Case popolari: a dieci mesi dal sisma nulla si muove...

06 Febbraio 2010   12:53  

Sono passati dieci mesi esatti dal terremoto. A guardare le case popolari dell'Aquila ancora sventrate, incustodite, con la mobilia che ci marcisce dentro, non si direbbe.

Gli inquilini hanno così inteso celebrare il triste anniversario, con una infuocata assemblea convocata dall'associazione Mia Casa, presieduta dall'ex-parlamentare Pio Rapagnà.

Da mesi - spiegano - chiediamo a Regione ed Ater che le nostre case vengano almeno messe in sicurezza e che siano rimosse le macerie.

I soldi ci sono, stanziati dal decreto Abruzzo, 150 milioni di euro, ma, accusa Pio Rapagnà,  nessuno li ha ancora usati.

Una situazione paradossale, quella delle migliaia di terremotati inquilini delle case popolari: solo una parte ha trovato alloggio in un appartamento del piano CASE, gli altri attendono negli alberghi o in altre sistemazioni, qualcuno dorme nella casa inagibile. A differenza di altri non possono nemmeno attivarsi per ristrutturare la loro abitazione, perché non ne sono proprietari.

E c'è poi un'altra emergenza da affrontare: buona parte del patrimonio abitativo pubblico abruzzese è di pessima qualità, non a norma antisismica, da mettere urgentemente in sicurezza. Non è un caso – incalza Rapagnà - che a L'Aquila sono ben 4mila gli appartamenti pubblici lesionati o distrutti dal sisma. E' il caso ad esempio della famosa palazzina di via xx settembre 23, di proprietà dell'Ater. E' crollata, anzi si è sbriciolata, in pochi secondi e sotto le macerie ci sono morte cinque persone, Al nostro microfono Marilena Riccobono, una delle superstiti, sotto le macerie ci è rimasta per sei interminabili ore.

Nel servizio intervista a Pio Rapagnà e a Marilena Riccobono

Un po' di numeri per capire...

Sono 20.348 gli alloggi pubblici in Abruzzo: 6.874 in provincia dell'Aquila, 5.146 in provincia di Chieti, 5.556 in quella di Pescara e 2.772 in provincia di Teramo.

Più di 16mila abitazioni sono a rischio, di queste 3.237 gestite dalle cinque ATER, 738 dai Comuni, 9.260 di proprietà privata.

Circa 1.150 edifici sono realizzati in zone sismiche a rischio frana, in 750 c'è amianto, un quarto del patrimonio abitativo pubblico risale alla prima guerra mondiale.

Eppure in Abruzzo sono arrivati 1500 miliardi di lire, 750 milioni di euro, di fondi statali per le case popolari, però in buona parte sono stai stornati e destinati ad altri capitoli di spesa dei bilanci regionali e comunali.

Eppure uno studio sullo stato di sicurezza sismica fu elaborato nel 1999, a conoscenza della Protezione civile, censiva anche il disastroso stato dell'edilizia residenziale pubblica. Studi rimasti dentro i cassetti.

Eloquenti i dati delle case popolari danneggiate dal sisma, fornite dall'Ater: le case popolari che hanno retto al sisma sono un'eccezione, e le case A molto al di sotto della media complessiva, che si attesta intorno al 50%:

Su 1116 appartamenti di case popolari in locazione ed assegnazione:

196 classificati A – agibili

28 classificati B- temporaneamente inagibili

11 classificati C – parzialmente inagibili

666 classificati E – totalmente inagibili

8 classificate F – inagibili per rischio esterno

Su 827 apartamenti di  case popolari riscattate dagli inquilini:

66 classificate A – agibili

165 classificati B - temporaneamente inagibili

5 classificati C – parzialmente inagibili

583 classificati E – totalmente inagibili

8 classificate F – inagibili per rischio esterno

 




TUTTO SULLE CASE POPOLARI DELL'AQUILA

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