Auto blu e una casta senza freni

28 Maggio 2010   15:56  

In un'inchiesta dell'Espresso dimostra che la passione per le auto blu (anche se camuffate grigie) non riguarda solo gli assessori regionali abruzzesi.

Scandalo auto blu
di Tommaso Cerno

Un'invasione di 259 ammiraglie per i funerali degli alpini. Nonostante i tagli promessi dai governi, lo stato ha speso cento milioni di euro per le nuove vetture di servizio. Senza contare quelle di Regioni, Comuni, Province, Asl

Al funerale romano dei due alpini uccisi a Herat c'è una bambina. Tiene la madre per mano: "Voglio andare più vicino", dice a voce alta. Ma non appena ci prova, un poliziotto fa segno di no: "Per cortesia, rimanete indietro. Ci facciamo male, qui devono entrare le auto blu".

Ed ecco che in un mattino di lutto nazionale, nell'Italia in ginocchio per la crisi economica, chi lavora a pieno ritmo è il posteggiatore dei soliti eccellenti: allontana la folla e fa spazio alle ammiraglie, il simbolo della supremazia di politici e grand commis scivolato indenne lungo le due Repubbliche.

Sulle note del Silenzio, la carovana di Audi A6, Lancia Thesis, Alfa 166 e Bmw scure sfreccia con i lampeggianti accesi e scarica ministri e dirigenti, funzionari e generali, crocerossine e portaborse sul sagrato di Santa Maria degli Angeli: "Onore', da questa parte". Così, mentre nella chiesa romana si onora il sacrificio del sergente Massimiliano Ramadù e del caporal maggiore Luigi Pascazio morti in Afghanistan, fuori va in scena l'ingorgo delle vetture di Stato.

Alla faccia dei tagli annunciati e del rigore invocato dal ministro Giulio Tremonti, lo spettacolo ha inizio alle 9 del mattino: un puzzle blu e grigio riempie lentamente la piazza, fino a disegnare sui sampietrini la mappa dell'italico privilegio. Sui parabrezza collezioni di pass e permessi speciali: dalla Ztl, a Palazzo Chigi, al Senato, ai vari ministeri. Fra l'altro tutti palazzi a poche centinaia di metri dalla basilica. A guardar bene, c'è un ordine che regna in quel disordine: più sei potente, più l'automobile sarà vicina quando dovrai ripartire. "Vede laggiù? Quelli sono di Palazzo Madama. Quello più alto invece sta con Fini, l'altro laggiù coi capelli brizzolati è un uomo del premier. È sempre così, in questi casi", racconta un vigile urbano, veterano delle grandi occasioni. E la scure? "Macché, si guardi attorno". In effetti se giri la testa, la scena non cambia. Ce n'è dappertutto.

Una cinquantina di macchine sono sistemate a destra della fontana delle Naiadi, altrettante a sinistra, altri due spiazzi riservati stanno di fronte all'hotel Exedra, un quarto parcheggio vip s'affaccia su via Nazionale. Solo davanti alla facciata della chiesa "L'espresso" conta 156 auto blu, senza considerare volanti e gazzelle. Ma lo spazio non basta per tutti. Anche il posteggio di fronte alle terme di Diocleziano è segnato con il nastro giallo. Una ventina di Audi sono schierate davanti al Grand Hotel, una decina in via Parigi e ancora sul viale che porta alla stazione Termini e nelle strade lì attorno. Fanno 259 in meno di un chilometro quadrato, una densità da concessionaria. Tutte in attesa che la "personalità" riaccenda il cellulare e dia il segnale: è ora di imboccare un'altra preferenziale.

Alle 9 e 45 arriva pure il ministro Renato Brunetta, il grande censore dello spreco pubblico. Scende da una Bmw grigio chiaro metallizzato e tira dritto verso la navata principale. Peccato, perché se soltanto si fosse voltato un attimo si sarebbe fatto un'idea sull'annunciato censimento delle vetture di servizio. A dimostrare che in Italia gli sprechi a quattro ruote sono fuori controllo, basta un dato: nemmeno il governo sa quante ce ne siano. Tanto che sta cercando di fare una radiografia con la promessa di dimezzare i costi. Intanto, però, i numeri crescono ogni anno. A colpi di milioni di euro per le casse dello Stato.

Le ultime gare assegnate dalla Consip, la Spa del ministero dell'Economia, sforano i 100 milioni fra noleggi di berline piccole e grandi, acquisti di mezzi commerciali e basse cilindrate, city car e modelli 4x4. Una decina di forniture comprese fra i 5 e i 33 milioni di euro l'una. Senza contare la gara per le ammiraglie della flotta blu, che è ancora in corso ed elenca una serie di optional di lusso che vanno dal satellitare ultima generazione ai sedili in pelle chiara.

Sarà che l'auto in Italia è la seconda casa di politici e potenti vari. Ma secondo la stima dell'associazione Contribuenti italiani nel 2010 s'è toccata quota 624.330, con un incremento del 2,7 per cento proprio negli ultimi mesi.

Quelli a cui fanno riferimento le gare Consip. Fra proprietà e leasing lo Stato, le Regioni, le Province, le Asl e i Comuni battono ogni record, surclassando i grandi della Terra. Un confronto è sufficiente per verificarlo: negli Stati Uniti non si arriva a 73 mila auto di servizio, in Francia sono meno di 63 mila, in Gran Bretagna appena 56 mila. In media una contro dieci. Da noi basta fare due passi in piazza per rendersi conto che così fan tutti. La sfilata di Pantalone si apre con il ministro Carlo Giovanardi, che trattiene l'autista dell'A6 qualche istante in più per recuperare il trench dal sedile posteriore. Poi è la volta di un gruppo di ufficiali alpini, con penna bianca e vettura scura, seguito dai vertici della Marina e dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che si presenta alle esequie con quattro auto in fila indiana. Seguono un paio di Thesis per un paio di generaloni, un'Alfa 166 per Piero Fassino, il codazzo di Gianfranco Fini e quello di Umberto Bossi.

Poi avanti così per quasi un'ora. Bis all'uscita, con gas di scarico e rombo di pistoni in anticipo di dieci minuti: "Che vuole fare? Fa caldo e dobbiamo raffreddare l'abitacolo", spiega un autista piuttosto navigato.

Il vizio è antico e ha contagiato tanto Roma quanto il Nord leghista. Al punto che non sembra ancora esserci un vaccino davvero efficace. Quel 20 maggio nemmeno il governatore del Veneto, Luca Zaia, s'è fatto mancare la passerella a motore. Alle 9 attraversava la hall dell'hotel Exedra a due passi dalla chiesa. Poi è salito sulla Lancia di rappresentanza, inghiottito per una manciata di minuti nel traffico romano, ed è riapparso in gran spolvero assieme agli altri governatori all'ora stabilita. Abitudini di "Roma ladrona", recitano gli slogan del Carroccio, eppure fra i primi provvedimenti del neo governatore leghista c'è proprio un'auto di servizio concessa al portavoce contravvenendo ai diktat del Senatùr sui tagli alla pubblica amministrazione.

La delibera è del 20 aprile, pochi giorni dopo la vittoria elettorale. Una goccia nel mare, si dirà. Ma pur sempre acqua. Visto che è dal 1997 che la politica promette di domare l'onda blu e invece la marea delle prebende si alza a ogni chiaro di luna. Ci provò Romano Prodi, che inserì i tagli in Finanziaria. Bastarono pochi mesi, però, perché il regolamento attuativo che doveva mettere in pratica la norma, di fatto aprisse le porte alle deroghe. Finendo per ripristinare molti dei privilegi abrogati dal governo. All'epoca fu Maurizio Gasparri a sparare sull'Ulivo accusando il centrosinistra di mentire. Ma quattro anni dopo, quando Palazzo Chigi passò al centrodestra, il numero delle auto blu s'impennò. Nel 2007 si sforò per la prima volta quota 500 mila e furono varati altri tagli. Rimasti anche stavolta sulla carta, visto che solo il ministero dell'Ambiente ridusse davvero il parco macchine in cortile.

Alle vetture romane si aggiungono le abbuffate degli enti locali. Già prima dell'ultimo raid nelle concessionarie, le Regioni avevano a disposizione 52 mila vetture, 51 mila le Province, 72 mila i Comuni. Numeri che rivelano i costi reali del catalogo del lusso posteggiato quella mattina di fronte alla basilica romana.

Dominano le Thesis in versione scura e chiara. Grigio, nero, antracite con interno in pelle beige, nera, addirittura bordeaux. Ce ne sono oltre 50, cilindrata media 3 mila benzina, rigorosamente full optional. Fra i ministri e gli alti ufficiali prevale invece il marchio tedesco dell'Audi, ormai al top della gerarchia del potere. Quasi tutte A6 nuove di zecca. Se ne contano almeno 40 solo nel parcheggio centrale. La targa più vecchia è immatricolata nel 2004, la più recente non ha macinato un mese di asfalto. Interni deluxe, radiche e vetri oscurati. Il meglio del meglio, se non si fa caso alle due Maserati Quattroporte e otto cilindri, con sedili regolabili in 14 posizioni come sa bene il sottosegretario Gianni Letta.

Non mancano nemmeno le Alfa Romeo. Ci sono una trentina di 159 come assaggio, per poi passare alle più prestanti 166 nere, alternate ogni tanto a qualche Volvo S60, più diffusa fra gli alti gradi dell'esercito. Passano quasi inosservate, invece, Hyundai Lantra e Fiat Marea, pronte a incollarsi al paraurti dei politici e fare da scorta con l'aiuto dei lampeggianti, summa degli status symbol nel traffico della capitale.
Troppo, tuona proprio Brunetta giurando che stavolta la crociata contro il parco degli sprechi partirà davvero. Ma sull'esito i dubbi restano. Anche perché capita che gli annunciati tagli alla fine si traducano in maggiori costi anziché in risparmi.

È il caso del Friuli, dove il presidente del consiglio regionale Edouard Ballaman qualche giorno fa ha fatto il beau geste e rinunciato alla potente Audi in dotazione per rimettersi alla guida della sua vecchia e sgangherata Rover verde padano. Un annuncio cui, però, è seguita la beffa. Il regime di rimborso spese della Regione autonoma risulta addirittura più caro dell'auto di servizio. E così da quest'anno l'ente pagherà 3.210 euro in più al mese proprio al presidente senza autista, che finirà per costare il doppio di prima.

Non bastasse l'aver centrato il primato mondiale di ammiraglie, i politici ora bramano per lanciarsi a tutta velocità sulle affollate strade italiane. Ogni giorno divieti di sosta, fretta, sensi unici in contromano si traducono in multe salate. Così ci hanno provato di nuovo. Il deputato del Pdl, Giuseppe Consolo, ha tuonato contro il Comune di Roma, reo di inviare pacchi di contravvenzioni agli stakanovisti di Montecitorio. E ha chiesto l'impunità per gli autisti: "A noi", ha precisato, "che veniamo qui per lavorare e non certo per bighellonare". Una bella trovata nel paese dove l'auto dell'ex ministro Ferri fu fermata a tutta birra dopo il famigerato decreto che riduceva a 110 all'ora il limite in autostrada. Alla fine il colpo di spugna non è arrivato, anche se un bonus per i crediti delle patenti di servizio ci sarà. E così le auto blu, oltre a proliferare in numero e cilindrata, miglioreranno anche le prestazioni su strada. Alla faccia del rigore dei conti e degli automobilisti in coda.

 


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