Centri impiego, Uil: "Come se non ci fossero, solo il 2,2% delle assunzioni passa da lì"

04 Dicembre 2013   11:52  

Riceviamo da Roberto Campo per Uil Abruzzo e pubblichiamo

CONFARTIGIANATO HA RAGONE: I CENTRI PER L’IMPIEGO È QUASI COME SE NON CI FOSSERO

Bene ha fatto Daniele Giangiulli, Direttore regionale di Confartigianato, a fare il punto sul funzionamento (drammaticamente insufficiente) dei Centri per l’Impiego. Il dato abruzzese (solo il 2,2 % delle assunzioni passa per i CPI) è in linea con il dato nazionale: disastrosi entrambi. Le politiche per l’occupazione in Italia e in Abruzzo consistono in assistenza (in calo) e in incentivi alle assunzioni, ma sono pressoché inesistenti nell’organizzare l’incontro di domanda ed offerta di lavoro, e nel svolgere conseguentemente la formazione necessaria in base ai fabbisogni professionali accertati.

 

MA LA STRADA È UNA SERIA RIFORMA NAZIONALE, NON IL LORO SMANTELLAMENTO

Dove non siamo d’accordo con Confartigianato è sulla ricetta di smantellare i CPI e riconvertire il personale in servizi regionali. È invece necessaria una riforma nazionale dei CPI, con un’Agenzia Nazionale e bracci operativi nel territorio: non si può fare a meno di uno strumento per l’inserimento al lavoro. Il ruolo della Regione non potrà essere limitato a coordinamento e indirizzo. L’occasione da non perdere è l’attuazione della European Youth Guarantee, il pacchetto di iniziative dell’Unione Europea che ha l’obiettivo di affrontare la disoccupazione giovanile: l’Italia si è impegnata a mettersi in condizione di attuare questa politica, e ciò richiede la riforma dei servizi pubblici per l’impiego.

 

LA SITUAZIONE DEI CENTRI PER L’IMPIEGO IN ABRUZZO: DISOMOGENEA

La realtà abruzzese è del tutto disomogenea. Ci sono anche situazioni dove ci si sforza di fare bene, come a Pescara, ma il quadro negativo non lo si può cambiare senza un nuovo disegno nazionale. L’Assessore al Lavoro della Provincia di Pescara, Antonio Martorella, che opera con impegno e con l’ausilio di funzionari capaci, non può pensare che la missione dei CPI si risolva, come ha dichiarato, nell’aumentare l’occupabilità dei cittadini: quello che conta è il risultato, e cioè l’inserimento lavorativo.

 

LA SITUAZIONE DEL LAVORO IN ABRUZZO: GRAVISSIMA

Gli ultimi dati ISTAT sono tremendi. Nel III trimestre 2013 abbiamo perso 31.000 posti di lavoro rispetto a un anno fa e i disoccupati sono aumentati di 10.000. Il tasso di disoccupazione è cresciuto di 2,3 punti, tornando sopra quello nazionale (11,8 contro 11,3). I 500.000 occupati non ci sono più (siamo a 477.000). Per non parlare dei cassaintegrati, con la cassa in deroga che non copre più a sufficienza. Se non ci sarà un cambio di linea nella politica economica nazionale che ci faccia uscire dalla recessione, continueremo a perdere posti di lavoro senza risolvere alcun problema (visto che comunque il debito aumenta). La ricetta dei sindacati è chiara: un abbassamento consistente delle tasse sul lavoro per far ripartire i consumi interni, finanziato con una forte riduzione degli sprechi e dei costi diretti ed indiretti della politica. Su questo, il 14 dicembre si svolgeranno manifestazioni di Cgil, Cisl, Uil in contemporanea in tutte le regioni d’Italia (quella dell’Abruzzo, a Pescara). Ma oltre a uscire dalla recessione e smettere di perdere occupazione, dobbiamo finalmente dotarci di strumenti per l’incontro di domanda e offerta di lavoro, che ci sono sempre mancati, in Abruzzo come in Italia".

 


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