Crac Di Pietro: si cercano soldi anche in Gran Bretagna

24 Febbraio 2012   09:44  

Una bancarotta da 15 milioni, per la quale la procura di Teramo ha chiesto una nuova rogatoria internazionale in Gran Bretagna. Dopo quella in Svizzera, quindi, si va a caccia di documenti anche nel Regno Unito.

Il pm Irene Scordamaglia ha indirizzato la Guardia di Finanza alla ricerca di tutti gli elementi chiave che possano meglio spiegare gli ingenti passaggi di denaro tra conti italiani e esteri.

Le indagini si allargano dopo il sequestro delle quote di due società nello studio Chiodi-Tancredi. Gli indagati per ora restano sei, ma non è escluso che se ne aggiungano altri al rientro di tali atti dall'estero.

Le indagini fino a questo momento hanno accertato che diverse società tutte riconducibili a Di Pietro, a Curti e alla moglie di quest'ultimo siano fallite in rapida successione e che, ogni volta, ci sia stato uno spostamento di ingenti somme di denaro da una all'altra sottraendolo ai creditori.

Questo denaro, secondo l'accusa, sarebbe stato fatto passare attraverso banche svizzere, cipriote e inglesi prima di farlo rientrare in Italia.

L'ipotesi degli inquirenti è che tali cifre sottratte ai creditori siano state utilizzate per acquistare immobili.


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