Per l'8 marzo le donne incrociano le braccia, in tutto il mondo.
Non solo mimose e paroline dolci: la festa internazionale della donna quest'anno diventa una giornata di lotta e partecipazione, #LottoMarzo, con uno sciopero generale che abbraccia lavoratrici dipendenti, precarie, autonome, intermittenti, disoccupate, studentesse, casalinghe.
#LottoMarzo e sempre la risposta alla violenza è l’autonomia delle donne #IOsciopero8M #YoParo8M #WhyIStrike pic.twitter.com/rv5aZgA4zM
— NonUnaDiMenoMI (@NonUnaDiMenoMI) 3 marzo 2017
"Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo!"
"Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo!" è lo slogan che raccoglie adepte in oltre 40 Paesi dove si terranno contemporaneamente sit-in, manifestazioni, cortei, banchetti informativi, proiezioni, letture. Le forme per bloccare le attività produttive e riproduttive - ricordano le organizzatrici in Italia - sono molteplici: l’astensione dal lavoro, lo sciopero bianco, lo sciopero del consumo, l’adesione simbolica, lo sciopero digitale, il picchetto. Non solo, si può aderire agli eventi organizzati nelle singole città o anche scegliendo di non esercitare una delle tante attività domestiche o di cura che non vengono riconosciute né retribuite. Come si sottolinea nel blog dedicato, "non una di meno, nessuna da sola".
#LottoMarzo Noi donne ci fermiamo in tutto il mondo @nonunadimeno pic.twitter.com/oAcnOYGAkG
— NonUnaDiMenoMI (@NonUnaDiMenoMI) 5 marzo 2017
Sciopero generale contro la violenza
Lo sciopero generale dell'8 marzo vuole essere la risposta delle donne alla "violenza ormai strutturale della società, in famiglia, al lavoro, a scuola, negli ospedali, in tribunale, sui giornali, per la strada".
Da qui, scrivono le organizzatrici, la decisione di "riaffermare la nostra forza a partire dalla nostra sottrazione: una giornata senza di noi".
Resteremo al sole delle piazze a goderci la primavera che arriva anche per noi a dispetto di chi ci uccide per “troppo amore”, di chi, quando siamo vittime di stupro, processa prima le donne e i loro comportamenti; di chi “esporta democrazia” in nostro nome e poi alza muri tra noi e la nostra libertà. Di chi scrive leggi sui nostri corpi; di chi ci lascia morire di obiezione di coscienza. Di chi ci ricatta con le dimissioni in bianco perché abbiamo figli o forse li avremo; di chi ci offre stipendi comunque più bassi degli uomini a parità di mansioni.
Perché scioperare in 8 punti:
I cortei, le assemblee e il piano femminista nazionale
Era il 26 novembre a Roma, una grande manifestazione con oltre 100mila donne attraversa il centro della città. Il giorno dopo, in un'affollata assemblea all’università La Sapienza di Roma, si discute di proposte politiche concrete e di un piano femminista nazionale. Infine a Bologna, il 4 e 5 febbraio un appuntamento nazionale richiama migliaia di donne, chiamate a partecipare alla scrittura del piano e alla condivisione di percorsi e pratiche verso lo sciopero globale dell’8 marzo.
A cento anni dall'8 marzo 1917, le donne decidono di tornare in strada in tutto il mondo per "protestare e scioperare contro la guerra che ogni giorno subiamo sui nostri corpi: la violenza, fisica, psicologica, culturale, economica". L'appello è per tutte, quelle che lavorano nel pubblico come nel privato, ma anche chi si occupa di lavoro domestico e di cura, "invisibile e quotidiano, ancora appannaggio quasi esclusivo delle donne, ancora sottopagato e gratuito".
Da nord a sud, i principali appuntamenti in Italia: