Cento anni fa nasceva Eude Cicerone. Un ricordo di un politico d'altri tempi

01 Novembre 2011   09:47  

All’inizio di Novembre si compiono cento anni dalla nascita di Eude Cicerone, storico dirigente del Partito Comunista, di cui fu a lungo Segretario della Federazione dell’Aquila. Consigliere al Comune e alla Provincia e poi Deputato al Parlamento dal 1968 al ’72, fu autorevole esponente di uno stile d’alto profilo, fatto di rigore istituzionale, di dedizione all’interesse generale e di appassionato sostegno alla causa dei lavoratori e dei piú deboli.

Dal 1985, anno della prematura scomparsa, il suo esempio e il suo insegnamento costituiscono una preziosa eredità per tutti gli aquilani.

Amici e familiari si raccolgono per un affettuoso omaggio alla sua tomba, oggi alle 11:30, nel cimitero monumentale dell’Aquila. Nella foto allegata, l’on. Eude Cicerone in missione a Berlino nel 1970 per l’inchiesta giudiziaria sulla strage nazista di Filetto.

IL RICORDO DELLO STORICO ERRICO CENTOFANTI

A uno dei principali protagonisti della politica abruzzese nei primi quarant’anni dell’Italia repubblicana oggi sarebbe toccato di spegnere una foresta fiammeggiante di cento candeline, se un guasto cardiaco non lo avesse folgorato nell’estate dell’85. A Vo Nguyen Giap unico condottiero vittorioso contro la più grande potenza militare della storia, è andata meglio, perché le sue cento candeline ha potuto spegnerle, poche settimane fa. Per tutte e due, il giorno preciso della nascita non coincide con l’ufficialità delle registrazioni anagrafiche e per entrambi lo sfilarsi dalla rassicurante cattedra di storico, a Hanoi, oppure dalla promettente professione di assistente edile, all’Aquila, per spendersi anima e corpo nel servire la propria comunità, è stata una scelta assai più assorbente del matrimonio con le loro donne.

Se Giap è una di quelle rare personalità che indirizzano la storia del mondo verso svolte epocali, Eude Cicerone ha calcato un palcoscenico differente, segnando una di quelle stagioni in cui i popoli godono della fortuna di non aver bisogno di eroi. Storie personali diversissime, è ovvio, e dunque non banalmente raffrontabili in forza di qualche assonanza biografica. Altri tempi, verso cui guardano con nostalgia assai più di quanti adesso ne immaginano i pescecani e gli scoraggiati.

Non facciamo confusioni: quelli che a ogni piè sospinto lodano il passato, quale che esso sia, lo fanno per verniciare con una sorta di nobilitante “vorrei ma non posso“ l’inettitudine presente, giulivamente ben consapevoli di sorvolare su tante inettitudini trascorse. Nostalgia è tutt’altro, è sopra tutto desiderio inappagato, desiderio di vedere all’opera persone che s’occupano della cosa pubblica secondo quella modalità dell’essere la quale confidano non essere un retaggio ascrivibile a tempi trascorsi e conclusi.

Eude Cicerone seppe impersonare quella modalità dell’essere, sempre anteponendo l’interesse pubblico a ragioni private: fu alla testa di innumerevoli lotte per la giustizia sociale e la dignità del lavoro, a cominciare dagli epici scioperi a rovescio degli anni Cinquanta, guidò a lungo all’Aquila quel nuovo Pci di Togliatti che aveva contribuito a fondare la democrazia e a disegnarne l’architettura. Della voce autorevole e prestigiosa di quel Partito fu interprete stimato nel Consiglio Comunale e in quello Provinciale e poi alla Camera dei Deputati.

Si batté con fierezza, in Italia e in Germania, affinché il responsabile della strage nazista di Filetto venisse condotto davanti le corti di giustizia. Gli sarebbe piaciuto ottenere per il Comune dell’Aquila la Medaglia d’Oro della Resistenza e perciò formulò una proposta di legge, depositata in Parlamento il 17 luglio 1969 ma rimasta inascoltata. Il suo esempio e il suo insegnamento sono una eredità per tutti, e, nel centenario della nascita, i familiari vogliono dare testimonianza raccogliendosi per un omaggio alla sua tomba, oggi, alle 11.30, in cimitero».


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