Calcioscommesse: da Paolo Rossi a Beppe Signori, trent'anni di scandali

01 Giugno 2011   12:37  

Il pallone nel fango: lo scandalo del calcioscommesse esploso oggi non e' un inedito nella storia del calcio italiano, anzi. E' un remake di clamorose vicende che, negli anni '80, cambiarono per sempre l'immagine dello sport piu' amato dagli italiani. La fine dell'infanzia del calcio ha una data precisa: domenica 23 marzo 1980. Quel giorno, in diretta tv su 90mo minuto, davanti agli occhi sbigottiti di milioni di italiani in poltrona scorrono le immagini dei piu' famosi calciatori dell'epoca in manette.

Esplode il primo calcioscommesse, la scoperta di un verminaio: un incredibile intreccio di combine che coinvolgeva mezza serie A, e che rendeva il calcio italiano qualcosa di molto vicino alla farsa. Tutto era nato tre settimane prima: il primo marzo, un commerciante all'ingrosso di ortofrutta, Massimo Cruciani, presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, sostenendo di essere stato truffato. Tramite Alvaro Trinca, proprietario di un ristorante di cui era fornitore, era venuto in contatto con alcuni giocatori della Lazio, che lo avevano indotto a scommettere su alcune partite di Serie A che erano state "combinate".

Tuttavia, non tutti i risultati concordati si erano verificati, facendo perdere a Cruciani centinaia di milioni di lire. In seguito alla denuncia di Cruciani e di Trinca, il 23 marzo la magistratura fa effettuare una serie di arresti proprio sui campi di gioco, a fine incontri. Le manette scattano per i giocatori Stefano Pellegrini dell'Avellino, Sergio Girardi del Genoa, Massimo Cacciatori, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Giuseppe Wilson della Lazio, Claudio Merlo del Lecce, Enrico Albertosi e Giorgio Morini del Milan, Guido Magherini del Palermo, Gianfranco Casarsa, Mauro Della Martira e Luciano Zecchini del Perugia. Altri ricevono ordini di comparizione, tra cui Paolo Rossi del Perugia, Giuseppe Dossena e Giuseppe Savoldi del Bologna, e Oscar Damiani del Napoli. Di Morini si accerto' la consegna a Roma di 20 milioni, forniti dal presidente rossonero Felice Colombo, avvolti in carta da giornale per far tacere Fabio Trinca e Massimo Cruciani a seguito della partita contro la Lazio, giocata il 6 gennaio e vinta dal Milan 2-1, mentre Paolo Rossi venne accusato d'aver concordato il pareggio dell'incontro tra Avellino e Perugia, giocato il 30 dicembre 1979 e finito 2-2.

Il 23 dicembre 1980 tutti gli indagati vennero prosciolti poiche' il fatto, a livello penale, non costituiva reato. Vennero invece presi provvedimenti in ambito calcistico, in quanto venne provata l'accusa di illecito sportivo. E fu un terremoto: serie B per il Milan e la Lazio, 5 punti di penalizzazione per Avellino, Bologna e Perugia. Ma soprattutto, pesanti squalifiche per stelle del calcio come Enrico Albertosi (4 anni), Bruno Giordano e Lionello Manfredonia (3 anni e mezzo) Giuseppe Wilson (3 anni), Paolo Rossi (2 anni), oltre ala radiazione del presidente del Milan Felice Colombo. Furono assolti Agostinelli, Antognoni e Pellegrini.

Due anni dopo, l'insperato trionfo azzurro al mundial di Spagna (grazie anche ai gol di Paolo Rossi, appena rientrato dopo i due anni di stop) indurra' la Figc a varare una sorta di amnistia, condonando due anni di sospensione ai giocatori squalificati. Ma il mondo del calcio non imparo' la lezione: nel 1986 scoppia il secondo calcioscommesse. Il 2 maggio si costituisce Armando Carbone, braccio destro di Italo Allodi (a quell'epoca dirigente del Napoli) e confessa l'esistenza di un giro di scommesse riguardanti alcune partite di calcio nei campionati professionistici, dalla Serie A fino alla Serie C2, dal 1984 al 1986.

Dario Maraschin, all'epoca presidente del Lanerossi Vicenza, confessa di aver versato 120 milioni di lire per vincere la partita contro l'Asti e lo spareggio contro il Piacenza nel Campionato di 1984-1985, ma di non aver truccato nessun incontro nel 1985-1986 in Serie B. In realta' le intercettazioni telefoniche dimostrarono il contrario, soprattutto negli incontri contro Monza e Perugia. Successivamente anche il presidente del Perugia, Spartaco Ghini, ammise che la sua societa', unica tra quelle inquisite a preferire la retrocessione piuttosto che una forte penalizzazione, aveva commesso illeciti sportivi.

Vennero deferite alla procura federale della FIGC, gestita da Corrado De Biase, Bari, Napoli e Udinese in Serie A, Brescia, Cagliari, Empoli, Lazio, Monza, Palermo, Perugia, Sambenedettese, Triestina, Lanerossi Vicenza in Serie B. In serie A pago' solo l'Udinese, penalizzata di 9 punti, col suo general manager Tito Corsi che prese 5 anni di squalifica con proposta di radiazioni, mentre Allodi fu assolto. Pesanti conseguenze anche per la Lazio in B: 9 punti di penalizzazione, che le fecero sfiorare la serie C. Ma anche in epoche piu' recenti l'ombra del calcioscommesse ha macchiato il calcio italiano: nel 2001 si indaga sulla partita di Coppa Italia Atalanta-Pistoiese. I giocatori vengono accusati di aver pilotato il risultato finale (1-1) per speculare sulle scommesse effettuate da amici e parenti. I giocatori vennero tutti assolti.

E ancora, nel 2004 nuovo scandalo per Modena, Sampdoria e Siena, coinvolte in un giro di scommesse a cui, secondo le accuse, partecipa tra gli altri Stefano Bettarini, allora marito di Simona Ventura, condannato a 5 mesi di stop.


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