Controaliseo: cemento, zone bianche e Einstein

Odore di inchiostro

05 Febbraio 2009   10:30  

Pubblichiamo tre articoli  tratti dal Controaliseo,  periodico aquilano diretto da Ugo Centi,  indipendente ed educatamente irriverente, che  si è conquistato, in quattordici anni di vita completamente autofinanziati, un'ampia e fedele platea di lettori.  Ugo Centi  negli articoli che proponiamo affronta un tema a lui caro, la politica urbanistica e la cementificazione, ovvero le questioni che stanno portando alla crisi la maggioranza di centrosinistra a L’Aquila. Non è importante essere d’accordo:  nel Controaliseo si  trovano sempre  argomentatissimi spunti di riflessione, che arricchiscono il dibattito e che, come un prisma,  spezza e moltiplica l'unilateralità dei punti di vista. Cimento assai prezioso, in città dove la partecipazione politica è assente ingiustificata, e la società civile sonnecchia e bofonchia davanti al Grande Fratello. (FT)

 

VEDI ALLA VOCE CEMENTO
gennaio 2009

Mi sono chiesto di cosa parlare in queste quattro righe da stampare su Controaliseo. Qualcuno potrebbe dirmi: perché non parli della Giunta regionale, dell’esclusione degli assessori aquilani. Non ne parlo perché non me ne importa niente. Non credo che per fare qualcosa di buono uno deve essere nato qua. E poi, personalmente, non apprezzo certi politici eletti in zona. Perciò, se non gli hanno dato la poltrona da assessore, non mi interessa.
Qualche altro potrebbe allora domandarmi: e della questione del “rimpasto” degli assessori della Giunta Cialente che ne dici? Non dico nulla neanche di questo. Perché mi importa ancor meno di quelli regionali.
A me basta e avanza la politica, che giudico pessima, del sindaco Massimo Cialente.
Basta e avanza sapere che sarà la sua politica urbanistica, quella di Cialente, che impedirà alle generazioni future di ammirare lo stesso panorama del ponte di S. Appollonia che hanno ammirato le generazioni precedenti.
Basta e avanza sapere che la sua politica impedirà alle generazioni future di godere degli alberi a lato della scalinata di S. Bernardino come ne hanno goduto le generazioni passate.
Basta e avanza osservare che la politica di questo sindaco neghi al domani la possibilità di avere un “accesso” decente alla città da nord facendovi invece costruire un moloch edilizio lungo cento metri, largo fino a 25 e alto fino a 14 metri.
Ecco quel che mi interessa dire e che dico. Mi preme esprimere la mia indignazione civile per una politica, quella del sindaco Cialente, che rapisce il futuro alla città. Che lo mura entro mattoni grigi ed irremovibili.
Che consuma il suolo su cui potrebbe rinascere. Che impedisce le possibilità di un altro piano regolatore. Che sottrae speranze ad un’urbanistica che sia sociale e non solo speculativa.
Ecco quel che mi sembra utile dire e che dico. Esprimere la mia più profonda avversione, culturale ed etica, per questa politica La mia indignazione, personale e politica, verso questo modo di fare che giudico esecrabile.
Altro che futili polemiche localistiche, di cui ne ho pieni quelli che la Littizzetto chiama i maroni.
Ugo Centi



A PROPOSITO DI ZONE BIANCHE
Gennaio 2009

Sembra esserci un po’ di confusione, in città, sulle cosiddette “zone bianche”. Per capire cos’è una zona bianca, basta seguire un semplice ragionamento. In Italia c’è una legge del 1941 (la n.1150) che obbliga i Comuni a pianificare l’intero territorio municipale. Se, per qualsiasi motivo – nel caso aquilano la decadenza dei vincoli espropriativi – una parte del territorio resta priva di destinazione urbanistica, il Comune ha l’obbligo di provvedere ad una varante al piano regolatore.
Nel frattempo, però, non è – come troppo spesso  si pensa – che il terreno diventa per ciò stesso edificabile. Esso viene solo equiparato alla disciplina prevista dalla legge per le aree sprovviste di piano regolatore. Si applica, cioè, l’art. 9 della legge 380 del 2001, che consente la costruzione di edifici produttivi la cui superficie coperta non superi un decimo dell’area di proprietà.
La legge non indica altri parametri, quali volumi, altezze o distanze, per le quali resta in vigore il codice civile, ma anche il regolamento edilizio comunale.
Del resto lo stesso Consiglio di Stato, con una sentenza del 2007, sancisce che «l’obbligo di provvedere alla rideterminazione urbanistica di un’area nella quale siano scaduti i vincoli espropriativi, non comporta necessariamente che detta area deve conseguire una destinazione urbanistica
edificatoria. Ed ancor più chiara era la pronuncia dello stesso Consiglio di Stato nel 1999: «Il Comune… deve provvedere a pianificare le areea destinazione pubblica… prima che quelle aree siano compromesse dall’edificazione privata, evento che renderebbe impossibile il conseguimento dell’interesse pubblico».
Il Comune può quindi tranquillamente reimporre un vincolo di inedificabilità su tutte le aree che ritiene strategiche per l’interesse pubblico. Va da sé che l’intera zona limitrofa a piazza d’Armi, ad esempio, presenta fuor di dubbio piene caratteristiche ambientali da meritare la totale riapposizione del vincolo. È solo una  questione di volontà politica. È la politica che deve giustificare all’opinione pubblica i motivi per cui decide di agire in un modo piuttosto che nell’altro.


PARAFRASANDO EINSTEIN
Novembre 2008

Non possiamo risolvere i problemi se non abbandoniamo il modo di pensare che li ha creati». Parola di Albert Einstein. Che cade a pennello in questi tempi di crisi economica e non solo. Anche in una città come L’Aquila, la crisi entra nei discorsi, se non nelle tasche, della gente. Più difficile che entri invece nelle teste un pensiero nuovo per superarla. Un pensiero che certo non può essere locale. Ma che nel luogo può trovare un suo paradigma.
Perché anche al livello “piccolo” bisogna rendersi conto che non può esserci uno sviluppo illimitato. Che l’economia non può essere fondata sul mito dell’energia inesauribile, del consumismo irresponsabile, della cementificazione selvaggia.
Dalla crisi si può uscire in tanti modi. Ma quello che vale è uno solo: non considerare più la natura come una riserva illimitata. Il clima che cambia sotto i nostri occhi dice che questo non è più possibile. I rifiuti che produciamo dicono che non è quella la via d’uscita. L’inquinamento che respiriamo sconsiglia d’insistere. Ed il punto di misura sono, soprattutto, le città. È da lì che deve venire il cambiamento del modello. Anche da città come la nostra. Ed invece da questa città non giungono segnali di consapevolezza sufficiente.
C’è un sindaco, su nel Palazzo Civico, che si preoccupa soprattutto di portare avanti scelte sbagliate della precedente amministrazione. Ripesca localizzazioni commerciali del 1999 a sud della città; vuole realizzare inutili parcheggi pensati nel 2000 in pieno centro storico, pensa ad una viabilità progettata dieci anni fa; vorrebbe altro cemento in aree fluviali ed agricole oppure a due passi da zone vincolate; cerca di tenere in vita a tutti i costi una idea di metropolitana che non sta in piedi né economicamente né tecnicamente.
Questo sindaco vanta di appartenere alla sinistra, ma cerca nei fatti di realizzare tutto il peggio (urbanistico) che alla destra che lo ha preceduto riuscì solo di pensare, non di fare. Questa città non può risolvere i suoi problemi senza cambiare il pensiero che li ha generati, appunto parafrasando Einstain. Ma il suo sindaco non solo non cambia quel pensiero, ma prova a mettere
in pratica tutto quello che diceva di avversare dieci anni fa, quando faceva il consigliere comunale d’opposizione. C’è una drammatica inadeguatezza politica, per non dir di peggio.
Come il globo, anche le città, e L’Aquila non fa eccezione, possono affacciarsi ad un avvenire migliore solo se smettono l’indifferenza alla Natura e alla Storia. Il sindaco, evidentemente, non lo ha capito. Non si è aggiornato.
È rimasto ad un'altra politica. E non lo ha capito la Città nel suo complesso. Brutta situazione, non c’è dubbio. Ci aspetta un inverno cupo. E non solo in senso meteo.
Ugo Centi

 

IL SITO DEL CONTROALISEO

 


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