Compie un anno il periodico dell'Arcidiocesi dell'Aquila

17 Luglio 2010   09:53  

Una tenda a pochi passi dalla tendopoli di Lucoli. Una delle tante tende bianche allestite dalla Caritas nei pressi dei campi all'indomani del sisma del 6 aprile 2009. In quei venti metri quadrati e' nato il sogno di "Vola", il quindicinale dell'arcidiocesi di L'Aquila, che il 13 luglio ha festeggiato il suo primo compleanno. Era, infatti, il 13 luglio 2009 quando il gruppo di redattori, soprattutto giovani, poteva stringere tra le mani il primo numero del nuovo giornale. "E' gia' passato un anno e in parte possiamo dire di aver vinto la nostra scommessa", afferma al SIR il direttore, don Claudio Tracanna. "La cosa piu' bella - continua - e' che stiamo ancora portando avanti il sogno nato sotto quella tenda bianca: condividere la fatica di quanti in citta' stavano e stanno soffrendo, facendo memoria di quella notte e dei problemi della nostra realta', ma senza mai perdere la speranza, perche' possa rinascere una nuova citta'".
Per capire a pieno quello che e' stato il cammino di "Vola" e la sua importanza all'intero della realta' ecclesiale aquilana, bisogna tornare con la mente ai primi mesi del post-terremoto. Una realta' fatta di comunita' e famiglie spezzate, di tendopoli e persone lontane negli alberghi sulla costa abruzzese. Una situazione in cui mancavano luoghi di aggregazione e si faticava anche solo a sapere cosa sarebbe successo, quali erano le iniziative e i progetti in cantiere. E' in questo contesto che il quindicinale "Vola" ha provato a tessere un filo che permettesse alle varie realta' - del mondo ecclesiale ma non solo - di raccontarsi, per provare ad affievolire quel senso di disorientamento avvertito dalla popolazione.

E' cosi' che sulle sue pagine hanno trovato spazio informazioni sulle opportunita' di aiuto e sostegno fornite dalla Caritas, indicazioni circa le pratiche per ottenere i vari contributi previsti dalla Protezione Civile, ma anche, piu' semplicemente, notizie sulle singole realta' parrocchiali, attivita' di gruppi e associazioni. Un modo per permettere a quanti vivevano sulla costa o nei campi - grazie alla distribuzione effettuata dai volontari - di sentirsi meno lontani. "Vola" e' "uno strumento di comunicazione utilissimo non solo per la comunicazione all'interno della nostra Chiesa ma anche con la citta'", ha affermato in occasione dell'anniversario l'arcivescovo di L'Aquila, mons. Giuseppe Molinari. "Sono certo - ha aggiunto - che questo giornale, a differenza di altri, avendo amore per la verita' e mettendo in rilievo il bene che, nonostante tutto, c'e' in citta' e nella nostra Chiesa, contribuisce efficacemente alla crescita della civilta' dell'amore". "Fin dai primi numeri, pur nella confusione in cui stavamo vivendo - racconta Francesco Mazza, uno dei giovani redattori di 'Vola' - abbiamo sentito l'esigenza di non fermarci a parlare solo dei problemi, perche' non e' mai stato tutto nero. Ci siamo sforzati, in questi mesi, di sottolineare quello che di positivo c'e' nella nostra realta', tanti piccoli segni di speranza nati dalle macerie del terremoto. Questo non significa dimenticare i problemi ma cercare di stimolare la riflessione all'interno della citta', anche a rischio di essere la sola voce fuori dal coro". Quelle di "Vola", ha scritto in occasione dell'anniversario il direttore del Sir, Paolo Bustaffa, sono pagine che "puntualmente hanno voluto e vogliono essere voce di una comunita' che, pur in una cosi' grande sofferenza, non ha smarrito il motivo e non ha perso il desiderio di essere unita e viva. Cosi' e' iniziata un'avventura, quella di 'Vola', alla quale hanno creduto e credono soprattutto i giovani con il loro infinito amore per una terra lacerata. E' trascorso un anno. E' poco, e' molto? Non c'e' una risposta. C'e' pero' il 'sogno' del primo giorno: condividere la fatica di quanti a L'Aquila tengono viva la memoria di una notte e, nello stesso tempo, annunciano il dischiudersi di un mattino".


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