"Dobbiamo essere preparati ad arrivare tra i duemila e i tremila casi, sperando che l'isolamento sociale ci consenta di ridurre al minimo la diffusione. Si prevede una fase di ulteriore espansione che ci terrà impegnati: sono convinto che fino alla fine di aprile non avremo sostanziali variazioni della nostra attività".
Lo afferma il direttore dell'Unità operativa complessa di Malattie infettive dell'ospedale di Pescara, Giustino Parruti. "Siamo in una fase pandemica, che per la nostra realtà locale è epidemica. Quando questa fase sarà finita potrebbe instaurarsene una endemo-epidemica, potremmo aver risolto la maggioranza dei focolai, ma trovarci ancora a dover fronteggiare piccole o grandi insorgenze del virus. Ci vorrà una grande organizzazione e sarà importante mantenimento efficienza delle unità operative integrate di Malattie infettive. E' difficile pensare che non ci sia qualche contagio di ritorno; allora lì sarà decisivo che i focolai esistenti siano stati spenti in modo efficiente".
"Ogni Asl deve sviluppare il suo programma di implementazione di posti aggiuntivi sia nella degenza Covid ordinaria, cosiddetta ordinaria perché sono tutti pazienti difficili, sia nella degenza rianimatoria.
Così facendo non faremo cattedrali nel deserto e non saremo scoperti dopo, perché successivamente questa rete deve continuare a funzionare forse per un anno o due con lo stesso livello di attività e di efficienza" afferma il direttore dell'Unità operativa complessa di Malattie infettive dell'ospedale di Pescara, Giustino Parruti, della task force della Regione Abruzzo.
"Trovo più razionale che ciascuna delle Asl investa fondi per ristrutturazioni o implementazione e che poi investa su opere che rimangano alla gestione ordinaria nei mesi futuri - ribadisce - piuttosto che creare delle cattedrali nel deserto".
"Sarebbe folle aver speso tanto e non fare i test prima di rimettere tutti in libertà. Tutte le Regioni per non vanificare l'enorme spesa dovranno trovare delle strategie intelligenti. Una su cui c'è accordo da parte di tutti è testare tutti gli operatori di pubblica utilità che non si sono fermati in questo periodo: operatori sanitari e medici di base, forze dell'ordine, stampa, tutti coloro che per necessità hanno continuato ad avere rapporti sociali".