Aziende abruzzesi: il sereno prima della tempesta

Indagine semestrale di Confindustria

06 Novembre 2008   12:34  

APPROFONDIMENTI - L'indagine sull'industria abruzzese presentata oggi da confindustria a L'Aquila e si badi bene, relativa ai primi sei mesi del 2008, fotografa un incoraggiante fase di miglioramento dopo la caduta produttiva del 2007. I settori trainanti sono la metalmeccanica, la chimica, i mezzi di trasporto, il legno, l'elettronica, la carta. Il fattore propulsivo è risultato ancora una volta quello delle esportazioni, crescite del 7,8%, più della media italiana. La miglior performance produttiva è delle aziende della provincia di Chieti, + 12,5%, a seguire l'Aquila e Pescara + 7,1 %, meno bene la provincia di Teramo dove la produzione è quasi ferma. Soffrono invece i settori dell'agricoltura e delle costruzioni. Quest'ultima vede diminuire gli appalti e in conseguenza l'occupazione.

Questo quadro roseo, ripetiamo, è però valido fino al 30 giugno del 2008 , poi è arrivata la crisi, il crollo delle borse, l'esplosione della bolla speculativa. E di questo scenario inquietante hanno soprattutto parlato oggi gli industriali abruzzesi..

Le contromisure possibili sono già in atto: a giorni la consegna del documento programmatico di confindustria ai candidati presidenti. Oggi è in corso una riunione con gli istituti bancari e si sta predisponendo un osservatorio sulla crisi. Il "tavolo tecnico permanente" regionale avrà lo scopo di monitorare l'evoluzione del sistema creditizio nei diversi comparti produttivi, individuare eventuali misure di sostegno a favore delle PMI, favorire un adeguato flusso di finanziamenti alle imprese regionali tenuto conto del contesto di estrema difficoltà ed evitare che subentri uno stato di recessione dell'economia. Ed inoltre, rafforzare il ruolo dei confidi come strumenti idonei a garantire il credito e superare le asimmetrie informative e coinvolgere la Regione Abruzzo, subito dopo la tornata elettorale, per la costituzione di un fondo di garanzia, da gestire da parte dei confidi per consentire adeguati flussi di credito e favorire l'immediato pagamento di crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione.

CGIA DI MESTRE: LE IMPRESE SI INDEBITANO

Cresce l'indebitamento delle imprese italiane. Nei primi 3 mesi dell'anno, segnala uno studio della Cgia di Mestre, e' aumentato di 17,55 miliardi di euro pari ad un incremento del 2%. In sei anni, invece, l'incremento e' stato addirittura del 51,2%, passando da una valore assoluto pari a 606,1 miliardi di euro, registrato nel 2002, ai 916,2 mld di euro toccati nel marzo di quest'anno. In questi sei anni, ricordano dalla Cgia, l'inflazione e' invece cresciuta del 15%. Su ciascuna delle oltre 5 milioni e 210 mila imprese che operano in Italia grava una esposizione media pari a 175.855 euro. La platea include anche le famiglie produttrici (imprese familiari) con l'esclusione delle societa' finanziarie. "A fronte di questi dati - dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - e' indispensabile che il Governo intervenga quanto prima e provveda con una serie di misure che alleggeriscano il carico tributario sulle piccole imprese. Ovvero una vera e propria tregua fiscale. In concreto chiediamo la sterilizzazione per il 2008 degli studi di settore, il versamento dell'Iva all'Erario solo a pagamento avvenuto e la contrazione della base imponibile Irap togliendo, da quest'ultima, il costo del lavoro dei dipendenti". I segnali della crisi - concludono dalla Cgia - si sentono tutti. E non e' da escludere che per quest'anno la moria di imprese artigiane superi tranquillamente la soglia delle 50.000 unita'.

In Abruzzo la crisi dei mercati finanziari sara' piu' pesante rispetto al resto del Paese. Lo ha detto l'economista Pino Mauro, all'Aquila, a margine della presentazione dell'indagine semestrale di Confindustria. "Sembrava che l'Abruzzo si trovasse in una fase di ripresa - ha detto - ma la crisi finanziaria ha bloccato questa crescita. Se e' vero che la Confindustria nazionale indica una caduta del Pil dello 0,5% nel 2009 in Abruzzo sara' piu' forte, tenuto conto che negli ultimi anni l'Abruzzo ha tenuto una crescita inferiore alla media nazionale. Saranno le piccole imprese, nell'ipotesi di un restringimento del credito le prime ad essere colpite perche' sono fortemente sottocapitalizzate. Non esistono in questa regione strategie finanziarie alternative al sistema bancario. Se noi mettiamo insieme queste cose questa crisi finanziaria puo' avere ripercussioni negative in tutta la regione. Mi sono divertito a vedere cosa hanno fatto le altre regioni. Diciannove regioni su venti hanno messo a disposizione delle imprese forti incrementi nei fondi di garanzia. L'unica regione che non ha fatto niente e' stata l'Abruzzo. Si poteva fare un effetto annuncio - ha concluso - che significa dire rimoduliamo i fondi comunitari".

UNIONCAMERE:  CALO 0,3% NEL 2009 -0,6% NEL MEZZOGIORNO
 Il Pil italiano arretrera' dello 0,3% nel 2009 e a pagare il prezzo piu' alto della crisi sara' il Mezzogiorno: -0,6% l'andamento del Pil previsto in quest'area contro il -0,3% della media nazionale, con Basilicata (-0,9%), Molise, Puglia e Calabria (-0,8%) fanalini di coda della classifica regionale. Solo l'Emilia Romagna sembra destinata a contenere il peso della crisi, incrementando la propria attivita' produttiva dello 0,1%. Secondo gli Scenari di sviluppo delle economie locali italiane, elaborati dal Centro Studi di Unioncamere in collaborazione con Prometeia, il rallentamento della crescita delle esportazioni nel 2009 (+0,6%) sara' ancora piu' accentuato nel Meridione, che e' in assoluto l'area del Paese nella quale i consumi delle famiglie conosceranno anche nel 2009 la piu' sensibile contrazione. "Il quadro e' sicuramente difficile, soprattutto perche' mostra che la crisi attuale si abbattera' con maggior violenza sulle regioni economicamente piu' deboli del Paese", ha commentato il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello. "Tuttavia il nostro sistema produttivo e' fondamentalmente sano e sta gia' lavorando per reagire alla congiuntura negativa. Questo mi fa guardare al futuro con l'ottimismo della ragione. Per questo motivo, la situazione richiede un surplus di responsabilita' da parte di tutte le componenti istituzionali e associative. Assicurare l'accesso al credito alle imprese e' la priorita' delle priorita'". IL PRODOTTO INTERNO LORDO - L'aggravamento della crisi finanziaria internazionale ha portato a rivedere le prospettive di crescita dell'economia italiana. Per il 2008 si prevede per l'Italia una contrazione del prodotto interno lordo (-0,2%), sulla quale incidera' l'ingente decelerazione delle esportazioni di beni verso l'estero e, soprattutto, la caduta della domanda interna. Per il 2009 si prevede una flessione dello 0,3%, a causa della flessione dei consumi privati, dell'ulteriore indebolimento delle esportazioni e della spesa per consumi delle Amministrazioni Pubbliche. In tutte le regioni del Mezzogiorno l'andamento del Pil nel prossimo anno appare preceduto da un segno meno, compreso tra il -0,9% della Basilicata e il -0,3% della Sicilia. Nel Nord-Ovest (-0,3% la media della ripartizione) e' la Liguria che preannuncia maggiori difficolta' (-0,4%), mentre Lombardia e Piemonte si allineano al dato medio nazionale (-0,3%). Al Centro (-0,2%) dovrebbero essere invece le Marche (-0,4%) la regione piu' penalizzata. Solo il Nord-Est (0,0%) fa sperare in una stabilita' sostanziale, con l'Emilia Romagna unica regione a registrare una debole crescita (+0,1% il Pil previsto nel 2009).

A L'AQUILA BENE RIFUGIO E' LA CASA

Di fronte alle incertezze della situazione attuale, piu' della meta' degli italiani preferisce mantenere i propri soldi in liquidi. Anche nei portafogli degli aquilani aumenta la quota dei titoli di stato. Cio' nondimeno il mattone, in tutta la provincia di L'Aquila, resta sempre il tipo di investimento preferito pure in questo periodo di crisi finanziaria globale, peraltro caratterizzata da incertezze che preoccupano tutti i settori produttivi nazionali e locali. Anche i risparmiatori di questa provincia, quando devono pronunciarsi sull`investimento ideale, seguitano a preferire la casa. All'incirca solo il 20% delle persone che sono effettivamente riuscite a risparmiare si terrebbe lontano da qualsiasi forma di investimento. Lo ha fatto rilevare Filiberto Cicchetti, Presidente dell'Associazione Provinciale Costruttori Edili che, intervenendo in un dibattito sull'andamento attuale dell'edilizia, si e' soffermato sui risultati di un recente sondaggio Acri-Ipsos secondo il quale la preferenza della liquidita' rimane il tratto che caratterizza gli italiani: il 60% tiene o terrebbe i risparmi liquidi, mentre il 35% li investe o li investirebbe. Il mattone, per oltre il 55% degli interessati, continua ad essere considerato uno dei piu' sicuri beni-rifugio i cui prezzi, secondo le previsioni Ance-L'Aquila, potrebbero rimanere stabili nell'immediato futuro. Anche se, rileva Cicchetti, non e' da escludere una tendenza al rialzo dovuta all'aumento dei costi di realizzazione della casa per l'applicazione della normativa sul risparmio energetico, l'aumento esorbitante di alcune materie prime (ferro, cemento, rame), gli aumenti derivanti dal rinnovo del contratto nazionale di lavoro, l'aumento dei tassi di interesse bancario.


 

 


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