Confindustria L'Aquila e Federmeccanica, uniti per il rilancio dell'industria

Senza il manufatturiero non c'è sviluppo ne ripresa

27 Novembre 2014   10:53  

La metalmeccanica è centrale per promuovere una nuova stagione di sviluppo perché senza industria non ci sono posti di lavoro, non c’è produzione di ricchezza (PIL) e quindi non c’è benessere.

In occasione della presentazione della 132° indagine congiunturale sul settore metalmeccanico italiano, Confindustria L’Aquila e Federmeccanica lanciano un messaggio forte: la centralità dell’industria metalmeccanica e in generale del manifatturiero italiano per aprire una nuova stagione di sviluppo, economico ma anche sociale.

Per uscire dalla crisi profonda e strutturale che stiamo vivendo è necessario infatti che il Paese colga le grandi opportunità offerte dall’industria.

Senza un’azione decisa in questa direzione, sono a rischio i posti di lavoro, il reddito, i consumi e il benessere dell’intero sistema Italia.

Oltre al tradizionale appuntamento romano, dunque, per la prima volta, la presentazione dei risultati relativi al comparto coinvolge contemporaneamente 60 gruppi metalmeccanici in tutto il Paese, tra cui L’Aquila, attraverso conferenze e note stampa per fare il punto sulla situazione dei singoli territori.

L’obiettivo è unire tutte le voci dell’industria metalmeccanica, che è il cuore dell’industria italiana e il più rilevante tra i comparti manifatturieri per la sua capacità di contribuire alla produzione della ricchezza nazionale (8%) e di dare lavoro a oltre 1,8 milioni di persone.

Tre le azioni da intraprendere subito: rilancio della domanda interna tramite maggiori investimenti; un mercato del lavoro efficiente ed inclusivo in un sistema che stimoli la partecipazione e la produttività; una politica industriale che favorisca l’innovazione e permetta alle nostre imprese di affrontare la sfida della 4^ rivoluzione industriale ormai alle porte.

Inoltre occorre attuare fino in fondo una riforma del mercato del lavoro che renda chiare le regole, e introduca la necessaria flessibilità imposta dal nuovo scenario economico mondiale tutelando nel contempo il lavoratore in quanto persona.

Prioritario inoltre l’abbattimento del cuneo fiscale che nel nostro Paese è pari al 53% del costo del lavoro a fronte di una media UE del 44% e la riduzione della tassazione che grava sulle imprese e che incide sui profitti per il 65,4% rispetto ad una media UE del 42%. L’abolizione dell’IRAP sulla componente lavoro prevista dalla Legge di Stabilità va nella giusta direzione ma ancora molto resta da fare.


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