Concorsone nazionale per selezionare i 300 tecnici che lavoreranno nei futuri uffici della ricostruzione: ogni giorno che passa il caos aumenta e la temperatura sale nel tentativo, in zona Cesarini, di salvaguardare il posto di lavoro al più alto numero possibile di precari che hanno lavorato alla ricostituzione buona parte aquilani e abruzzesi, compresi quelli selezionati a chiamata diretta, e che rischiano di essere tagliati fuori da una prova di esame iper-selettiva a cui parteciperanno non meno di 25mila candidati.
Il commissario Gianni Chiodi, spronato, per usare un eufemismo, dai precari del suo Ufficio di coordinamento, ha oggi inviato come messo a Roma il capo di segreteria Antonio Morgante, con una lettera indirizzata al ministro Barca, contenente la proposta di inserire nei quiz pre-selettivi domande che riguardino soprattutto la ricostruzione, cioè l'approfondita conoscenza di procedure e normative tecniche.
''E questo – sottolinea Chiodi - non per creare corsie preferenziali, ma solo di vedere giustamente riconosciuta l'esperienza sul campo già maturata'' .
La triplice sindacale è invece per la linea dura: il concorso almeno per ora non s'ha da fare, è troppo tardi, dal primo gennaio con il passaggio di consegne si rischia la paralisi, ci sono vizi di forma ecosì via.
E dunque è meglio stabilizzare i precari che hanno già superato un concorso, e prorogare i contratti di tutti gli altri. Poi se mancano figure professionali specifiche si vedrà. Al nostro microfono il segretario Cisl Fabio Frullo.
Interviene anche il vescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari con un appello al buon senso rivolto, prima di tutto, al cuore del ministro Barca, talebano della meritocrazia nella regione che fu di Remo Gaspari, e a quello dei funzionari del Formez.