Cultura, dopo un secolo memoria alle vittime di Monongah. Mura: un d

16 Novembre 2007   16:21  
Una rapida pittura, attraverso un film documentario suggestivo dell´epoca, ha aperto la conferenza stampa di presentazione del "Progetto Monongah". Un´iniziativa che nasce come memoria di centinaia di italiani e di abruzzesi morti, nel 1907, nella più grande strage mineraria americana: quella di Monongah, nel West Virginia. "Morti senza un volto, finiti in fosse comuni - ha voluto ricordare l´assessore alla Cultura, Betti Mura (nella foto), nel suo intervento - ed è un dovere, quello della Regione Abruzzo, ma anche di tutta l´Italia, ricordare, a cento anni da quella sciagura, la tratta sullo schiavismo, ed anche dare un volto a tutti i minatori italiani sotterrati su una fredda collina". Il vero bilancio di quella sciagura è ancora sconosciuto, perchè in quelle gallerie c´era un numero considerevole di clandestini, lavoratori non ufficialmente registrati, di cui molti erano ragazzi di 12-16 anni. Per questa ragione di moltissime vittime non si sa nulla, sepolte senza un nome o una croce. La Filef Abruzzo, in collaborazione con l´assessorato alle Politiche Sociali, ha presentato in calendaro delle manifestazioni. Un cartellone ricco che prevede anche la proiezione del documentrio "Monongah, la Marcinelle americana" di Silvano Console. E lo stesso Console ha anticipato che il film sarà presentato anche a Roma, alla Farnesina, il 26 novembre prossimo, alla presenza del Senatore Franco Danieli, Vice MInistro degli affari esteri, dell´Ambasciatore Adriano Benedetti, Direttore Generale per gli Italiani all´estero, e dei rappresentanti delle Regioni direttamente interessate. "Disastri come quello di Monongah - ha ripreso Mura - oltre al ricordo e al doveroso omaggio alle vittime, devono farci riflettere su temi di estrema attualità: il dramma dell´emigrazione e dell´immigrazione, la sicurezza nei posti di lavoro e lo sfruttamento dei minori. Fenomeni che, oltre al dramma sociale in se, non stanno facendo altro che aumentare la paura dello straniero. Vorrei dire - ha proseguito l´assessore - che occorre ricordarsi che anche gli italiani e gli abruzzesi sono stati stranieri all´estero, e che quindi occorre distinguere il lavoratore dal delinquente: quest´ultimo va certamente perseguito e punito, chi si sposta, invece, vittima della povertà, per lavorare, va aiutato". (REGFLASH)

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