Avezzano, cenni storici e turistici

30 Giugno 2012   10:45  

Avezzano a 698 m. s.l.m. è situato alle falde del monte Salviano, dal quale si domina, in uno scenario incomparabile, a nord- ovest il bacino del Salto, a nord-est la piana del Fucino.
Probabilmente fu fondata dagli Albensi, dopo la rovina di Albe, ma sembra accreditata l’ipotesi che fa risalire le sue origini ai Fucensi e precisamente ai vari centri abitati sorgenti sulle rive del Fucino che, desiderosi di una vita comune, decisero di costruire un nuovo centro in località Pantano dove sorgeva un tempio consacrato al dio Giano.
Dalla venerazione di tale dio e dal modo di salutarlo “Ave Iane”, trassero l’appellativo Aveianum che fu poi trasformato in Avezzano.
Le origini di Avezzano si sovrappongono alle vicende che nel corso dei secoli hanno interessato la Marsica.
A condizionare pesantemente la vita e l’insediamento dell’uomo in tutta l’area è stata soprattutto la presenza del lago e, dopo il suo prosciugamento, allo sfruttamento delle terre emerse.
Per diciotto secoli, dall’imperatore Claudio al duca Torlonia, ingegni e tecniche sono stati usati per il suo prosciugamento. Pare che il prosciugamento del lago risalga a Giulio Cesare, ma fu attuato dall’imperatore Claudio che inviò migliaia di schiavi i quali scavarono una galleria lunga 5653 metri con circa 40 pozzi verticali e 8 gallerie inclinate necessarie per l’areazione, il trasporto del materiale e l’accesso degli operai.
I lavori furono portati avanti nel 114 d.C. dall’Imperatore Traiano e più tardi Adriano riuscì a ridurre la superficie del lago.
Con la decadenza dell’Impero romano la Marsica subisce le invasioni dei Goti, dei Greco-Bizantini, dei Borgognoni, degli Alemanni e la popolazione fugge dalle città saccheggiate e distrutte.
In questo stato di abbandono e di incuria del territorio il lago ritorna agli antichi livelli.
Tra il 1824 e il 1845 Afan De Rivera, ministro dei lavori pubblici del regno di Napoli, tenta il ripristino dell’emissario di Claudio e la bonifica di tutta la zona, ma la sua morte improvvisa blocca i lavori e aumenta la protesta popolare per la crescita del livello dell’acqua.
I lavori avevano richiamato ad Avezzano migliaia di tecnici e operai con le relative famiglie e quindi nel giro di qualche decennio la città si trasforma con l’apertura di bar, ristoranti, trattorie; vengono potenziate fogne e strade, si abbandonano le vecchie case e si edifica intorno a piazza Aia, l’attuale piazza Torlonia.
Nel 1850 viene fatta una società a prevalente capitale privato che si accolla tutte le spese per il prosciugamento del lago in cambio della proprietà della terra.
Di questa società faceva parte Alessandro Torlonia che nel 1854 da solo possedeva metà delle azioni.
Al grido di “o il Fucino asciuga Torlonia, o Torlonia asciuga il Fucino”, nell’aprile del 1862 l’emissario era compiuto. Non rimaneva che bonificare la zona, pur tra mille difficolt à.
Il Fucino che ha una superficie di 14.000 ettari, fu diviso in circa 500 appezzamenti: 100 ettari furono conservati dalla casa Torlonia come tenuta padronale, tutto il resto fu dato in affitto.
Nell’ottocento divenne pertanto il centro più importante della Marsica.
Dal punto di vista turistico Avezzano non può certo definirsi una città artistica, dal momento che, dopo il terremoto del 1915 non è rimasto in piedi nulla del nucleo originario.
Il centro della città è Piazza Risorgimento su cui si affaccia la Cattedrale di San Bartolomeo, in pietra bianca con interno a tre navate a croce latina, sul cui fianco destro in fondo è il campanile.
Seguendo il fianco destro della cattedrale percorrendo via Marconi si arriva in Piazza del municipio su cui prospetta il palazzo Municipale nel cui seminterrato è il Museo Comunale.
A destra della piazza si apre la vasta Piazza Torlonia occupata dalla Villa Comunale nel cui fondo è il Palazzo Torlonia sede dell’Ente Fucino.
Proseguendo lungo il lato della Villa si giunge al Castello Orsini edificato nel 1490 da Virginio Orsini sui resti di preesistenti torri e cinte murarie, fu trasformato nel 1546 in residenza fortificata da Marcantonio Colonna. Era a pianta quadrata con torrioni cilindrici sporgenti e un monumentale portale, rimasto indenne, costruito dai Colonna a ricordo della battaglia di Lepanto contro i Turchi.
Sul lato destro della piazza è la chiesa di San Giovanni, sul cui fianco è inserito un portale romanico composto da vari frammenti lapidei provenienti da altre chiese distrutte dal terremoto del ‘15.
Da vedere ancora in località Borgo Incile il Parco archeologico dei cunicoli di Claudio con i resti delle opere e delle attrezzature usate per il prosciugamento del lago Fucino. 
le Grotte di Ciccio Felice, luogo di soste occasionali dei cacciatori del paleolitico superiore, contenevano materiale ceramico appartenente alla cosiddetta cultura sub-appenninica e presentano tuttora grossi blocchi di pietra squadrati che, unitamente a numerosi ex voto, documentano che la grotta fu adibita a luogo di culto dal VII al I secolo a.C.; nelle vicinanze, la chiesa della Madonna di Pietracquaria, protettrice della città.


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