Carceri italiane al freddo, Uil Penitenziari scrive al ministro Severino

14 Febbraio 2012   11:05  

Il segretario generale della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno, ha scritto al ministro della Giustizia Paola Severino per denunciare l'annoso problema relativo all'impossibilità di garantire un idoneo riscaldamento in molte carceri italiane.

LA LETTERA

Egregio Ministro,

In queste giornate connotate dall’ eccezionale ondata di freddo, pare ravvivarsi una ulteriore  riflessione sulle condizioni strutturali degli istituti penitenziari ed in particolare in merito alle difficoltà a garantirne una climatizzazione idonea.

Quella del riscaldamento degli ambienti di detenzione e dei posti di lavoro in ambito penitenziario è un’annosa questione rimasta, purtroppo, irrisolta.

Tra l’altro i recenti casi di ipotermia diagnosticata a taluni detenuti delineano, molto più delle parole, quanto sia necessario, anche in punto di salvaguardia della salute e non solo della dignità, intervenire presto e con razionale efficienza.

E’ del tutto evidente che tale situazione incide sulla salute di coloro che, a vario titolo, sono costretti a permanere negli istituti penitenziari. Una visione ragioneristica della situazione ci porterebbe ad affermare, senza tema di smentita,  con conseguenti oneri a carico dello Stato.

Più volte abbiamo condiviso ed apprezzato il suo dichiarato intento di voler contribuire a restituire la dignità alle persone detenute. Così come abbiamo apprezzato l’appellativo di eroi che ha inteso rivolgere al personale della polizia penitenziaria.

Evidentemente  in queste poche settimane di permanenza a Via Arenula ha ben compreso quale sia lo stato di degrado della maggior parte degli istituti penitenziari e quanto infamanti ed indecorose siano le condizioni di lavoro del personale penitenziario.

Orbene,  la UIL Penitenziari attende che alle parole pronunciate dal Ministro della Giustizia  seguano atti conseguenti, propedeutici a restituire dignità, civiltà e diritti.

Tra questi ultimi , vorrà convenire, insiste il diritto alla salute. Oggi, però, possiamo affermare con certezza,  in molti penitenziari questo diritto è negato ai detenuti,  ma allo stesso personale.

Noi continuiamo a pensare che i decessi per “cause naturali” di queste ultime ore avvenuti a Campobasso e Bologna possano annoverare tra le concause anche le avverse condizioni meteo e l’impossibilità di garantire idoneo riscaldamento agli ambienti detentivi. E’ del tutto evidente, però, che Bologna e Campobasso rappresentano solo la punta dell’iceberg. Evitiamo di fare l’elenco ma non possiamo certo non far riferimento alle situazioni di Monza, di Roma Regina Coeli, di Reggio Calabria, di Vasto, di Agrigento e così via.

Nel corso delle sue visite negli istituti penitenziari (che Le consigliamo di non annunciare in modo da constatare la realtà vera e non la realtà apparente apparecchiata per l’occasione) chieda degli orari di accensione dei riscaldamenti e si faccia illustrare la mappatura degli erogatori di calore.

Parimenti si faccia indicare i posti di servizio degli agenti preposti alla  sorveglianza delle sezioni o ai vari cancelli di sbarramento … scoprirà che quasi sempre sono un tavolino ed una sedia posti nel bel mezzo dei corridoi, alla mercè delle rose dei venti senza pompe di calore, termosifoni o  stufe.

Nella migliore delle ipotesi l’agente è collocato in una cella adattata allo scopo …

Si faccia guidare attraverso gli accidentati e tortuosi camminamenti delle mura di cinta. Lì in quei budelli stretti, sporchi e pieni di buche la polizia penitenziaria deve garantire il servizio di sorveglianza armata. E preferiamo non parlare delle  garitte, quasi mai climatizzate. Quasi sempre ricovero per ratti ed uccelli. In qualche caso anche di serpenti. 

Immagini la qualità del servizio che può rendere il comandato di sentinella al carcere di Bolzano che deve svolgere tale compito in un box di plexiglass e con una pompa di calore che funziona (quando funziona) ad intermittenza, semmai in una notte d’inverno a meno venti gradi! E guai a far ricorso ad effetti personali (guanti, sciarpe, ecc.) atti a tutelarsi dal freddo. Intrepidi funzionari e  zelanti dirigenti sono sempre pronti a perseguire in via disciplinare tale violazione e nulla importa se le dotazioni del vestiario latitano da anni…

Siamo certi che Lei è a conoscenza che solo  attraverso l’erogazione di fondi dalla Cassa Ammende che il Capo del DAP, Pres. Ionta, in sinergia con il Provveditore della Lombardia, Dr. Luigi Pagano, ha potuto garantire la climatizzazione ad otto istituti della Lombardia.

Insomma in moltissime delle nostre patrie galere i detenuti e il personale ( quello che opera nelle prime linee) hanno sempre più l’impressione di sperimentare gli effetti dell’ibernazione.

Ad onor del vero ciò è determinato non solo dall’atavica inefficienza dell’Amministrazione Penitenziaria, quant’anche da una scellerata norma (DPR 412 del 26.08.’93)  che omologa”le case di pena” alla abitazioni private in materia di orari di attivazione degli impianti di riscaldamento.

Il 3 gennaio del 2007 lo scrivente inoltrò una nota, all’allora Capo del DAP, cercando di sensibilizzare l’Amministrazione sulla materia. Nota restata, come quasi tutte, priva di riscontro.

Alleghiamo quella nota alla presente, auspicandone miglior sorte ed attenzione.


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