VIDEO CETTO LA QUALUNQUE - E' necessario che i cittadini abbiano la possibilità, non solo di accedere, alle informazioni e agli atti amministrativi e politici, ma anche di poterli "comprendere". Un interessante analisi di Andrea Polidoro.
Certamente
il sistema delle preferenze è tra quelli che maggiormente lasciano
nelle mani di noi cittadini la possibilità di selezionare al meglio
e secondo le nostre volontà, la classe politica che ci dovrà
amministrare.
In
contrapposizione al sistema delle nomine partitiche è certamente
espressione di maggiore democrazia. Ma non basta. Questa è una
condizione necessaria, ma non sufficiente ad assicurare un
coinvolgimento reale dei cittadini nei processi di scelta e selezione
della classe politica. Vi spiego il mio ragionamento invitandovi ad
una riflessione. Nelle ultime elezioni politiche, vigeva il sistema
delle nomine partitiche nelle liste.
Vi
sembra che il parlamento sia stato davvero totalmente rinnovato? No,
non sembra proprio. Appare evidente che sia con il sistema delle
preferenze che con quello delle nomine, gli eletti sono sempre gli
stessi. A prescindere da meriti e da colpe. Da capacità
amministrative e politiche e da analoghe incapacità. Nel caso delle
preferenze, vengono eletti quei personaggi politici che hanno reti e
maglie ovunque. (dove trovino il tempo per amministrare
bene ed occuparsi dei problemi della gente, è poi un dilemma?)
Nel
secondo caso vengono eletti... sempre gli stessi! Perchè essendo le
segreterie dei partiti a compilare le liste (bloccate) è evidente
che il metro di misura per la scelta rimane sempre quello del
consenso popolare, legata al numero di tessere prodotte per il
partito. Non che questo sia sbagliato. Il consenso è fondamentale. E
dove lo mettiamo il merito? Io, per passione, interesse, curiosità,
sono tra quelli che si informano sui fatti che accadono nella nostra
società, nella politica. Leggo giornali, frequento convegni,
incontri, conferenze politiche. Ma vi dico il vero, se voi mi
chiedete se io mi senta, davvero in grado di valutare oggettivamente
l'operato del sindaco di Pescara o del presidente della regione, di
un ministro o del presidente del consiglio, io vi rispondo di no.
Perchè, innanzitutto al cittadino arriva soltanto una parte di
quello che accade nei palazzi e poi perchè, spesso, quello che
arriva è anche, volutamente, di difficile comprensione. Ad esempio:
l'ex-sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso ha rivoluzionato la città,
ma pare abbia contratto anche numerosi debiti. Allora è stato un
buon amministratore oppure no? Questo è un esempio,ma è per dire
che i cittadini, sebbene si informino e documentino, non hanno
sempre la possibilità di valutare correttamente la professionalità
e il valore dei propri rappresentanti politici. E chi non si tiene
informato? Ancora peggio. E non si può dire... "Che si
acculturi, se vuole capire!" Perchè il suo voto deve comunque
avere un valore. La democrazia non è mica una oligarchia di
intellettuali?! Dove voglio arrivare. A dire che i cittadini devono
pretendere, certo, il sistema di voto con le preferenze, ma anche
la possibilità di poter esprimere un voto, che io, vorrei definire
"consapevole". E come fare? Rendendo il palazzo
trasparente. Ma non solo in termini di accessibilità, perchè in
questo già lo è. Ma quanto in termini di comprensione. E allora
bisogna indurre la politica ad impostare un sistema di
verifiche (parola difficile, eh?) e di rendicontazione dell'attività
degli amministratori pubblici, una specie di bilancio annuale della
loro attività. Dati oggettivi e valutabili. Quante volte è stato
presente in parlamento? Quante volte ha votato? Quanti e quali
emendamenti ha realizzato? Quali leggi ha prodotto? E chi più ne ha
più ne metta. Oppure nel caso dei sindaci: quanti soldi ha speso?
Quanti debiti ha contratto? Quali risultati su questo e quell'altro
settore? E' chiaro che, in prima battuta, il sistema di
rendicontazione, dovendo essere ideato dagli stessi che dovranno
subirlo, sarà volutamente capzioso, ma un pò alla volta
migliorerebbe e si renderebbe via via più rispondente allo scopo. Va
da sè che la caratteristica essenziale deve essere quella della
"comprensibilita" da parte dei cittadini. A tutti e non
solo agli addetti ai lavori. Perchè già oggi questi dati sono
accessibili, ma sono anche quasi sempre incomprensibili! E allora
siamo punto da capo: nelle elezioni conterà soltanto la capacità
inbonitrice e ammaliante dei nostri politici e non il loro valore e
le loro qualità. Viceversa i cittadini potranno riappropriarsi, nei
contenuti e non solo nelle forme, di quello strumento avanzato di
democrazia, che è il voto consapevole, e potranno davvero
realizzare
una vera e propria selezione della classe politica e amministrativa
dirigente, sulla base di criteri di merito, valore e capacità, e non
sulle capacità di imbonimento degli splendidi ma inutili oratori di
cui l'Italia è piena e di cui non abbiamo bisogno
Andrea Polidoro
CETTO LA QUALUNQUE, UN ARCHETIPO DI UNA CERTA POLITICA INTERPRETATO DA ANTONIO ALBANESE