Il Consiglio di Stato ha bloccato la caccia ai cervi in Abruzzo, accogliendo il ricorso degli ambientalisti. L'annullamento del piano della Regione evita l'abbattimento di 469 esemplari.
La caccia ai cervi in Abruzzo è stata sospesa per quest'anno grazie alla decisione dei giudici del Consiglio di Stato, che hanno accolto il ricorso delle associazioni ambientaliste contro la delibera regionale che prevedeva l'abbattimento di 469 cervi in alcune aree dell'Aquilano. La delibera, che era stata approvata dalla Regione, è stata congelata dopo che i giudici hanno ribaltato la precedente sentenza del Tar Abruzzo, che aveva rigettato il ricorso delle organizzazioni ambientaliste.
Il Consiglio di Stato, nella sua decisione, ha accolto le motivazioni delle associazioni come WWF Italia, LAV, ETS e Lndc Animal Protection, le quali avevano contestato la proposta di abbattimento. Il ricorso riguardava, in particolare, la mancata attuazione di un monitoraggio adeguato sulla popolazione dei cervi e sull'impatto dell'abbattimento. I giudici hanno sottolineato che la Regione può comunque adottare altre misure preventive per limitare i rischi di incidenti stradali, come l'installazione di reti protettive o la creazione di attraversamenti faunistici.
L'ordinanza del Consiglio di Stato ha messo in evidenza anche la necessità di monitorare correttamente le popolazioni di cervi, in modo da non compromettere specie protette come lupi e orsi. Le previsioni di abbattimento comprendevano anche giovani cervi, inclusi cuccioli di età inferiore ai 12 mesi, che, secondo gli ambientalisti, non dovrebbero essere abbattuti.
La parte avversa, che rappresentava la Regione Abruzzo, ha visto il supporto dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e dei cacciatori delle zone interessate. In particolare, si trattava degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) di Avezzano, Sulmona, Barisciano, L'Aquila, Subequano e Avezzano.
L'avvocato Michele Pezone, che ha curato il ricorso, ha espresso la sua soddisfazione per la decisione: «Il risultato è eccezionale, non solo per la protezione dei cervi, ma anche per il principio che si afferma riguardo alla necessità di monitoraggi ambientali. La Regione non ha rispettato gli impegni presi in fase di valutazione del piano faunistico, e la mancanza di monitoraggio ha comportato l'assenza di dati cruciali per la gestione delle specie». Pezone ha inoltre sottolineato il sostegno ricevuto dai cittadini abruzzesi, che hanno seguito con attenzione l'evolversi della vicenda.
Sebbene la caccia sia stata sospesa per quest'anno, il caso solleva interrogativi importanti sul modo in cui vengono gestiti i piani faunistici venatori e sull'efficacia delle misure di tutela delle specie selvatiche. L'attuazione di un monitoraggio continuo e la creazione di soluzioni alternative per la prevenzione degli incidenti potrebbero essere la chiave per evitare scontri tra attività venatorie e conservazione della biodiversità.