Caso ex Optimes: "Quale truffa, quale abuso d'ufficio?" Di Orio non si dimette e annuncia battaglia

12 Marzo 2012   10:46  

Resto al mio posto..così il Rettore dell'Università degli studi di L'Aquila, Ferdinando Di Orio risponde, punto per punto, carte alla mano, alle accuse di truffa e abuso d'ufficio. Anzitutto, nessuna dimissione. “Resto e sarà scontro”

Nella mattinata era circolata la voce che il rettore dell'Università dell'aquila, si sarebbe dimesso, a due mesi dalla scadenza del suo mandato già in prorogatio, il motivo, presunto, l'iscrizione sua e dell'ex direttore amministrativo dell'Ateneo, Filippo Del Vecchio. L'inchiesta è quella sugli affitti di alcuni capannoni serviti all'indomani del sisma per ricollocare le sedi delle Facoltà rese inagibili. In particolare, l'attenzione degli investigatori si è soffermata sul caso dell'ex Optimes, nel nucleo industriale di Pile, che dall'estate 2009 ospita la facoltà di Ingegneria.

Dopo la stipula del contratto della durata di sei anni, avvenuta a luglio del 2009,l’Agenzia del territorio, alla quale si è rivolto lo stesso Ateneo, ha stimato il canone opportuno in 6,48 euro al metro quadrato, che moltiplicati per la superficie dello stabile fanno 800 mila euro complessivi. Mentre l'Università ne paga quasi il doppio. Il rettore di Orio e l'ex direttore amminsitrativo dell'ateneo, del vecchio sono indagati per per truffa e abuso d’ufficio continuati in concorso.

Il rettore in una conferenza stampa affollata spiega il senso di tutte le azioni dell'università dal sisma ad oggi: tutto è stato fatto per restare a L'Aquila e nessuno ci ha aiutato. La città, credevo avrebbe capito, invece ci sono avventurieri che puntano il dito su di noi. La responsabilità legale è solo del direttore amminsitrativo, spiega Di Orio ma tutte le decisioni sono state condivise in seno agli organi dell'Ateneo. E tira una bordata ai giornalisti che gettano fango e agli aquilani sciacalli che dopo il sisma hanno rialzato i prezzi degli affitti, e al suo collega Sergio Tiberti, che nei mesi ha puntato l'indice contro di lui, presentando diverse denunce, anche quella da cui arriva l'inchiesta sui locali ex Optimes. E specifica “Non c'è guerra tra bande, anzi qui in questa Università c'è un'unica banda che lotta in modo inappropriato, ma sapremo reagrie. “

A risponde anche alle provazioni: “Qui se ci sono parti civili sono io contro Beppe Vespa (giornalista dell'Editoriale ndr) e Del Vecchio contro Tiberti, e il 15 giugno si andrà in dibattimento.”

“Quando e se verremo chiamati a rispondere, risponderemo – spiega il Rettore- intanto la mia difesa la assunta l'Avvocatura dello Stato. E alla fine chiederò io i danni per le calunnie ricevute.”

Una difesa accorata del suo operato che gira tutta intorno ad unico argomento: tutto quanto fatto è stato fatto per rimanere a L'Aquila. “Cerca chi voleva portare l'università a Pescara, a Carsoli, a Pineto, io ho dormito dove capitava per giorni per far rimanere tutto qui.”

E parla anche alla città: “Credevo la città mi avesse capito tutte le nostre azioni. Non abbiamo ricevuto sconti, nessuno ci ha offerto locali gratuitamente, a noi non era accessibile la scuola della Guardia di Finanza perché noi abbiamo gli studenti 'pericolosi giacobini'.”

Affaticato, commosso, Di Orio ha ricevuto l'abbraccio di tanti rappresentanti dell'università in platea per la sua conferenza.

 

di Barbara Bologna


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