I dati del ministero della Salute indicano che i nuovi casi positivi sono stati 4.200 in 24 ore contro i 5.735 del giorno precedente: una flessione dovuta, come ogni lunedì, al basso numero di test eseguiti. Il ministero indica infatti che i nuovi casi sono stati individuati tramite 102.864 tamponi, fra molecolari e antigenici rapidi, contro i 203.511 del giorno prima. Il tasso di positività è perciò salito dal 2.8% al 4%. I decessi sono stati 22 in 24 ore, contro gli 11 del giorno precedente.
Guardando alle regioni, il maggiore incremento giornaliero dei casi si è registrato in Sicilia, con 923, seguito da Toscana (492). Lazio (474), Veneto (425), Campania(315), Lombardia (200), Sardegna (172) e Puglia (144). A preoccupare sono soprattutto i ricoveri.
Il ministero della Salute segnala che sono complessivamente 323 i ricoverati in terapia intensiva, con un incremento di 24 in una giornata nel saldo tra entrate e uscite e 39 nuovi ingressi. Sono aumentati di 115 unità anche i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari, per un totale di 2.786.
L'Agenas segnala inoltre che è arrivato al 5%, a livello nazionale, il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti ordinari per pazienti affetto da Covid-19.
Quattro regioni in particolare vedono un aumento dell'1%: sono la Calabria (11%), Toscana (5%), Piemonte (2%), Basilicata (7%). A cogliere i primi segnali di allarme nelle regioni e nelle province, dove sembra attenuarsi la frenata dei contagi: a rilevarli è il matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto perle Applicazioni del Calcolo "Mauro Picone" del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). "Seppure a livello nazionale sembra che siamo al picco dell'incidenza dei positivi, ci sono segni di allarme a livello regionale e provinciale", ha osservato.
La sua analisi indica che la frenata della crescita dei contagi si sta attenuando in sei regioni: Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Puglia e Valle d'Aosta. Si registra inoltre un rallentamento del calo dell'incidenza media dei positivi nel Lazio, in Sardegna e in Umbria, mentre nella provincia autonoma di Trento e Sicilia la riduzione è quasi nulla.
Di sicuro ci si trova davanti a una situazione complessa e che, per il fisico teorico Enzo Marinari, dell'Università Sapienza di Roma, ha elementi che richiamano quanto è avvenuto nell'estate 2020: "un anno fa - ha detto - assistevano a un identico processo, con una crescita rapida seguita da un rallentamento di alcune settimane e poi di nuovo dalla crescita veloce" avvenuta tra fine settembre e l'inizio di ottobre 2020".
Al momento, ha concluso, ci troviamo agli inizi della curva e quello che emerge con chiarezza è che ad essere più toccati dall'infezione sono i non vaccinati.