All'Itis di Pescara le visioni abruzzesi di Maurits Escher

Il Genio olandese per incuriosire gli studenti

29 Maggio 2008   17:50  

Qualcuno ultimamente si è chiesto a cosa servano le geometrie non euclidee. Sicuramente non ad effettuare misure, ma nel secolo scorso e soprattutto nel nuovo Millennio l’uso di tali discipline ha trovato straordinaria applicazione nei campi scientifici più creativi e tecnologici: robotica, crittografia, navigazione e astronomia rappresentano solo alcuni rilevanti esempi del potere della geometria iperbolica ed ellittica.

Eppure nelle scuole italiane si continua a registrare un trend negativo riguardo l’insegnamento di tali saperi.In Francia è stata addirittura istituita un’apposita commissione al fine di stabilire se l’insegnamento della geometria sia ancora da ritenersi utile nelle scuole primarie e secondarie. Ovviamente il parere degli esperti riuniti in tal sede ha largamente confermato il valore di questa disciplina splendida e fantasiosa, perno degli insegnamenti scientifici del pensiero occidentale.Aldilà dell’esito positivo dell’indagine rimane però l’inquietante senso di decadimento che sembra pervadere i percorsi scolastici degli studenti europei e purtroppo italiani, troppo spesso improntati ad un’ottica di insegnamento stantio e ancora collocato in habitat didattici preposti perlopiù all’apprendimento passivo della geometria tradizionale, senza che segua, come sarebbe giusto (e diciamolo, anche bello) un’applicazione pratica e fantasiosa  della scienza geometrica, che sia o non sia euclidea.Perché in realtà non importa in termini assoluti quale tipo di geometria si insegni, ciò che realmente rimane imprescindibile nell’insegnamento matematico è che non venga mai interrotta o trascurata la connessione tra il piano dell’astrazione e quello della realtà.La realtà concreta, fattuale, fenomenica, tangibile che dir si voglia.Gli studenti attuali sono più che mai affamati di pratica e concretezza, e purtroppo si sa, la fame non risolta prima o poi diventa denutrizione.Alla denutrizione culturale da deficit scientifico l’Itis “Alessandro Volta” di Pescara risponde strenuamente, e sembra che negli ultimi anni non abbia perso una sola occasione per dimostrare ai propri studenti che la matematica di per sé non è noiosa astrazione numerica, ma strumento d’incredibile forza ed efficacia nella rappresentazione del reale, anche quando la realtà è quella apparentemente caotica e trasognante dell’artista, non molto diverso dal matematico nella ricerca di strutture e varchi concettuali in grado di spiegare qualche frammento di vita e perché no, dell’intero Universo.E l’iniziativa che questa volta è stata offerta dall’Itis come sede di approfondimento del sapere matematico e nel caso particolare geometrico, ha niente meno a che fare con l’arte di una delle personalità più geniali e fantasiose nell’ambito della grafica contemporanea: l'olandese Maurits Cornelius Escher.Sotto l’organizzazione di Gian Marco Todesco, laureato in fisica e ricercatore tecnologo all’Istituto nazionale di Fisica nucleare dal ’90 al ’95, il 9 maggio scorso si è tenuto un’interessante seminario intitolato “Oltre l’ipercubo”, con la presentazione di alcune stampe di Escher raffiguranti le sue opere più significative dal punto di vista matematico e suggestivi spaccati di cittadine e paesi abruzzesi.A livello didattico il progetto si è incentrato sull’approfondimento di concetti connessi alla geometria bidimensionale e tridimensionale attraverso l’esame di alcuni casi concreti di applicazione, come i mosaici non euclidei utilizzati da Escher nelle sue opere, il tutto per trasmettere agli studenti la capacità analitica di “ri-conoscere” una realtà geometrica non immediatamente percepibile, creando così un clima di divertimento e ispirazione nell’ambito della trasmissione di saperi tanto accattivanti quanto complessi.In una delle stampe presentate al corso, “Limite del cerchio III” (1959), l’artista rappresenta uno spazio iperbolico basato su un modello del matematico francese Poincarè.Nell’opera si evidenzia il tentativo di Escher di rappresentare l’infinito utilizzando lo spazio bidimensionale del foglio.Evento realizzabile unicamente tramite l’illusione: se ci poniamo al centro del disegno e immaginassimo di volerlo percorrere fino al bordo ci accorgeremmo di restringerci progressivamente, proprio come accade ai pesci nella figura, visualizzando una distanza che ci sembrerà infinita, costituita dalla ripetizione in apparenza senza limite della stessa unità. Sarà questa originalissima e surreale rappresentazione grafica ad anticipare di qualche decennio il concetto di frattale di Mandelbrot.Tutto questo rappresenta un valido esempio di quanto la trasmissione del sapere possa collocarsi anche in spazi in apparenza connessi all’intrattenimento, all’esperienza artistica e al gioco. La mente nuova, fluida ed elastica del giovane alunno accetta quasi sempre la sfida, ed è un piacere e al tempo stesso una vittoria osservare come gli studenti, apparentemente svogliati e letargici possano portare fuori un’intelligenza e un intuito che spesso non si riconoscono.La mostra che si è tenuta all’Itis però non ha riguardato unicamente la didattica in senso stretto, si è estesa infatti anche alla celebrazione delle belle località abruzzesi viste dall’affascinante prospettiva del grafico, il quale si è sempre detto molto colpito dalla nostra regione tanto da produrre una serie di litografie memorabili: Goriano Sicoli, Castrovalva, Opi, Scanno (nell'immagine) e Pettorano sul Gizio sono i paesi che hanno stimolato il genio di Escher nel suo periodo italiano, vere e proprie muse del surrealismo paesaggistico di “un’artista prestato alla matematica o più semplicemente, di un matematico prestato all’arte”. 

 

Giovanna Di Carlo


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