Chiusura piccoli tribunali: la bocciatura dei referendum non ferma la mobilitazione

16 Gennaio 2014   12:13  

Delusione e rabbia anche in Abruzzo per la decisione della Corte costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria.

Se nulla cambia dunque dovrebbero entro un anno chiudere i battenti i tribunali considerati ''minori'' come Avezzano, Sulmona e Lanciano e Vasto

A proporre il referendum nove Consigli regionali, ovvero Puglia, Calabria, Basilicata, Friuli, Piemonte , Abruzzo, Liguria, Campania e Marche, che ritenevano necessaria la consultazione popolare per l’abrogazione della riforma che, entrata in vigore il 13 settembre scorso, ha portato alla chiusura di circa mille uffici giudiziari minori.

L’Avvocatura dello Stato che, in rappresentanza del governo, ha sostenuto l’inammissibilità del quesito referendario e il rischio che con un’abrogazione della riforma si vada incontro ad un vuoto normativo.

Esulta il ministro Cancellieri: ''La pronuncia della Consulta ci fa piacere, vuol dire che la nostra linea è giusta e che dobbiamo andare avanti su questa strada. La riforma della geografia giudiziaria ha fin qui dato buona prova e il processo di revisione continuerà senza ripensamenti, anche se qualche intervento correttivo potrà essere adottato in uno dei prossimi consigli dei ministri».

Dura la reazione del sindaco di Sulmona Giuseppe Ranalli:

''C’è un senso di delusione e di forte rammarico», commenta, «per una decisione che nega la consultazione referendaria su un problema molto sentito dalla popolazione. Puntavamo molto sulla possibilità del voto popolare, ora la battaglia diventa più difficile ma non impossibile. L’importante è non abbassare la guardia e studiare da subito altre strade per evitare che il territorio del Centro Abruzzo perda un presidio importante di legalità e di giustizia come il tribunale''

Aggiunge il primo cittadino di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio:

''E' un duro, inaspettato, colpo per il nostro territorio, continueremo la nostra battaglia per garantire quantomeno un'ulteriore proroga per i tribunali di Avezzano e Sulmona, considerando anche la situazione degli uffici giudiziari del capoluogo che ancora fanno i conti con gli effetti del sisma del 6 aprile 2009”.

Il presidente del Comitato in difesa del Tribunale di Lanciano e dei Tribunali Minori d'Abruzzo, l'avvocato Angela Marina Nigro e il sindaco di Lanciano mario Pupillo hanno convocato un'assemblea pubblica in difesa del Tribunale che si terrà lunedì 20 gennaio alle ore 17:00 presso la Sala degli Avvocati del Tribunale di Lanciano.

Le Regioni si dicono comunque pronte a ricorrere alla Corte di giustizia europea.

''Abbiamo già deciso di proseguire unitariamente nell’avversare la riforma sulla geografia giudiziaria - spiega Fabiana Contestabile, coordinatore nazionale del comitato che si è costituito nello scorso dicembre e che riunisce i nove Consigli regionali promotori del referendum e altri rappresentanti territoriali che dicono no ai tagli dei tribunali - siamo pronti a ricorrere alla Corte di giustizia europea perché questa riforma mette in discussione il diritto del cittadino all’accesso alla giustizia''.

Sul piede di guerra gliavocati e spiega il presidente dell’ordine degli avvocati Gabriele Tedeschi:

''Stiamo valutando il ricorso alla Corte di giustizia europea, bisogna riprendere con vigore la strada che porta alla petizione per una legge di iniziativa popolare che è ormai ferma da un anno sui banchi del Parlamento.

Contemporaneamente, spingere sui decreti correttivi che riconoscono la salvaguardia dei tribunali di montagna, come il nostro, così come aveva suggerito il ministro della Giustizia Cancellieri, nell’incontro dell’ottobre scorso a Roma.

Correttivo che dovrà essere fatto entro settembre di quest’anno, prima cioè che i decreti attuativi della legge entrino in vigore. Mentre nell’immediato arrivare a un’ulteriore proroga di tre o forse dieci anni, con un emendamento al Milleproroghe.''

Infine i cominciato stampa congiunto di  Inizia cosi' una nota congiunta dei consiglieri regionali Emilio Nasuti e Gino Milano. 

"Speravamo in un verdetto di accoglimento della richiesta di referendum istituzionale: un verdetto di democrazia per riaprire, con maggiore oculatezza e lungimiranza, l'esame sull'assetto degli uffici giudiziari d'Italia. Una riforma ovunque riconosciuta come impropria, improduttiva, varata affrettatamente in quattro settimane di calura nell'estate 2011.

La sentenza che boccia il referendum di nove regioni italiane (dal Nord al Sud della penisola) - affermano - e' un segno eloquente che una ristretta equipe di magistrati - nel periodo piu' debole e grigio della 'Politica' della Repubblica - decide cosa si debba fare: lo impone prima con un atto d'urgenza del Governo e poi lo blinda in Parlamento, in sede di conversione legislativa; lo attua attraverso un Ministero stracolmo di magistrati e lo giudica, infine, con propria sentenza costituzionale!".

Per i due consiglieri regionali "E' un pericoloso accentramento di funzioni decisionali che mostra la fragile inconsistenza di un Ordinamento dello Stato senza piu' pesi e contrappesi: il controllo dei controllori sui controllati ha un unico, indisponibile, autonomo, indipendente, autarchico soggetto.

Chi ne ha sofferto e' lo spirito democratico di una vastissima porzione di popolo italiano che ha creduto nelle regole previste dalla Costituzione. Chi ne soffrira', d'ora in avanti, saranno i territori - abbandonati dallo Stato e impoveriti nella vita socioeconomica - e i cittadini, sempre meno tutelati e garantiti nell'accesso ai diritti e nella partecipazione al bene comune.

Nei prossimi giorni, conosciute le motivazioni della sentenza di rigetto del referendum sulla salvaguardia dei Tribunali - annunciano infine Nasuti e Milano - si riuniranno a Roma i rappresentanti delle Regioni e dei Comitati per decidere altri percorsi parlamentari e giurisdizionali per affermare, ancora, il senso di democrazia delle Comunita' e degli Enti locali".

 


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