Case popolari, l'Ater: a gennaio rientreranno le prime famiglie

Ma Rapagnà insiste: la ricostruzione è ferma

16 Novembre 2010   13:03  

"Ci deve essere qualcosa di poco trasparente all'interno del consiglio regionale rispetto alla ricostruzione e messa in sicurezza del patrimonio abitativo pubblico". A parlare è Pio Rapagnà, coordinatore del Movimento Inquilini Assegnatari di alloggi popolari.
Ma intanto, il commissario dell'Ater dell'Aquila, Piergiorgio Merli, al telefono con Abruzzo24ore.tv, spiega il motivo dei ritardi - che riconosce esserci - ma assicura che l'azienda è a lavoro per riparare le abitazioni lievemente danneggiate dal terremoto e annuncia che a gennaio potrebbero far rientro nelle proprie case le prime famiglie.

"Il mia casa - scrive comunque Rapagnà in una nota - è da mesi e mesi che chiede alle massime istituzioni regionali di esporre pubblicamente quali e quanti siano stati gli eventuali ostacoli che sino ad ora hanno impedito la progettazione, programmazione, ricostruzione e messa in sicurezza antisismica della edilizia residenziale pubblica regionale e comunale, sia quella classificata a, b e c assegnata all'Ater e sia quella classificata e ed f assegnata dal commissario Chiodi e dal vice commissario Cialente al provveditorato interregionale alle opere pubbliche Abruzzo-Lazio-Sardegna.

"Non è infatti più accettabile - prosegue Rapagnà - che, nonostante le risorse finanziarie pari rispettivamente a 107 milioni di euro per gli interventi da effettuarsi sugli immobili di proprietà dell'Ater ed a 43 milioni di euro per gli interventi da porre in essere sugli alloggi di proprietà dei comuni, a 19 mesi dal terremoto gli interventi sostanziosi non siano ancora iniziati.

E' noto, tra l'altro, che sono stati proprio il presidente della regione Abruzzo e il sindaco dell'Aquila ad avere deciso di avvalersi, in qualità di soggetto attuatore unico, del provveditorato interregionale alle opere pubbliche, il quale, pur potendo provvedere con i poteri straordinari e di emergenza della protezione civile, d'intesa con i sindaci dei comuni interessati, non lo ha ancora fatto.

Il mia casa - ricorda Rapagnà - ha anche inoltrato al Consiglio una articolata e precisa proposta di legge regionale, ed ha chiesto ripetutamente al consiglio stesso l'approvazione di una legge regionale di indirizzo e di controllo sulla ricostruzione, riparazione e messa in sicurezza antisismica della edilizia residenziale pubblica che, per competenza costituzionale, attiene proprio e direttamente alle istituzioni della Regione Abruzzo.

L'intervento legislativo, di indirizzo e di controllo del consiglio regionale doveva essere immediato, tempestivo e preciso sin dai primi giorni dopo il 6 aprile 2009 - accusa Rapagnà - con un impegno unitario e solidale che il mia casa ha chiesto e sollecitato con forza e determinazione in tutte le sedute del consiglio regionale svoltesi nei 19 mesi ormai trascorsi dal terremoto: purtroppo fino ad oggi l'appello e le iniziative istituzionali e legislative degli inquilini non sono state accolte.

Così, nonostante gli annunci sulla ricostruzione post terremoto e degli alloggi pubblici Ater, le migliaia di famiglie ancora sfollate ne stanno pagando, e ne subiranno per anni, tutte le più dirette e gravi conseguenze.

Purtroppo, ciò che accade dentro e fuori il consiglio regionale ne è la drammatica dimostrazione e, per quanto emerge dagli eventi e dai comportamenti, sembra che né la maggioranza e né l'opposizione riescano a trovare dal basso la forza istituzionale e legislativa per partecipare e contribuire alla ricostruzione quantomeno della edilizia residenziale pubblica, nel mentre viene alla luce una preoccupante e diffusa questione morale, in questi anni irresponsabilmente sottovalutata e spesso ignorata e negata dalla maggior parte delle forze politiche, sociali, economiche e sindacali, e fin anche - conclude Rapagnà - da una incomprensibile società civile".


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