Al Comune dell'Aquila la mano lesta degli iter burocratici

E intanto ci sono pratiche ferme da anni

13 Gennaio 2011   17:00  

Classe 1970, il rampante dirigente del Comune dell'Aquila Mario Di Gregorio è uno abituato ad avere a che fare con la giustizia.
La sua frequentazione delle aule di tribunale inizia con la vicenda legata alla metropolitana di superficie, ideata e messa in cantiere dall'amministrazione di centrodestra guidata da Tempesta, per la quale Di Gregorio stilò la gara d'appalto.
L'inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica del capoluogo si concluse, nel luglio 2007, con la condanna di Di Gregorio e di Vittorio Fabrizi, suo collega al settore Opere pubbliche del Comune a un anno e 4 mesi e al pagamento di una multa di mille euro alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per la stessa durata della condanna.
Ai due, veniva contestato il reato di turbativa d'asta. Anche se il giudice concesse la sospesione della pena e la nonmenzione, per l'accusa i due avrebbero permesso che Eliseo Iannini, l'imprenditore che avrebbe poi realizzato l'opera, risultasse come unico concorrente e vincitore della gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori per la costruzione della linea della metropolitana di superficie.
Di Gregorio coi suoi legali preparò il ricorso in Appello, procedimento che - coi tempi geologici della giustizia italiana - ancora non arriva a compimento.

Nel frattempo l'Abruzzo è sconvolto da un violento terremoto. E' l'aprile 2009. Tempo pochi mesi, e nel settembre successivo il sindaco Cialente riorganizza la macchina amministrativa, creando tre macro aree. Di Gregorio viene inserito all'interno di quella che si occuperà dell'emergenza sisma, in particolare a lui viene affidata la gestione del Servizio emergenza e ricostruzione. L'ufficio, cioè, che si occuperà dei puntellamenti degli edifici pericolanti, attorno ai quali ruota un buisness non indifferente costantemente attenzionato dalla magistratura.
Nello svolgimento del nuovo incarico, Di Gregorio incappa ancora nelle maglie della giustizia.

La prima volta nell'aprile 2010, quando - sempre in compagnia del collega Fabrizi, che fa coppia fissa con il Di Gregorio - i carabinieri del Nucleo operativo ecologico lo denunciano per concorso in gestione illecita di rifiuti e abuso d’ufficio. L'indagine era partita da una serie di controlli sul recupero di materiali da crollo generati dal terremoto. Secondo quanto riportato nell’informativa che i carabinieri rimisero alla Procura, Di Gregorio (sempre in buona compagnia del Fabrizi) avrebbe affidato i lavori di messa in sicurezza e rimozione delle macerie di uno stabile di via Roma "senza aver preliminarmente verificato il possesso (da parte della ditta assegnataria, ndr) dei requisiti di legge necessari allo svolgimento delle operazioni da effettuarsi all’interno della zona rossa".

E la seconda, è quella delle ultime ore. Che racconta una avvilente vicenda (arrivata proprio all'indomani delle parole di Borghezio! tanto per dimostrare al Paese che aveva torto!), un intreccio di familismo ed uso del potere per scopi personali. Mentre decine di pratiche, non ultime quelle che si ammuffiscono sulle scrivanie dello Sportello Unico delle Attività produttive (che poi che avrà di unico!), giacciono negli uffici comunali anche per alcuni anni (!) per buona pace di cittadini e aspiranti imprenditori, quella di Di Gregorio ha avuto un fulmineo iter.
La sua abitazione, secondo gli inquirenti, ha ottenuto una riclassificazione, passando da "A", cioè facilmente riparabile con lavori di pronto intervento, ad "E", cioè bisognosa di radicali interventi di ristrutturazione. Modifica che comporta il riconoscimento di più soldi, molti più soldi.
Ma non è tutto. Il dirigente è riuscito ad abbattere e ricostruire nel giro di pochi mesi, persino raddoppiando la cubatura.

Naturalmente, lui, anche stamattina è lì al suo posto.

(MS)


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