Carlo Toto indagato: faceva bad company con D'Alfonso...

Le cordate del patron di Air one

16 Dicembre 2008   16:34  

  Viaggi, cene, vacanze, auto con autista per tre anni, finanziamenti a pro loco, associazioni e contributi vari, anche elettorali. Secondo l'accusa sarebbero questi i favori che il patron di AirOne Carlo Toto e il figlio Alfonso - tra i 35 indagati dell'inchiesta pescarese - avrebbero elargito all'ex sindaco di Pescara e segretario regionale Pd Luciano D'Alfonso. E' quanto si legge nelle carte dell'ordinanza agli arresti domiciliari scritta dal Gip Luca De Ninis. In totale a D'Alfonso e al suo braccio destro Guido Dezio, come ha confermato il capo della Procura Nicola Trifuoggi, "non sono state elargite grandi cifre, siamo nell'ordine dei 200 mila euro". Ma si tratta di cifre accertate, che si "ritengono date in cambio di atti amministrativi favorevoli". Nel lungo elenco - che per i pm sono "altra utilità" - figurano viaggi gratuiti con la AirOne tra il 2003 e il 2006 per l'ex sindaco e i familiari sulle tratte Malta e Venezia (per un costo che supera i 28 mila euro); pranzi di lavoro in ristoranti di Roma (904 euro) e Pescara (quasi 11 mila euro); tre anni di auto con autista a carico dei Toto (valore complessivo, 72 mila euro); 7 mila euro per un contributo elettorale alle politiche del 2006. Quello dei contributi ai partiti è un percorso particolarmente seguito dai Pm: "Abbiamo avuto contatti cordiali con i presidenti Bertinotti e Fini, ai quali ci siamo rivolti per avere chiarimenti su contributi leciti, la cui documentazione è depositata alla Camera - ha detto Trifuoggi - ma abbiano anche riscontri di elargizioni 'in nero', per i quali il partito non c'entra niente, ma che per qualcuno è stato un benefico". In cambio, secondo gli inquirenti, D'Alfonso avrebbe dato una promessa di una politica benevola per la Toto spa, soprattutto per quello che riguarda i progetti di project financing per l'Area di risulta dell'ex stazione ferroviaria.

 

UN ARTICOLO DI PRIMO DI NICOLA DEL 2007

Toto scommessa
di Primo De Nicola

A dieci anni dalla nascita, Air One, la seconda compagnia italiana, si lancia nelle rotte europee e intercontinentali. E apre
un nuovo fronte: le ferrovie

Non fosse stato per quel verdetto negativo del tribunale di Busto Arsizio, che il 14 gennaio ha respinto il suo ricorso
contro la partecipazione di Alitalia alla gara di vendita di Volare, per Carlo Toto, imprenditore abruzzese, patron di Air
One, sarebbe stato proprio un decennale coi fiocchi. Dieci anni di attività frenetica sulle rotte nazionali che da discreto
imprenditore di provincia lo hanno consacrato titolare della seconda compagnia aerea del paese con una quota del 25
per cento del mercato nazionale. Una compagnia in espansione, a cui avrebbero fatto comodo anche i marchi
VolareWeb (voli nazionali e europei) e Air Europe (charter) dell'azienda in amministrazione straordinaria. Ma i giudici
hanno deciso altrimenti confermando l'assegnazione di Volare ad Alitalia.
E Toto? Non si è rassegnato, ha continuato ad appellarsi all'Antitrust e alla Commissione europea per le infrazioni alla
libera concorrenza (Alitalia ha ricevuto corposi finanziamenti statali) e, soprattutto, ha celebrato lo stesso la ricorrenza
annunciando, di fronte alle macerie della compagnia di bandiera strozzata dagli scioperi, i suoi programmi per il futuro:
rinnovo della flotta Air One, apertura alle rotte europee e intercontinentali, ma soprattutto l'avvio di un nuovo business,
quello ferroviario, dove promette di ripetere i fasti aerei. Riuscirà a ripetere l'impresa? Chi lo conosce non nutre dubbi.
Toto non è uomo che sprechi parole. 62 anni, 4 figli (Alfonso, Valentina e Riccardo hanno già ruoli importanti in azienda),
chietino di nascita e carattere tosto, ha un solo credo: il lavoro. E un grande orgoglio: avere creato un'azienda di oltre
1.500 persone "senza alcun costo per il sistema paese". Una compagnia partorita e svezzata negli anni Novanta dopo
una lunga e dura gavetta nel settore delle costruzioni.
Il padre Alfonso era titolare di una piccola impresa che tra Chieti e Pescara negli anni Cinquanta lavorava con le
commesse stradali in subappalto. Niente di eccezionale, sino a quando Carlo, il più giovane dei fratelli Toto (gli altri si
chiamano Mario e Ignazio), ma anche quello dotato di maggiore fiuto, convince la famiglia che gli appalti pubblici sono un
vero business solo quando si partecipa direttamente alle gare. Proprio quello che lui comincia a fare negli anni Sessanta,
intensificando i rapporti con l'Anas e passando dai rifacimenti dei manti stradali alla costruzione dei primi ponti e gallerie.
Inizia così l'ascesa vertiginosa di Toto, accelerata anche dalle ingenti commesse delle Fs. Unica macchia: l''incidente' di
Tangentopoli, quando Carlo patteggia 11 mesi di condanna per le mazzette pagate per l'appalto di un mega-parcheggio.
Ci si poteva fermare alle ruspe vivendo sugli allori? Certo che sì. Ma Toto aveva un vecchio pallino che sognava di
trasformare in business: l'aeronautica. Una passione che nel 1988 lo spinge a rilevare Aliadriatica, piccola società
pescarese specializzata nei servizi di aerotaxi e che lui sbriga con due Jetstream turboelica da 18 posti. Niente di
eccezionale per un uomo che allarga i suoi orizzonti tessendo anche rapporti politici a tutto campo (risulta finanziatore di
Fi, An e Democrazia europea, oltre che dei diessini Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani) e che non fa mistero di voler
creare una compagnia aerea in grado di rompere il monopolio Alitalia. Sembrava un'idea temeraria. Solo che Toto
vedeva oltre gli orizzonti del mercato tradizionale chiuso a ogni forma di concorrenza: prefigurava già gli scenari delle
liberalizzazioni europee con le opportunità che ne sarebbero scaturite.
La sua filosofia era semplice: ampliare l'offerta occupando le rotte sino ad allora trascurate da Alitalia. Inizia così a
ottenere le prime concessioni e a fare trasporto di linea da Pescara per Bergamo, Torino e Palermo. Nel giugno '94
Aliadriatica acquista con 4 milioni di dollari a un fallimento il suo primo Boeing 737 da 120 posti. Per rimetterlo a nuovo
Toto si affida alle officine della Lufthansa (nel 2000 diventerà partner di Air One) e con quel Boeing inizia a offrire servizi
charter su rotte a medio raggio. Il 27 aprile '95, poi, inaugura il collegamento tra Linate e Brindisi, Reggio Calabria,
Lamezia Terme. Il 23 novembre trasforma Aliadriatica in Air One, iniziando a solcare la rotta più ambita: la Fiumicino-
Linate, quinta in Europa per volume di traffico.
Un successone, considerando che solo nelle prime cinque settimane la nuova compagnia trasporta oltre 30 mila
passeggeri, diventati 713 mila nel '96 e addirittura 5 milioni 600 mila nel 2005. Con il suo fatturato di 503 milioni nel 2004,
i 1.500 dipendenti e la sua flotta di 30 Boeing 737, diventa la seconda compagnia italiana con il 25 per cento del
mercato. Una flotta di cui Toto ha annunciato la riconversione, dismettendo i Boeing e acquistando con una spesa di 1,8
miliardi di dollari 30 nuovi Airbus 320 da 159 posti. L'idea è di buttarsi nei voli intercontinentali: Nord America, Brasile,
India e Cina.
Poi c'è il business ferroviario per il quale l'imprenditore ha creato Raill One. Per fare cosa? Quello che attualmente fa il
vettore Trenitalia sulla rete gestita da Rfi: utilizzare i binari pagando una tariffa. A quando il viaggio inaugurale? Quando
saranno pronti i mezzi, tenendo conto dei lunghi tempi di costruzione dei treni ad alta velocità. La filosofia resta la stessa
del '95, quella con la quale sfidò Alitalia: "Dare maggiore libertà ai cittadini, offrendogli possibilità di scelta quando decidono di muoversi", spiega Toto: "Lo abbiamo fatto con gli aerei, ora lo faremo anche con i treni"


 


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