E' bufera sul quotidiano 'Libero' che apre la prima pagina con il titolo 'Comandano i terroni'. Un riferimento al fatto che tre delle quattro più alte cariche istituzionali del Paese sono rivestite da cittadini meridionali. "Buongiorno con la prima pagina di Libero, giornale finanziato con soldi pubblici, anche quelli dei terroni. Questa è la preziosa informazione da tutelare con i vostri soldi! Ma tranquilli: abbiamo già iniziato a togliergliene da quest'anno e nel giro di 3 anni arriveranno a zero. Anche questa volta l'Ordine dei giornalisti rimarrà in silenzio?" scrive su Facebook, Luigi Di Maio, postando la prima pagina del quotidiano diretto da Pietro Senaldi.
Duro il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali: "Terroni e negri, è sempre quello il cruccio dei certa gente - afferma -. Possono cambiare nome e sbraitare 'prima gli italiani', ma l'unico italiano che conoscono è quello che vive sopra il Po, è ricco e anche un po' evasore. Razzisti incalliti. #iosonoterrone".
Ferma condanna anche da parte dell'Fnsi: "Il titolo odierno di apertura del quotidiano Libero, dedicato ai 'terroni' ai vertici delle istituzioni, non può essere considerato una provocazione e neanche un divertissement - affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi -. Senza voler invadere le competenze dell'Ordine dei giornalisti in materia deontologica, è semplicemente inaccettabile perché in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione e anche con i principi della Carta di Roma, alla quale la Federazione nazionale della Stampa italiana ha aderito".
"È però altrettanto inaccettabile - rilevano - l'esultanza del vicepremier Luigi Di Maio per il taglio del fondo per l'editoria, che non colpirà soltanto Libero, ma anche tante altre testate, assestando un colpo mortale al pluralismo dell'informazione e al mercato del lavoro. In democrazia la chiusura di un giornale non è mai una bella notizia, neanche quando non se ne condivide la linea politica. Un esponente di governo che esulta per il taglio dei fondi all'editoria rende ancor più palese la sua idea di democrazia".