Chi ha paura del voto consapevole? Riflessioni sulle preferenze

di Andrea Polidoro

09 Febbraio 2009   11:41  

VIDEO CETTO LA QUALUNQUE - E' necessario che i cittadini abbiano la possibilità, non solo di accedere, alle informazioni e agli atti amministrativi e politici, ma anche di poterli "comprendere". Un interessante analisi di Andrea Polidoro.

Certamente il sistema delle preferenze è tra quelli che maggiormente lasciano nelle mani di noi cittadini la possibilità di selezionare al meglio e secondo le nostre volontà, la classe politica che ci dovrà amministrare.
In contrapposizione al sistema delle nomine partitiche è certamente espressione di maggiore democrazia. Ma non basta. Questa è una condizione necessaria, ma non sufficiente ad assicurare un coinvolgimento reale dei cittadini nei processi di scelta e selezione della classe politica. Vi spiego il mio ragionamento invitandovi ad una riflessione. Nelle ultime elezioni politiche, vigeva il sistema delle nomine partitiche nelle liste.
Vi sembra che il parlamento sia stato davvero totalmente rinnovato? No, non sembra proprio. Appare evidente che sia con il sistema delle preferenze che con quello delle nomine, gli eletti sono sempre gli stessi. A prescindere da meriti e da colpe. Da capacità amministrative e politiche e da analoghe incapacità. Nel caso delle preferenze, vengono eletti quei personaggi politici che hanno reti e maglie ovunque. (dove trovino il tempo per amministrare bene ed occuparsi dei problemi della gente, è poi un dilemma?)
Nel secondo caso vengono eletti... sempre gli stessi! Perchè essendo le segreterie dei partiti a compilare le liste (bloccate) è evidente che il metro di misura per la scelta rimane sempre quello del consenso popolare, legata al numero di tessere prodotte per il partito. Non che questo sia sbagliato. Il consenso è fondamentale. E dove lo mettiamo il merito? Io, per passione, interesse, curiosità, sono tra quelli che si informano sui fatti che accadono nella nostra società, nella politica. Leggo giornali, frequento convegni, incontri, conferenze politiche. Ma vi dico il vero, se voi mi chiedete se io mi senta, davvero in grado di valutare oggettivamente l'operato del sindaco di Pescara o del presidente della regione, di un ministro o del presidente del consiglio, io vi rispondo di no. Perchè, innanzitutto al cittadino arriva soltanto una parte di quello che accade nei palazzi e poi perchè, spesso, quello che arriva è anche, volutamente, di difficile comprensione. Ad esempio: l'ex-sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso ha rivoluzionato la città, ma pare abbia contratto anche numerosi debiti. Allora è stato un buon amministratore oppure no? Questo è un esempio,ma è per dire che i cittadini, sebbene si informino e documentino, non hanno sempre la possibilità di valutare correttamente la professionalità e il valore dei propri rappresentanti politici. E chi non si tiene informato? Ancora peggio. E non si può dire... "Che si acculturi, se vuole capire!" Perchè il suo voto deve comunque avere un valore. La democrazia non è mica una oligarchia di intellettuali?! Dove voglio arrivare. A dire che i cittadini devono pretendere, certo, il sistema di voto con le preferenze, ma anche la possibilità di poter esprimere un voto, che io, vorrei definire "consapevole". E come fare? Rendendo il palazzo trasparente. Ma non solo in termini di accessibilità, perchè in questo già lo è. Ma quanto in termini di comprensione. E allora bisogna indurre la politica ad impostare un sistema  di verifiche (parola difficile, eh?) e di rendicontazione dell'attività degli amministratori pubblici, una specie di bilancio annuale della loro attività. Dati oggettivi e valutabili. Quante volte è stato presente in parlamento? Quante volte ha votato? Quanti e quali emendamenti ha realizzato? Quali leggi ha prodotto? E chi più ne ha più ne metta. Oppure nel caso dei sindaci: quanti soldi ha speso? Quanti debiti ha contratto? Quali risultati su questo e quell'altro settore? E' chiaro che, in prima battuta, il sistema di rendicontazione, dovendo essere ideato dagli stessi che dovranno subirlo, sarà volutamente capzioso, ma un pò alla volta migliorerebbe e si renderebbe via via più rispondente allo scopo. Va da sè che la caratteristica essenziale deve essere quella della "comprensibilita" da parte dei cittadini. A tutti e non solo agli addetti ai lavori. Perchè già oggi questi dati sono accessibili, ma sono anche quasi sempre incomprensibili! E allora siamo punto da capo: nelle elezioni conterà soltanto la capacità inbonitrice e ammaliante dei nostri politici e non il loro valore e le loro qualità. Viceversa i cittadini potranno riappropriarsi, nei contenuti e non solo nelle forme, di quello strumento avanzato di democrazia, che è il voto consapevole, e potranno davvero
realizzare una vera e propria selezione della classe politica e amministrativa dirigente, sulla base di criteri di merito, valore e capacità, e non sulle capacità di imbonimento degli splendidi ma inutili oratori di cui l'Italia è piena e di cui non abbiamo bisogno

Andrea Polidoro

CETTO LA QUALUNQUE, UN ARCHETIPO DI UNA CERTA POLITICA  INTERPRETATO DA ANTONIO ALBANESE

 

 

 


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