Carcere Sulmona: allarme per le condizioni disumane

Rapporto Antigone

24 Gennaio 2011   16:59  

Sono troppi i suicidi di Sulmona, e fanno pensare. Qualcuno però già aveva segnalato le condizioni di quel carcere. L'ultimo suicidio, è accaduto nella sezione degli internati, una sezione molto particolare.

Eugenio Sarno, segretario nazionale della Uil-pa Penitenziari

"Da tempo abbiamo posto il problema dell'inadeguatezza strutturale della sezione internati a Sulmona". Ha affermato Eugenio Sarno, segretario nazionale della Uil-pa Penitenziari, che aggiunge: "Per questa tipologia di reclusi occorrono ambienti ben diversi. Purtroppo al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, evidentemente, sono distratti dalla fregola edificatrice per interessarsi di cose reali". L'esponente della Uil si riferisce alla morte di Tawfik Mohammed, 71 anni, egiziano, proveniente dalla liberta' vigilata e internato nel supercarcere di Sulmona da due mesi, che si e' tolto la vitaimpiccandosi nella sua cella.

Nel 2010 al supercarcere di Sulmona si sono contati 2 suicidi, i 14 tentati suicidi, e oltre 28 aggressioni a danno del personale. Negli ultimi anni anche suicidi "eccellenti", come quelli del sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, e della direttrice Armida Miserere.

Un carcere difficile, quello di Sulmona, che scoppia, con le condizioni igieniche pessime. Questo emergeva molti mesi fa dai resoconti dell'Associazione Antigone, che da anni realizza un importante osservatorio sulle carceri italiane.

Nelle settimane tra il 21 giugno e il 2 luglio 2010 una delegazione di A Buon Diritto e Antigone, accompagnata da rappresentanti istituzionali, visitò alcuni tra gli istituti penitenziari più affollati d'Italia. Tra questi, c'era il carcere di Sulmona. Fu visitato il 24 giugno, e il rappresentante istituzionale era il consigliere regionale Maurizio Acerbo.

Quella visita servì a valutare le condizioni delle case circondariali in base a sette indicatori: numero dei detenuti presenti; reparto più sovraffollato e descrizione dettagliata della cella tipo; luminosità della cella e possibilità di apertura del blindato durante la notte per favorire la ventilazione nel periodo estivo; frequenza di accesso alle docce in comune e condizioni igieniche delle stesse; numero di ore trascorse al di fuori della cella; presenza di una cucina ogni duecento detenuti.

 

MAURIZIO ACERBO, consigliere regionale PRC

"L’ennesimo suicidio nella casa di reclusione di Sulmona dovrebbe richiamare le istituzioni regionali e nazionali ai propri doveri ma poco confido nella sensibilità di un governo che è garantista soltanto nei confronti di chi sta ai piani alti delle gerarchie economiche e politiche.

1) IN ABRUZZO NIENTE GARANTE DEI DETENUTI

Riteniamo grave l’atteggiamento dilatorio della maggioranza e ricordiamo che langue in commissione la nostra proposta di legge per l’Istituzione dell'Ufficio del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale (figura già operativa da anni in molte altre regioni italiane).

2) ABOLIRE LE “CASE LAVORO”

Come ha già fatto il Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna proponiamo che anche l’Abruzzo approvi una proposta di legge per l’abrogazione delle norme del Codice penale che prevedono la reclusione in una Casa di Lavoro da consegnare alle Camere ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione.

L’opinione pubblica forse non ha consapevolezza che l’internato sessantaquattrenne che si è suicidato non era recluso sulla base di una condanna, ma internato sulla base di una norma risalente al codice fascista mai abrogata.

L’Abruzzo ospita a Sulmona la più sovraffollata di queste sezioni come ha giustamente riferito la stampa.

Quello che forse non a tutti è chiaro è che l’assegnazione a tali istituti avviene alla fine della pena detentiva carceraria, quando una volta scontata per intero la condanna, la persona anziché essere rimessa in libertà, è sottoposta a una ulteriore misura di sicurezza, a discrezione del magistrato.

Questo reperto archeologico giuridico determina la paradossale condizione di “detenuto senza pena".

Tra l’altro codice penale e ordinamento penitenziario prevederebbero l’obbligatorietà del lavoro all’interno di queste strutture, ma la situazione di sovraffollamento rende impossibile la concretizzazione di tale prescrizione rieducativa."

 

RAPPORTO ANTIGONE


La visita dell'Associazione Antigone e di Maurizio Acerbo al carcere di Sulmona (24 giugno 2010), permise di individuare questa situazione, riportata dall'Associazione Antigone.

"La Casa di Reclusione - Casa di Lavoro di Sulmona, la cui capienza regolamentare è fissata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in 270 unità, si trovava nelle seguenti condizioni:

-erano presenti 444 detenuti;

-ogni piano è composto da 2 semi-sezioni, ciascuna con 25 celle singole usate come doppie, per cui in ogni sezione ci stanno 50 detenuti, tanto tra gli internati quanto tra i detenuti comuni;

-la cella, progettata come singola, misura circa 9 mq escluso il bagno, ospitato in vano separato, e ospita due persone;

-non c’è doccia in cella e le docce sono in comune in ciascuna semisezione.
Le condizioni igieniche e di manutenzione sono pessime, e si attende la ristrutturazione di quelle del reparto visitato; in tutto l’istituto c’è una sola cucina, più una per il piccolo reparto dei collaboratori, con 14 presenze
."

Furono queste le parole di commento dell'Associazione Antigone, dopo la visita di quelle carceri: "Tutti gli istituti visitati, in base agli indicatori utilizzati (numero dei detenuti presenti, mq a disposizione per detenuto; luminosità della cella e possibilità di apertura del blindato durante la notte per favorirne la ventilazione nel periodo estivo; frequenza di accesso alle docce in comune e condizioni igieniche delle stesse; numero di ore trascorse al di fuori della cella; presenza di una cucina ogni duecento detenuti) sono risultati fuorilegge. Da qui la stesura di esposti indirizzati ai rispettivi Sindaci, Assessori regionali alla sanità e ai Dirigenti delle Aziende sanitarie con la richiesta di provvedere immediatamente a superare, per quanto di competenza, con ogni provvedimento opportuno o con ogni adempimento relativo al caso di specie, le situazioni di violazione delle disposizioni in materia, al fine di ripristinare con immediatezza condizioni sanitarie conformi al dettato normativo nel termine di giorni trenta dal ricevimento dello stesso esposto."

L'esposto per Sulmona fu inviato al Direttore Generale della Asl, GiancarloSilveri, che girò l'esposto al Dott. Giovanni Carducci, del Servizio Aziendale medicina penitenziaria.

Questa la risposta, in data 10 agosto 2010, del Servizio Aziendale medicina penitenziaria, della Asl dell'Aquila Dott. Giuseppe Carducci.

"In riscontro a quanta rappresentato dalle SS.LL., in nome e per conto delle Associazioni "A buon diritto" e "Antigone", con nota del 13/07/2010, pervenuta a questa Azienda in data 23/07 u.s., si ravvisa I'esigenza, in relazione alla espressa individuazione dello scrivente quale responsabile del procedimento, di fornire talune, essenziali precisazioni.

II O.P.C.M. 1 aprile 2008, ha disciplinato, in attuazione dell'art. 2, comma 283, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, "Ie modalità, i criteri e Ie procedure per il trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni sanitarie, delle risorse finanziarie, dei rapporti di lavoro, delle attrezzature, arredi e beni strumenta/i relativi alla sanità penitenziaria. "
Le attribuzioni trasferite agli enti ed aziende del Servizio Sanitario Nazionale, pertanto, non possono non essere circoscritte agli ambiti di competenza sopra indicati.
Le condizioni di oggettiva e incontrovertibile sofferenza rappresentate nella nota che si riscontra (sovraffollamento, promiscuità, inadeguatezza degli spazi etc.), fanno riferimento a carenze funzionali e strutturali, anche di carattere igienico - sanitario, che devono essere ricondotte nel novero delle competenze dell'Amministrazione penitenziaria.

AI riguardo, non appare secondario far rilevare che, sulla scorta del prefato D.P.C.M. (art. 4, comma 2), la disponibilità, da parte degli enti del Servizio Sanitario Nazionale, degli immobili che ospitano Ie strutture penitenziarie limitata all'utilizzo dei "Iocali adibiti all'esercizio delle funzioni sanitarie", concessi in uso alle AA.SS.LL. A titolo gratuito e sulla base di apposite convenzioni.
Nel manifestare la piena disponibilità di questa Servizio ad avviare proficue azioni di collaborazione con Ie Associazioni rappresentate dalle SS.LL., si coglie I'occasione per inviare i migliori saluti.

In riscontro a quanta rappresentato dalle SS.LL., in nome e per conto delle Associazioni "A buon diritto" e "Antigone", con nota del 13/07/2010, pervenuta a questa Azienda in data 23/07 u.s., si ravvisa I'esigenza, in relazione alla espressa individuazione dello scrivente quale responsabile del procedimento, di fornire talune, essenziali precisazioni.

II O.P.C.M. 1 aprile 2008, ha disciplinato, in attuazione dell'art. 2, comma 283, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, "Ie modalità, i criteri e Ie procedure per il trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni sanitarie, delle risorse finanziarie, dei rapporti di lavoro, delle attrezzature, arredi e beni strumenta/i relativi alla sanità penitenziaria. "

Le attribuzioni trasferite agli enti ed aziende del Servizio Sanitario Nazionale, pertanto, non possono non essere circoscritte agli ambiti di competenza sopra indicati.

Le condizioni di oggettiva e incontrovertibile sofferenza rappresentate nella nota che si riscontra (sovraffollamento, promiscuità, inadeguatezza degli spazi etc.), fanno riferimento a carenze funzionali e strutturali, anche di carattere igienico - sanitario, che devono essere ricondotte nel novero delle competenze dell'Amministrazione penitenziaria.

AI riguardo, non appare secondario far rilevare che, sulla scorta del prefato D.P.C.M. (art. 4, comma 2), la disponibilità, da parte degli enti del Servizio Sanitario Nazionale, degli immobili che ospitano Ie strutture penitenziarie limitata all'utilizzo dei "Iocali adibiti all'esercizio delle funzioni sanitarie", concessi in uso alle AA.SS.LL. A titolo gratuito e sulla base di apposite convenzioni.
Nel manifestare la piena disponibilità di questa Servizio ad avviare proficue azioni di collaborazione con Ie Associazioni rappresentate dalle SS.LL., si coglie I'occasione per inviare i migliori saluti
."

Questa risposta, come spiegano da Antigone, certifica un mancato interesse della asl rispetto alla questione. Avendo indicato nella amministrazione penitenziaria l'ente responsabile della situazione segnalata, la ASL ritiene di avere assolto al proprio compito, non assumendo impegni a sollecitare la rimozione di quelle condizioni di illegalità ed insalubrità che pure la ASL non nega. Più in generale, rispetto al sistema penitenziario nazionale.

Inoltre, fanno presente da Antigone, “sono trascorsi più di 2 anni da quando il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto concernente il trasferimento di tutte le competenze in tema di medicina penitenziaria dalla responsabilità del Ministero della Giustizia, alle Regioni e quindi alle ASL del Servizio Sanitario Nazionale. Tale passaggio sanciva un principio, ossia quello della salute uguale per tutti i cittadini: detenuti o liberi che fossero. Da allora ad oggi, però, non tutte le Regioni si sono comportante allo stesso modo causando ritardi e vuoti che potrebbero mettere a rischio lo stesso Decreto.
L'Abruzzo, appartiene insieme a Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Molise, Puglia Umbria, al gruppo delle regioni silenti, cioè “regioni che non hanno disposto gli atti e le procedure precedentemente ricordati, ma che l’hanno fatto parzialmente o burocraticamente per svolgere il puro mandato istituzionale."

 

RITA BERNARDINI AL CARCERE DI SULMONA

Nella giornata di ieri anche la deputata radicale Rita Bernardini ha compiuto una visita nel carcere di Sulomona. Una visita  a contatto con i detenuti, soprattutto quelli del reparto internati. Una denuncia forte sulla situazione del penitenziario sulmonese e una ferma critica al sindaco, Fabio Federico, responsabile dell’area sanitaria del carcere.

Il bilancio della visita è una denuncia forte. "Il problema maggiore è quello degli internati", ha detto la deputata radicale, che per la terza volta, in visita al carcere di via Lamacccio. " Tale misura c’è solo in Italia e la sottoporremo all’attenzione della Corte europea dei diritti dell’uomo per chiederne le cancellazione".

Il problema è anche nella casa lavoro: "Di fatto il lavoro non c’è e il corrispettivo a livello nazionale, è stato tagliato del 25%, quindi gli internati, di fatto, vivono anche lì una forma di reclusione".La deputata radicale nella sua visita è stata accompagnata segretario dell’associazione “Certi diritti”, Sergio Rovasio, e del responsabile del dipartimento provinciale Diritti e garanzie del Pd, Giulio Petrilli

Uno dei problemi principali della casa cirocondariale di Sulmona, resta quello sanitario. "Detenuti che si sentono abbandonati e ci hanno riferito di difficoltà nell’ottenere visite specialistiche. Mi chiedo che cosa abbia fatto Federico" ha detto la Bernardini, "metteremo una serie di case in una interrogazioen parlamentare". Ad accompagnare la delegazione Mauro Nardella, segretario provinciale della Uil penitenziari.

 

(Barbara Bologna)


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