Cronaca di una notte in attesa del terremoto

01 Dicembre 2009   14:03  

''Allora, ma è vero che questa sera fa il terremoto?'', ''Si... il radon è alto...alto quanto?...più del sei aprile... 4800 è alto... Quattomilaeottocento cosa, mi chiedi? E che ne so...ma mi sa che sta arrivando nà spetenga!'' ''Ma a te chi te l'ha detto?'', ''Sul sito di Giuliani non c'è scritto nulla, secondo te è vero?'', ''Ma che dice Enzo Boschi? Così faccio l'incontrario di quello che dice e ci azzecco sicuro!'', ''Vieni da me stasera, così ce lo vediamo insieme il terremoto?'', ''Un altro terremoto? Ma che siamo pazzi! E che dobbiamo ricominciare da capo, con le tendopoli, i clown, i giornalisti che ti fanno domande idiote, Bruno Vespa con il pupazzo in mano tra le macerie fumanti, la fila alla mensa, il badge, i bagni rossi con le marce ...per carità...preferisco morire serenamente e senza rimpianti nel mio letto...'', ''E a Pizzoli? A Pizzoli lo fa il terremoto?... No...che a Pizzoli c'ho mia suocera che vive in una casa inagibile... così...te lo chiedevo solo per curiosità...''.

Sono questi, cari lettori, stralci di dialogo tra aquilani post-terremotati intercettati per voi dal nostro taccuino-cimice, ieri sera in città. A provocare una tutto sommato routinaria e serena situazione di panico generalizzato è stata la notizia, diffusasi inizialmente su Facebook, e poi tracimata nel mondo fisico, secondo cui il radon, misurato dalle apparecchiature di Giampaolo Giuliani, era arrivato a livelli altissimi, pari a quelli registrati nelle ore precedenti la catastrofe del sei aprile.

In realtà Giampaolo Giuliani aveva assicurato che non si sarebbero comunque verificate scosse di grande entità, sopra la magnitudo 3.5. Ma si sa, basta una voce, un piccolo allarme, e poi ci pensa il passaparola a trasformare un topolino in un elefante, un rigagnolo nelle cascate del Niagara. Bisogna anche sapere che nel calendario di molti aquilani era segnata in rosso una data, il primo dicembre, con scritto affianco ''terremoto'', come fosse la scadenza della rata del mutuo, o il compleanno del nonno. Nelle tendopoli girava infatti voce dei sogni premonitori di una anziana signora che non solo aveva vaticinato il sisma del sei aprile, ma anche quello a venire appunto in data 1 dicembre 2009. E per molti aquilani, come il commissario Basettoni, due coincidenze fanno una tetragona certezza.

Per fortuna comunque non è accaduto nulla. Si sono verificate soltanto due scosse di lieve entità. Ora i pro-Giuliani diranno che i precursori ci hanno azzeccato, perché la terra ha comunque tremato scaricando gradualmente l'energia.

Chi non crede nel suo metodo sosterrà invece che il picco di radon, a rigor di logica, avrebbe dovuto anticipare una scossa ben più forte, se davvero aveva raggiunto livelli altissimi.

Qualcuno è rimasto molto deluso, in particolare chi aveva trascorso la giornata di ieri ad allarmare con sms amici e parenti, e che questa mattina avrà esclamato: ''Niente scossa! In questo paese non funziona nulla, mai che una cosa annunciata di verifichi con puntualità! Che quaquaraquà il terremoto!''.

Hanno sperato in una scossa parossistica anche quei truci possidenti aquilani, esponenti di un'impunita piccola borghesia potenzialmente para-mafiosa, che armati di mazzetta hanno già cercato di aggravare i danni delle loro case per farle salire nella graduatoria di inagibilità, oppure per evitare, non sia mai, la requisizione dei loro appartamenti sfitti.

Ma torniamo alle concitate ore di ieri sera. Gli aquilani che vivono nelle case antisismiche hanno dormito sonni tranquilli, come chi si è costruito una casetta di legno in giardino.

Per tutti gli altri, che vivono in case dichiarate agibili, talvolta da frettolosi e superficiali sopralluoghi, prese in affitto all'indomani del sei aprile, è stata invece una notte insonne e tormentata da amletici dubbi. Ovviamente abbiamo intercettato anche loro: ''E se fa veramente?'', ''Ma questa casa è sicura?'', ''E chi me lo assicura che la mia casa reggerà anche ad un altro sisma che avrà un epicentro e dinamiche diverse rispetto a quello del sei aprile?'', ''Nel dubbio dovrei dormire altrove, si, ma dove...'', ''Ma posso vivere con quest'angoscia per altri dieci anni?'' .

Il tam tam degli sms ha avuto comunque il merito di indurre a dormire fuori casa chi è tornato in case B e C e addirittura E, perché di fatto nessuno gli ha dato altre alternative in città. Grazie al procurato allarme sono tornati in camper, hanno chiesto ospitalità ad amici e parenti con abitazioni senza vistose crepe e con più rassicuranti tamponature.

Altri hanno comunque dormito in casa ma almeno avevano a portata di mano il kit da sfollato provetto composto da: caschetto giallo, telefonino e caricatore, documenti, chiavi della macchina e di tutte le abitazioni e cantine possedute, coltellino da boy scout, soldi, torcia elettrica, bottiglietta d'acqua, panino con la mortadella, coperte, ombrello, un libro.

Molte case aquilane abitate non sono ancora sicure ed eventi sismici pericolosi sono sempre possibili nella nostra martoriata terra. Il procurato allarme è stato dunque opportuno, anche perchè non è costato un euro, non ha provocato incidenti, ingorghi e infarti. Non ha creato patemi d'animo e imbarazzi ai nostri governanti, che in caso di emergenze sono i primi ad andare nel panico, perchè regolarmente non sanno che pesci prendere. Ognuno questa volta si è regolato in base al suo buon senso, come cittadino libero e consapevole e soprattutto padrone del suo destino.

E i cittadini aquilani infine dopo il sei aprile almeno una cosa l'hanno imparata: in caso di potenziali situazioni pericolose tocca affidarsi al passaparola, al culo e alla fuga, l'unica forma, un po' rozza, di prevenzione contro le catastrofi naturali, in un Paese in buona parte costruito con cemento di infima qualità e in modo abusivo e fraudolento sopra faglie sismiche pericolosissime, intorno alla bocca dei vulcani, sotto montagne prossime a franare, lungo fiumi che prima o poi esonderanno dai loro argini artificiali.

Filippo Tronca

La bellissima illustrazione è di Jerzy Gluszek


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