Costa Concordia: le responsabilità di Schettino e della Costa

riceviamo a pubblichiamo

26 Gennaio 2012   18:41  

LA COSTA CONCORDIA... LA SOLITA BAGARRE

Trovarsi in mare e con una grande responsabilità sulle spalle non è cosa di poco conto. Incorrere in una disavventura ancor meno. Che parlino i soliti noti (ma sono proprio esperti di tutto i vari volti della TV!) è cosa acquisita.
Siamo nel campo della SPECULAZIONE MEDIATICA, ovvero di un vacuo esibizionismo che serve a magnificare la propria figura. Ciò avviene mediante un linguaggio di persona furba, che dà ad intenderla di saperla lunga. Anche qui... non è cosa di poco. E' meraviglioso che questi personaggi riescano a riassumere
nelle loro espressioni tutte le opinioni dei cosiddetti UOMINI DELLA STRADA
(ma... perché? Non hanno casa? Sono barboni?).
E' chiaro che la responsabilità di una nave con mille uomini di equipaggio ed oltre cento ufficiali esperti di mare non può ricadere su un solo uomo, sia pure investito della maggiore responsabilità, ovvero il Capitano Francesco Schettino.
Nelle solite trasmissioni televisive - che oscillano fra il pietismo e la condanna da Torquemada - è stato affermato che a 39 anni il Comandante della Costa Serena (gemella della Concordia) fosse troppo giovane per guidare siffatto "bastimento". Ciò rientra certamente nella logica odierna delle MAMMINE, che chiamano RAGAZZO il figlioletto di... sessant'anni. Vorrei sapere quando diventerà uomo: forse a novant'anni, se il destino gli accorderà lunga vita?
La vita di mare è una vita difficile. Posto che dall'acquisizione del diploma di perito nautico occorrono anni per acquisire la Patente di Capitano di Lungo Corso (in passato non trascorrevano meno di dieci anni, attualmente un po' meno), non può essere insignificante un così lungo periodo "cielo e mare". Grande meraviglia desta invece il fatto che una nave da crociera di 114 mila tonnellate di stazza e lunga 298 metri accosti a poche miglia dalla costa (1 o 2). Supposto che il miglio marino misura 1.851 metri, che costituiscono
gli 8/7 di quello terrestre, è facile arguire che una nave siffatta poteva trovarsi a circa due-tre chilomentri dalla costa o poco più. Tenuto conto che la
distanza di sicurezza dalla costa di navi di grande tonnellaggio è minimo 5 miglia (e non 5 chilometri, come qualche artista della parola della solita TV ha dichiarato, confondendo palesemente il miglio con il chilometro), è evidente che la Concordia era troppo sotto costa nel giorno del tragico impatto con il costone sommerso.
Questi dati sicuramente non sfuggono ad un esperimentato uomo di mare come il Comandante Francesco Schettino, che di anni ne ha 52, e che si trova quindi nella piena maturità per comandare una nave di grande stazza.
Qui entra in causa l'ormai "acquisito" "saluto alle isole": sicuramente una consuetudine voluta dalla Compagnia di Navigazione Costa (ora di proprietà non italiana, ma statunitense). E qui il Comandante c'entra relativamente.
Tuttavia la maggiore responsabilità della navigazione ricade su di lui. L'antica legge marinara prevede inoltre che il Comandante (sia civile, sia militare) abbandoni per ultimo la nave o, peggio, perisca con essa. Ma nel caso della Concordia bisognava condurre al salvataggio gli uomini a bordo. E' sicuro che si potesse fare dalla situazione di pericolo in cui versava la nave?
E' evidente che la condotta della navigazione (oggi semplificata dai sofisticatissimni strumenti di bordo) non sia complicata come un tempo, quando bussole, compassi, calcolo delle meridiane e delle altezze obbligavano il timoniere a sottostare ad ordini, che, solo in apparenza, sembravano folli.
Tali manovre erano paragonabili a quelle che Rommel compiva nel deserto libico, facendo marciare i carri in varie direzioni senza un apparente nesso logico.
Invece la logica c'era, eccome!
E' ancora evidente che la condotta della navigazione ricada su tutto l'equipaggio, specialmente su Comandante, Primo, Secondo e Terzo Ufficiale.
Ma i subordinati non sono certo esenti da responsabilità.
Il Comandante di Capitaneria De Falco è passato per un eroe. Mi sia consentito dire che la situazione in mare non si vede da una postazione, altrimenti rinnoviamo l'increscioso caso di NAVI E POLTRONE di Antonino Trizzino.
Avere il quadro della situazione stando in mare (e Schettino ha comunicato alla Compagnia di Navigazione di essere nei guai) non è facile. Non dimentichiamo che Hitler riteneva imbelli i vari Lutjens, Bey, Lindemann e perfino il Grossadmiral Raeder. Hitler muoveva i modellini di navi sulla carta, ma in mare non c'era lui.
Ciò non toglie che la capacità del Comandante di una nave si misuri dalla freddezza, dall'intuito, dalla saldezza di nervi, tutte doti non appartenenti ai comuni mortali. Quella distinta presentatrice TV, che pretende di saperla lunga, ha affermato che il Comandante Schettino non avesse sufficienti qualità marinare (però per oltre trent'anni le ha avute ed una grande Compagnia di Navigazione non affida la responsabilità di una nave così grande e di cinquemila uomini all'ultimo arrivato). Quando l'albero secca tutti corrono a far legna e ben per noi che Hitler non abbia vinto l'ultimo conflitto, altrimenti gli avremmo dedicato Piazze e Monumenti a gloria imperitura.
In conclusione, mi dichiaro ben disposto verso il Comandante Schettino.
Senza pretendere di influenzare minimamente lo sviluppo dell'inchiesta.
Crocifiggere una persona senza avere i giusti elementi fa parte del farsesco sistema giornalistico televisivo, dove, fra pianti, scherzi, riso e ballo, ingurgitano tanti milioni di euro, per giunta meritandosi l'appellativo di Eroi... s'intende della parola, è cosa poco commendevole.
Dunque, erano imbelli anche i Comandanti Calamai, Smith, gli Ammiragli Campioni, Jachino, Falangola, etc.? Il Comandante del Titanic era un incapace?
Il Comandante del Lusitania pure?
Allora non c'era un grande bombardamento mediatico. Forse c'era più serietà?
I Giudici dovranno - ecco spiegato l'arcano - giudicare dai fatti obiettivi, scavando in eventuali responsabilità fuori dalla nave. Non dovranno giudicare dalle parole dei giornalisti allevati nell'arroventato clima del pietismo e delle tigri assetate di sangue.

Dr. Eliano Bellanova
Presidente dell'Araba Fenice Edizioni Magna Grecia
Direttore de IL FARO-MESSAGGIO SALENTINO


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