Costi dei dirigenti e della macchina regionale: è scontro tra Direr e Confindustria

31 Ottobre 2013   17:03  

Scontro a distanza tra Paolo Primavera di Confindustria Chieti e il Direr, il sidacato dei dirigenti regionali, sui costi della burocrazia e sui previlegi reali o presunti delle alte sfere della funzione pubblica. 

IL DIRER  ABRUZZO: ''NO A TENTATIVI STRUMENTALI VOLTI A CREARE SCONTRI TRA DIRIGENTI E RESTANTE PERSONALE''

Il sindacato Direr Abruzzo (della Federazione nazionale dei dirigenti e dei quadri direttivi delle regioni) esprime viva protesta e rifiuta qualsiasi tentativo strumentale volto a creare scontro fra i dirigenti ed il restante personale.

Le responsabilita' pesanti della difficile situazione in atto nella Regione Abruzzo - si legge in una nota a firma del segretario regionale, Silvana De Paolis - sono tutte da attribuire alle scelte sbagliate poste in atto da questo governo regionale.
E' mancata a questa Amministrazione la necessaria visione strategica e programmatica dell'organizzazione regionale.

Si e' assistito a scelte legislative effettuate senza una adeguata analisi di fattibilita' (si pensi alla eliminazione delle agenzie regionali - ARSSA, APTR e Abruzzo Lavoro- che ha aumentato i problemi, senza produrre il miglioramento dei servizi e la diminuzione dei costi).

Una rincorsa ossessiva ai tagli all'organico della dirigenza imposti in maniera lineare, indiscriminata e sperequata sul territorio, che ha costretto i Direttori a porre in essere uno stressante e permanente processo di riorganizzazioni, parcellizzate, a volte mirate, che sta ipotecando la funzionalita' della macchina regionale.

La struttura e' stata ridotta intervenendo senza analisi dei fabbisogni e senza standard oggettivi, a scapito dell'efficienza e della efficacia del sistema, mortificando le professionalita' interne e scaricandone tutta la colpa e la responsabilita' sulla dirigenza.

- Sui dirigenti rimasti in servizio dopo i tagli - afferma sempre il sindacato - si sono sommate molteplici responsabilita' aggiuntive a cui non ha fatto riscontro nessun incremento stipendiale.

Questo Governo regionale ha scardinato il sistema della valutazione della dirigenza minando i principi di indipendenza e oggettivita', con un pericoloso passo all'indietro nel percorso del riconoscimento del giusto merito.

Ancora mancano le valutazioni della dirigenza relative all'anno 2012 e non e' affatto vero che sono pronti i premi per i dirigenti perche' ancora non viene quantificato il fondo per il risultato della dirigenza dell'anno 2012.
I dirigenti con senso di responsabilita' hanno addirittura dato la propria disponibilita' a rinunciare a parte del loro fondo di risultato per l'anno 2012 a favore del restante personale; ma tutto e' rimasto lettera morta per la latitanza dell'assessore Carpineta e l'incapacita' del Governo regionale di adottare i necessari provvedimenti.

Tutto il personale della Regione e' in difficolta' e vede negati i propri sacrosanti diritti contrattuali; gli stipendi dei dipendenti pubblici, a differenza dei privati, sono fermi dal 2009 e continueranno a subire il blocco fino al 2016.
Non si stanno difendendo privilegi di casta come ingiustamente dice "l'indignato" Presidente Primavera.
Per risparmiare sono stati prodotti guasti forse irreparabili al corpo organizzativo, mentre i politici non hanno avuto neanche il coraggio di tagliare i costi della politica e gli incarichi fiduciari.

Ora con la scusa dei risparmi ci si appresta a tagliareanche il numero dei dirigenti in Consiglio Regionale.

Non sara' forse per celare l'aumento di spesa collegato al mantenimento degli attuali 45 consiglieri in attesa del rinnovo elettorale? Non e' questo il risanamento che chiedeva la Direr quando ha piu' volte sollecitato la riforma regionale; e' dalla sanita' e dal suo debito che assorbe la stragrande parte del bilancio regionale che si deve ripartire per razionalizzare il sistema e recuperare risorse, senza tagliare i servizi al cittadino ed alle imprese.

PRIMAVERA: ''LE TASSE CHE PAGHIAMO SERVONO SOLO A MANTENERE IL POSTO DEGLI IMPIEGATI PUBBLICI''

''Stabilizzare i precari della Pubblica amministrazione. Aumentare gli stipendi di chi già lavora negli uffici regionali. Premi di risultato ai dirigenti. Quando leggo queste notizie mi pare di sognare e di essere non in Italia, ma in un altro Stato.

Ma come può accadere?

Le imprese private chiudono e licenziano o magari falliscono, la crisi è dappertutto , ma alla Regione e nei Comuni è come se non ci fosse.

Eppure le regole dovrebbero essere uguali per tutti. E così mentre la Pubblica amministrazione non è toccata affatto dalla crisi, i privati invece sono massacrati, dai lavoratori più umili che sono i primi ad essere licenziati, fino ai vertici.

Non si capisce perché la tasse che paghiamo servono solo a mantenere il posto agli impiegati.

In realtà sa perché questi soldi non arrivano, anche se lo ha promesso il Governo?

Perché le istituzioni locali questi soldi se li tengono stretti per mantenere in piedi la loro macchina amministrativa, appunto il personale. Come avviene nelle Asl, gli amministrativi in cui in proporzione sono più numerosi dei medici e degli infermieri. Sono carrozzoni da ridimensionare. La Regione, tanto per fare un esempio, è sovradimensionata rispetto ai servizi che eroga. Ma invece di tagliare, stabilizza i precari.

L’assessorato all’agricoltura ha 5-600 dipendenti, quando ne sarebbero sufficienti 70-80. So che questo dipende dallo scioglimento dell’Arssa, ma il problema è proprio questo: i servizi debbono essere gestiti dai privati o come fanno i privati. Se funzionano, continuano ad operare, altrimenti chiudono. Consideriamo i ritardi nella costruzione dell’azienda unica regionale dei trasporti, da gestire come le imprese private.

Oggi una Pubblica amministrazione inefficiente e con troppo personale inamovibile è un privilegio intollerabile''

 


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