Bagni chimici post-sismici, indaga l'antimafia

31 Gennaio 2011   10:59  

La Procura Distrettuale antimafia dell’Aquila ha prorogato l’indagine sull’appalto dei bagni chimici nel dopo-sisma aquilano.
Un appalto da 34 milioni di euro affidato direttamente dalla Protezione civile che non poche polemiche politiche ha suscitato.

Le prime segnalazioni sul faraonico appalto furono raccolte dal presidio di Libera già nelle primissime settimane del post sisma. Segnalazioni che parlano di liquami smaltiti illegalmente nei fiumi e nei canali, di bolle di trasporto falsificate. Ma anche di ditte che si sarebbero sabotate  a vicenda le pompe dei mezzi di espurgo per contendersi la gestione del servizio in più campi possibili, oltre che di contatti tra ditte che gestiscono il servizio e funzionari della Protezione civile per gonfiare le fatture.

E poi soprattutto i costi, ricapitolati in questa innterrogazione dal consigliere Idv Cesare D'Alessandro:

«La spesa complessiva per il servizio dei bagni chimici   per fronteggiare l’emergenza post-terremoto all’Aquila risulta essere stata di 33 milioni 957mila euro e rotti. Si tratta di dati che, in base alle notizie circolanti, sarebbero stati forniti in prima battuta dalla Protezione civile sul proprio sito Internet, ma successivamente rimossi.

Per fronteggiare l’emergenza la Protezione civile, a quanto risulta, avrebbe ordinato quattromila bagni chimici, corrispondendo per l’utilizzo di ciascuno di essi la somma giornaliera complessiva di 79,20 euro.

Il servizio concordato con la ditta prevedeva 4 pulizie al giorno per ogni bagno chimico. A fronte del servizio di cui hanno usufruito circa 32mila ospiti delle tendopoli, possiamo fare il conto della serva e quindi immaginare che ogni assistito, stando ai calcoli, avrebbe prodotto ogni giorno un centinaio di litri.

Certo si tratta di conti approssimativi e che possono sembrare anche abbastanza elementari, ma che ingenerano qualche legittima perplessità a cui è doveroso rispondere. Proprio per questo», conclude D’Alessandro, abbiamo presentato un’interrogazione a Chiodi che, in qualità di commissario alla ricostruzione, ha il dovere di chiarire queste circostanze''.


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