Buco della sanità, il Pd contro Chiodi: "Non è all'altezza"

06 Dicembre 2010   15:40  

Il gruppo del Pd in Consiglio regionale risponde al presidente della Regione, Gianni Chiodi, in merito al nuovo buco sulla sanita', pari a 360 milioni di euro, e lancia una serie di proposte sulle vie da seguire per individuare entro il 31 dicembre i fondi necessari ad affrontare questa nuova emergenza.
Guardando al passato il capogruppo del Pd, Camillo D'Alessandro, ha fatto notare che "si concentra l'attenzione sui 360 milioni di euro ma dal 2000 al 2005 l'Abruzzo e' stato depredato, sul fronte del debito del servizio sanitario, e si e' passati da 173 milioni a due miliardi e 655 milioni di euro, e allora il governatore era Giovanni Pace.
Poi, dal 2007, per effetto delle politiche del centrosinistra, il debito e' cominciato a diminuire, e si e' arrivati nel 2009 a due miliardi e 250 milioni di euro. Per quanto riguarda invece il disavanzo del servizio sanitario, cioe' i debiti delle Asl, si e' passati da 469 miliomi del 2005 a 43 milioni del 2009 ma nel 2010 questo dato e' di nuovo aumentato, fino a 69 milioni di euro circa".
Alla luce di queste cifre "Chiodi deve rivolgersi ai suoi, quando dice che bisogna vergognarsi" e se si lamenta lo fa solo "per scrollarsi di dosso le sue responsabilita'" ma e' chiaro che "il commissario della sanita', Chiodi, non e' all'altezza del mandato". Passando alle proposte il Partito democratico fa notare che ci sono state della citta', come Catania, Palermo e Roma, che hanno ottenuto dei prestiti straordinari trentennali dallo Stato, per cui Chiodi "potrebbe chiedere allo Stato 300 milioni, e non 200 come dice lui".
Il Pd respinge l'ipotesi di una ulteriore tassazione e della cancellazione dei diritti alla salute e ai servizi sociali e chiede di evitare che vengano toccati i fondi Fas. Bisogna, invece, generare risorse, ad esempio "promuovendo le riforme di trasporti, Ater, societa' e enti collegati, consorzi industriali, che generano economia aggiuntiva".
D'Alessandro ha anche sollecitato "la vendita di beni immobili (per 101 milioni di euro, a suo tempo individuati da Giovanni D'Amico), anche se vendere gli immobili significa dire no all'aspettativa di qualche compratore".
Altre risorse potrebbero essere generate dalle energie alternative e dalle royalties della societa' autostradale da far tornare, in parte, in Abruzzo.


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