grande attitudine all’invecchiamento, in molti casi anche oltre dieci anni. Conserva integra l’intensità di colore, che va dal rubino al granato, i profumi che ricordano la marasca e i piccoli frutti neri, accompagnati da note leggere di spezie e il gusto deciso, lievemente tannico se bevuto giovane, invece avvolgente, vellutato con un finale che richiama la liquirizia ed il cioccolato
se invecchiato. Il Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo prende il nome dal colore rosa ciliegia che si ottiene dalla breve macerazione a freddo che non supera mai l’arco di una notte; è un vino fresco dai profumi di frutta rossa, particolarmente apprezzato per la sua piacevolezza e la sua buona bevibilità.

Il bianco regionale per eccellenza è il Trebbiano d’Abruzzo, dal colore giallo paglierino, che si caratterizza per la freschezza olfattiva e gustativa su note floreali e di mela matura. Sfumature più accentuate, con toni agrumati e di erbe di campo, regalano invece i buonissimi bianchi da uve Passerina (prevalentemente nel teramano), Cococciola (in provincia di Chieti) e Pecorino diffuso quest’ultimo su tutto il territorio regionale. Altri
vitigni minori, riscoperti da poco, sono infine il Moscato di Castiglione a Casauria e quello di Frisa nonché il Montonico di
Bisenti e Cermignano. 

 


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