Castiglione Messer Raimondo: Un Esempio di Integrazione per i Profughi Ucraini

17 Settembre 2023   11:38  

Il pittoresco borgo di Castiglione Messer Raimondo, situato sulla sponda teramana dell'arcidiocesi di Pescara Penne, si distingue come un esempio di accoglienza e integrazione grazie all'instancabile impegno del giovane parroco don Michele Cocomazzi. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina a febbraio 2022, don Michele ha immediatamente mobilitato la comunità di Castiglione per avviare un ampio progetto di accoglienza, fornendo un tetto sicuro a 25 profughi ucraini.

Oltre un anno dopo il loro arrivo, molti dei profughi si sono integrati con successo nella comunità locale, grazie all'accoglienza calorosa che hanno ricevuto. Questa solidarietà ha permesso loro di inserirsi nella vita sociale e, grazie alle opportunità offerte dalla comunità, di trovare occupazione.

La storia di Castiglione sta ora emergendo come un esempio positivo in occasione della XXXV Giornata nazionale delle offerte per il sostentamento dei sacerdoti, che si terrà domani, domenica 17 settembre. Questa giornata di sensibilizzazione è finalizzata a richiamare l'attenzione sulla missione dei sacerdoti e sull'importanza delle donazioni destinate al loro sostentamento, dando visibilità a numerosi progetti, spesso poco conosciuti dal pubblico, che non potrebbero esistere senza il costante impegno dei sacerdoti.

Don Michele ha spiegato: "Inizialmente avevo organizzato una raccolta fondi per aiutare gli sfollati attraverso la Caritas diocesana. Successivamente, ho ricevuto una telefonata da don Giovanni Carullo, provinciale dei padri orionini, riguardo alle difficoltà del suo istituto al confine tra Polonia e Ucraina nell'accogliere i rifugiati di guerra. Questo evento ha cambiato tutto." È così che è nato il progetto di don Michele, che ha coinvolto l'intera comunità di Castiglione Messer Raimondo.

Un generoso parrocchiano ha messo a disposizione un palazzo storico, precedentemente di proprietà di una Fondazione locale dedicata alla salvaguardia dei prodotti tipici, per ospitare i profughi. Tuttavia, sono stati necessari lavori di ristrutturazione per adattare il palazzo alle esigenze degli ospiti, in particolare donne e bambini con disabilità cognitive o psicomotorie. Don Michele ha raccontato: "È iniziata una straordinaria ondata di solidarietà e generosità da parte dell'intera comunità. Hanno lavorato duramente per ristrutturare il palazzo, pulire gli spazi, arredare le camere e preparare tutto."

Dopo un periodo iniziale trascorso nel palazzo, alcuni dei profughi hanno ottenuto alloggi popolari dall'Ater, l'ente provinciale di Teramo e dal Comune. Sebbene la pubblica amministrazione si sia trovata impreparata ad affrontare l'emergenza, anche dal punto di vista psicologico, a causa delle storie di morte e distruzione portate dai profughi, l'aiuto di enti privati non è mancato.

Don Michele ha sottolineato che la comunità non aveva precedenti esperienze di accoglienza di migranti, a parte alcune famiglie provenienti da altre regioni dell'Est, del Nord Africa e dell'Asia, a causa del declino demografico verso il mare o il Nord Italia. L'accoglienza calorosa della comunità ha consentito a un piccolo gruppo di profughi di integrarsi con successo nella vita locale, e grazie all'aiuto di molti, hanno trovato opportunità di lavoro. L'impegno di volontari come Monia, catechista nella parrocchia, e Caterina Lingeri, coordinatrice del gruppo di accoglienza, ha contribuito al successo del progetto di integrazione.


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