Bambine sfruttate dai concorsi di bellezza: gli Usa dicono basta

Un fenomeno preoccupante

27 Giugno 2011   12:19  

"Se la piccola Chloe, stellina emergente dei concorsi di bellezza statunitensi per bambine, vuole davvero avere un futuro sulle passerelle di tutto il mondo deve assolutamente sistemarsi le sopracciglia". Questo è il diktat arrivato dagli organizzatori e immediatamente accolto dalla sciagurata mamma: "Cosa volete che sia un pò di dolore se l'obiettivo è vincere il titolo?".


Storie di ordinaria follia a cui l'America è ora pronta a dire basta. Un mercato che sfrutta, è proprio il caso di usare tale verbo, tre milioni di bambine e ragazzine dai 3 ai 16 anni. Moltissime famiglie sono pronte a spendere somme di denaro enormi pur di vedere le loro pargolette entrare nel giro: "Sì, anch'io pensavo fosse una cifra folle. Ma alla fine la nostra Jayleigh ha vinto il primo premio a Sommervile: 1800 dollari. E sono cominciati a piovere i ricchissimi contratti. In fondo non è lo stesso con i bambini che sono allevati nel sogno del baseball?", ha detto Heather Coke davanti alle telecamere della Abc.

Non tutte le mamme, per fortuna, la pensano così. Tanyth Carey, ad esempio, ha scritto un libro dal titolo emblematico: "Dove è finita la mia bambina? Come proteggere vostra figlia da una crescita prematura". Lei, che in passato è stata una piccola reginetta, oggi denuncia nei panni di giornalista la folle crescita del mercato dei prodotti di bellezza destinato alle bimbe dagli 8 ai 12 anni. Tali prodotti hanno nomi molto allettanti per le piccole come, ad esempio il rossetto 'Swak' , ovvero Sent with a kiss (Spedito con un bacio). Inquietanti, poi, sono i risultati di una ricerca del British Journal of Psychology: la metà delle bambine dai 3 ai 6 anni si sente grassa. A 7 anni, nove su dieci giurano di voler dimagrire. E la metà delle bambine di 9 anni ha già intrapreso una dieta.

E' proprio sull'ossessione dell'apparire che puntano questi concorsi, che hanno origini antiche: la prima kermesse, infatti, risale addirittura agli anni '20. Se il film "Little Miss Sunshine" scherzava sul fenomeno, la cronaca odierna dice che c'è davvero poco da ridere. L'omicidio della piccola JonBenet Ramsey ha fatto notevolmente alzare il livello di guardia. Poi sono arrivati libri che testimoniano le dure battaglie di alcune madri contro la "principessizzazione", ovvero quel fenomeno che spinge le bimbe ad emulare modelli impossibili da raggiungere.

La mania sta invadendo anche il nostro Paese con trasmissioni come "Little Miss America", in onda su 'Real time', che documenta le disavventure di madri e figlie in queste folli kermesse. Lisa J. Rapport, una psicologa, ha provato a rassicurare gli animi di tutti sostenendo che nel 95 per cento dei casi i genitori si tuffano in questi concorsi perché comunque i bambini si divertono". Il problema, comunque, rimane ed è enorme tanto che Paul Peterson, un ex attore bambino, ha fondato un'associazione, 'A Minor Consideration', con l'obiettivo di dire basta: "Non solo questi concorsi tolgono tempo ed energie: creano nelle bambine aspettative sessuali. Nutrendo l'industria del sesso di domani".

Non c'è più tempo da perdere: diciamo basta a questo schifo!

Francesco G. Balzano




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