Una giovane donna abruzzese costretta a lasciare la sua regione per abortire, una situazione che evidenzia il grave problema dei medici obiettori.
Maria, 26 anni, ha preso una decisione difficile ma consapevole: interrompere una gravidanza indesiderata. Purtroppo, in Abruzzo nel 2025, abortire sta diventando sempre più complicato a causa della mancanza di medici non obiettori. Dopo aver scoperto di essere incinta, Maria si è rivolta all'ospedale di Vasto per avviare la procedura di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), ma lì ha trovato solo ostacoli. Nonostante avesse già un test positivo, le è stato richiesto di fare un’ecografia, una procedura che lei ha trovato inusuale, e le è stato detto che l'ospedale non poteva accoglierla perché mancavano medici non obiettori.
Arrabbiata e discriminata, Maria ha chiesto consiglio alla sua ginecologa, che le ha suggerito di rivolgersi all'ASL di Campobasso in Molise, dove la situazione sembrava più favorevole. Tuttavia, il viaggio non è stato facile: ha dovuto percorrere 200 chilometri tra andata e ritorno per raggiungere la struttura, aggravato anche dal fatto che il suo lavoro da magazziniera la costringe a percorrere ogni giorno lunghe distanze. Nonostante le difficoltà, l’appuntamento in Molise è stato fissato senza ulteriori complicazioni.
La denuncia di Maria è stata raccolta dal Collettivo Zona Fucsia, che ha evidenziato i problemi sistemici della regione. La situazione in Abruzzo è critica, con molte donne costrette a spostarsi fuori regione o a subire trattamenti discriminatori a causa dell'alta percentuale di medici obiettori di coscienza. La manipolazione emotiva e l'allungamento dei tempi per l'Ivg sono strategie utilizzate in alcune strutture sanitarie per dissuadere le donne. La testimonianza di Maria rappresenta una delle tante storie di difficoltà che si ripetono in tutta la regione, dove l'accesso a servizi fondamentali come l'aborto continua a essere un diritto negato.
Secondo Benedetta La Penna del Collettivo, il caso di Maria non è un episodio isolato, ma un esempio delle carenze che affliggono il sistema sanitario abruzzese. Non solo l'accesso all'Ivg è difficoltoso, ma la mancanza di informazioni e di trasparenza in merito ai servizi disponibili aggrava ulteriormente la situazione.
L'intera vicenda getta una luce inquietante sulla realtà dell'aborto in Italia, evidenziando come l’assenza di medici non obiettori e la mancanza di risorse adeguate possano ostacolare gravemente il diritto delle donne a prendere decisioni in piena autonomia. Per fortuna, movimenti come Zona Fucsia continuano a sostenere le donne, facendo sentire la loro voce e impegnandosi per difendere i diritti riproduttivi.