"Chiodi non poteva chiudere gli ospedali". E' polemica dopo la sentenza del Tar

18 Maggio 2011   14:31  

Il TAR ha accolto uno dei ricorsi promossi dal gruppo consiliare "Guardiagrele il bene in comune". Si tratta del ricorso presentato dagli esponenti del Tribunale del malato di Guardiagrele in supporto all'azione iniziata dal gruppo di centrosinistra.

La sentenza sancisce il principio per il quale il Programma Operativo e' nullo perche' contrario alle previsioni del Piano Sanitario del 2008.

"L'effetto della decisione - dice Gianna Di Crescenzo, consigliere comunale - appare dirompente perche' sconfessa una volta per tutte l'operato di Chiodi che aveva sancito la chiusura dei piccoli ospedali. Il gruppo consiliare 'Guardiagrele il bene in comune', sin dal mese di agosto 2010 ha denunciato l'illegittimita' del provvedimento agendo davanti al TAR; non si e' arreso di fronte al rigetto della sospensiva ottenendo dal Consiglio di Stato una decisione che certamente ha aperto la strada alla sentenza di oggi. La sorte di questo ricorso e' unita a quella del ricorso dell'amministrazione comunale, ma e' chiaro - prosegue Di Crescenzo - che il treno che ha investito la politica del centrodestra aveva nel gruppo 'Guardiagrele il bene in comune' la vera locomotiva. Dalla lettura della sentenza, nessuna delle alternative proposte dal ricorso dell'amministrazione ha avuto riscontro nei ragionamenti del TAR. Ora, finalmente, e' chiaro che i reparti non potranno chiudere e che, anzi, tutto cio' che e' stato tolto (personale, attrezzature...) dovra' essere restituito".

Pronte le reazioni dell'opposizione.

"Come ha definitivamente sentenziato il TAR del Lazio Chiodi, quale commissario per il rientro dei debiti della sanita', non aveva il potere di chiudere Ospedali, potere che spetta solo al Consiglio regionale". Ad intervenire e' il consigliere regionale del Pdci, Antonio Saia.

"Nel suo "delirio di onnipotenza" - aggiunge - il governatore-commissario Chiodi ha inferto danni incalcolabili alla sanita' pubblica abruzzese e sofferenze ai Cittadini malati e/o portatori di handicap. Il tutto finalizzato a far bella figura con i suoi referenti nazionali Berlusconi e Tremonti, veri mandanti dell'operazione draconiana ai danni dei cittadini abruzzesi. E' del tutto probabile che dall'operazione per la quale Chiodi ha 'svenduto' la salute degli abruzzesi alle richieste imposte dai suoi capi nazionali, egli probabilmente spera di poter trarre vantaggi futuri in termini di carriera politica. La sentenza del TAR del Lazio - evidenzia Saia - corrisponde esattamente a quanto il sottoscritto gli ha piu' volte contestato, nel corso di questi 2 anni, sia in aula che in commissione sanita' e cioe' "l'incompetenza di un commissario" a modificare la programmazione sanitaria che per legge compete ai Consigli regionali, anche se il commissario e' il Presidente della Giunta (che comunque anch'esso non ha potere legislativo ma solo esecutivo)".

"Non ci troviamo - interviene il Capogruppo del PD in Regione Camillo D'Alessandro - di fronte ad un dettaglio, ma al fallimento dell'intera impostazione del lavoro della gestione commissariale; ora Chiodi si dimetta e ripristini la legalita', quella che stabiliscono le sentenze e la solitudine, tutta discrezionale e non verificabile, lasci spazio alla collegialita' delle decisioni, cioe' quelle che si assumono pubblicamente nelle assemblee elettive, in tal caso il Consiglio regionale.

Se Chiodi disattende le sentenze saremo costretti a rivolgerci alle autorita' competenti anche perche' in commissione sanita' ci rifutano o ritardano nel darci le carte. La sentenza del TAR va ben oltre l'annullamento delle delibere commissariali: Chiodi in sostanza - dice il Pd - non poteva compiere atti aventi forza di legge, ne' atti contrarie e difformi dalle uniche leggi approvate di programmazione dal centro-sinistra.

Cio' significa - commenta D'Alessandro - che tutti gli atti assunti da Chiodi-commisario sono annullabili, con gravissime conseguenze anche economiche ed eventualmente risarcitorie da parte di terzi, per esempio dagli operatori privati".

"La sentenza del Tar smonta - insiste l'esponente del PD - punto su punto l'impostazione da imperatore del Presidente Chiodi. Infatti il Tar chiarisce che sul diritto alla salute ogni cittadino puo' far valere i propri diritti e ribadisce, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che il Commissario non puo' compiere atti in difformita' a leggi approvate dal consiglio e solo il Consiglio le puo' modificare.

Piuttosto - aggiune l'esponente del Pd - il Tar nella sentenza ricorda che il commissario e' nominato in funzione dell'applicazione del piano di rientro precedente e che e' nei suoi compiti presentare un nuovo piano di rientro, cio' genera la conseguenza automatica della fine del commissariamento.

Insomma - spiega D'Alessandro - Chiodi non fa quello che deve fare, cioe' l'approvazione del piano di rientro e fa cio' che non puo' fare, atti aventi forza di legge. Chi paga il tempo perso ? chi paga i danni?".


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