La Andreola resta, dunque, ai domiciliari nella sua casa di Salerno perchè, secondo i giudici, resta vivo il rischio d'inquinamento delle prove. Una decisione che prende spunto dalla stessa relazione del Gip Billi quando sostiene che - in considerazione del livello assoluto e totale di contaminazione degli appalti pubblici già attuato, per gli indagati piuttosto che di mero pericolo di reiterazione del reato si può parlare di certezza di ulteriore realizzazione delle condotte illecite già commesse. Si ritiene, inoltre, che la capacità criminale degli indagati, la scaltrezza dimostrata nell'evitare di parlare chiaramente al telefono dei loro accordi illeciti e nel sostituire documentazione originale con altra idonea allo scopo sia sintomatica di un elevato e concreto pericolo d'inquinamento probatorio."
IL RAPPORTO "MASCI"
Intanto spunta un rapporto della Struttura speciale di supporto ispettivo contabile della Regione, coordinato dall'assessore regionale al bilancio Carlo Masci, consegnato in tempi non sospetti alla Procura dell'Aquila, nel quale venivano sottolineate della anomalie nella delibera 856 del 15 novembre del 2010 sul programma di cooperazione transfrontaliera Ipa Adriatico, firmata in calce dalla Andreola. Un atto attraverso il quale la Regione affida all'Oics una serie di servizi di supporto assistenza al programma europeo: emanazione e gestione di una gara d'appalto da 500 mila euro a favore dell'autorità di Audit e del Group of auditors. Una procedura ritenuta non conforme e subito corretta da Masci con una delibera di rettifica datata 15 febbraio 2011, ovvero tre mesi dopo, a seguito di una serie d'incontri di fuoco, sia verbali che scritti, tra Masci e l'Andreola.
