Costa Concordia, il pm di Grosseto: "Schettino torni in carcere." Rischia 2697 anni di galera

Il Tribunale del Riesame si pronuncerà giovedì 9 febbraio

07 Febbraio 2012   10:22  

Si deciderà del suo destino giovedì 9 febbraio.

Il tribunale del Riesame di Firenze nella giornata di ieri doveva stabilire se accogliere o meno la richiesta del Pm che voleva riportare in carcere il comandante della Costa concordia, Francesco Schettino.

La decisione è slittata al 9 perché il Tribunale vuole esaminare i ricorsi presentati sia dalla difesa di Francesco Schettino (gli avvocati Leporatti e Parascandola) che chiede di revocare gli arresti, sia quella della Procura di Grosseto, rappresentata dal sostituto Stefano Pizza, che si oppone gli arresti domiciliari decisi dal Gip di Grosseto e chiede che il comandante torni in carcere.

Il colleggio del Riesame riunitosi era formato da Livio Genovese, presidente, e dai giudici a latere Maria Elisabetta Pioli e Pier Francesco Magi. Per tre ore e mezzo di udienza, sono state discusse le due domande di riesame.

La procura di Grosseto crede molto nei presupposti del pericolo di fuga e dell’ inquinamento probatorio, perciò ha ribadito in udienza la necessità di confermare il carcere.

I legali del capitano avevano chiesto l'annullamento dell’ordinanza ai domiciliari, proprio partendo dai contenuti del provvedimento emesso dal gip. L'evento commesso da Schettino, sottolineano gli avvocati, è "unico per dimensioni e, quindi, implicitamente qualificato irripetibile". Vale a dire che si escluderebbe la possibilità di "recidiva", dal momento che la Costa crociere lo ha anche sospeso. Il procuratore capo sostiene che già la notte del naufragio Schettino cercò di scappare dall'isola del Giglio, cosa che non gli riuscì soltanto per una serie di circostanze. E l'aver abbandonato la nave, sottolineano sempre dalla Procura, è "indicativa della tendenza a trovare una comoda via di fuga dai propri doveri, sempre e comunque".

La Procura di Grosseto, nel ricorso di dodici pagine presentato al Tribunale del riesame di Firenze, fa letteralmente i conti: "Quindici anni per omicidio colposo plurimo, dieci anni per disastro da naufragio, e otto anni per ciascuno dei passeggeri abbandonati e morti in conseguenza del naufragio". 2.697 anni in cella, tenuto conto che ci sono 34 cadaveri e 300 persone abbandonate sulla nave. La procura di Grosseto fa i calcoli per ogni passeggero coinvolto nel disastro della Concordia. E li elenca nel ricorso di dodici pagine presentato al Tribunale del riesame di Firenze.

Nel ricorso c’è pure un  riferimento alla Costa, alla volontà del comandante di inquinare le prove e di chiedere a loro conferma sulla linea da seguire. Elemento desumibile - per il pm di Grosseto - "dai contatti intensi intrattenuti con Ferrarini (Roberto, responsabile unità di crisi, sentito nei giorni scorsi per oltre sei ore, ndr) durante le fasi immediatamente successive allo scontro sullo scoglio, circostanza che deve collegarsi alle affermazioni di Schettino verso la compagnia durante l’attesa in caserma e al fatto che questa possa avere interesse a far fornire una certa versione dei fatti". Un comportamento che avrebbe tenuto "in aderenza ad aspettative di terzi soggetti come pure a trovare giustificazioni al suo operato".


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