Ciao Fortunato, Resterai Faro della Politica di Sinistra e Nei Nostri Cuori

16 Agosto 2015   08:49  

E' con grande dispiacere che apprendiamo della dipartita di Fortunato Ioannucci dopo lunga malattia.

Fortunato è stato una delle colonne della politica di sinistra della città dell'Aquila e dell'intero Abruzzo, a casa sua e di sua moglie, la bravissima cuoca Fernanda, sono passate generazioni di ragazzi in cerca di un obiettivo di vita, in cerca di un impegno concreto.

Lui con la calma che lo ha sempre caratterizzato spiegava e invogliava questi giovani alla politica, all'impegno civile e lo faceva in modo paterno più che amicale.

Personalmente sono cresciuto tra il vociare delle riunioni, che poi divenivano cene luculliane, in casa sua e le ricordo con l'affetto di chi, troppo giovane per capire i concetti comprendeva già che Fortunato e Fernanda rappresentavano più che amici dei veri e propri maestri di vita.

Mi mancherai carissimo Fortunato, uomo dal fisico minuto e dalla voce sempre dimessa, ma dalla grande mole politica che tutto poteva ambire, ma che restò all'Aquila per amore di Fernanda e della sua città.

Vi lascio alle parole del sindaco Massimo Cialente, anche lui formato e cresciuto all'ombra di Fortunato Ioannucci.

Ciao Fortunato, Luca

 

Così scrive il sindaco Cialente su Facebook:

Sono stato appena raggiunto da una notizia dolorosissima, che mi ha commosso profondamente, sebbene purtroppo attesa. Dopo una lunga malattia, affrontata con coraggio, è venuto a mancare Fortunato Ioannucci.
Fortunato è stato una persona speciale, alla quale devo moltissimo della mia formazione umana e politica.
Fortunato, per tanti anni, è stato il segretario della sezione del PCI Ho Chi Minh del mio quartiere, Torrione, San Francesco, Colle Sapone.
A 18 anni decisi di iscrivermi non alla FGCI, ma direttamente al partito.
Mi presentai così al segretario e conobbi Fortunato.
E' stato un grande educatore.
Di profonda onestà, rigore morale che oggi forse, purtroppo, qualcuno definirebbe eccessivo, curioso, studioso, coraggioso.
In quegli anni, parliamo dei primi anni 70, nei partiti, soprattutto nel PCI, esisteva una malattia grave: il conformismo alla linea dei dirigenti più prestigiosi.
Fortunato, grande dirigente politico, era quello che assumeva e difendeva, e portava avanti, le proprie idee, le proprie posizioni, sempre con coraggio ed autonomia. Ricordo quando prendeva la parola negli attivi di Federazione.
Sempre coraggioso, si coraggioso, deciso, lucidissimo. Critico quando necessario, con chiunque. In quegli anni il partito aquilano era diviso tra la linea filosovietica e quella migliorista. Parliamo di scontro dialettico, ma deciso, soprattutto perchè i dirigenti dei due gruppi erano prestigiosissime figure.
Con Fortunato, noi eravamo definiti "i compagni ingenui", non ci eravamo schierati, non ne avevamo bisogno. Noi eravamo capaci di avere una nostra autonomia. Grande, grandissimo insegnamento, che mi ha reso poi libero negli anni.
Ma Fortunato è stato un grande dirigente politico nel momento in cui decise di fare della sezione Ho Chi Minh, una sezione di giovanissimi dirigenti.
Volle un direttivo di ragazzi e ragazze: Walter Cavalieri, Rita Centofanti, Giulio Baglioni, Gabriella Capretti, un giovanissimo Amedeo Seccia.
Ma sia ben chiaro. C'erano spazi per noi giovani, ma in cambio chiedeva, con dolce severità, impegno, lucidità, lo stesso coraggio che lo caratterizzava..
Fu lui a volere che noi entrassimo subito nei consigli di circoscrizione, che si batteva affinchè fossimo nominati per le candidature di bandiera della sezione alle elezioni comunali, affinchè entrassimo negli organismi comunali e federali del partito. Quello che ci difendeva sempre.
Fu così il primo, e per molto tempo l'unico, a credere ed investire sui giovani. Ma solo per quelli che dell'impegno politico facevano una scelta seria, coerente, sincera. Grande insegnamento: se i giovani vogliono spazio, devono dimostrare di meritarlo, tutto.
Era il segretario delle riunioni settimanali, in cui si discuteva di tutto, ma anche quello che imponeva la diffusione dell'Unità la Domenica.
Per molti che leggono, forse questo mio ricordo può apparire incomprensibile. Ma quelli sono stati gli anni del PCI di Berlinguer, di un partito che credeva che l'Italia avesse anzitutto bisogno di creare nel Paese il senso del dovere civico unito alla rivendicazione dei diritti, di tanto rigore morale, di onestà, soprattutto in politica.
Fortunato , da dirigente politico (non molto amato nel partito), interpretava al meglio questa linea.
Non nascondo che scrivendo queste poche righe, sono profondamente commosso.
Se ne andato un uomo, un compagno, un cittadino per bene.
Ma soprattutto la persona che mi ha insegnato tanto, mi ha fatto scoprire non il piacere, ma il dovere dell'impegno politico, il coraggio di dire ciò in cui credo, sempre. Ad andare a testa alta.
Ricordo la sua bottega in via Garibaldi, dove andavo spesso a trovarlo.
Ricordo il suo affetto profondo, perchè ci voleva bene, ma anche le sue "cazziate". E la sua frase che mi ha sempre accompagnato: "se vuoi essere un buon comunista ed un rappresentante politico serio, prima devi essere un bravo studente, un bravo medico, una persona per bene. Solo allora ti posso credere."
Ciao Fortunato. Grazie di tutto. Un abbraccio alla tua adorata compagna Fernanda ed ai tuoi figli e nipoti.


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