D'Alfonso sferza Chiodi: "Non ci si affida a Frate Indovino per far votare gli abruzzesi!"

12 Luglio 2013   16:28  

Così scrive l'ex sindaco di Pescara e quasi sicuro candidato alle primarie del centrosinistra alla carica di Governatore d'Abruzzo:

Un potere comincia a concepirsi come autonomo se riesce a determinare almeno il quando e come convocarsi per deliberare. I primi parlamenti si contrapposero al sovrano armati proprio del diritto di decidere data e oggetto delle loro deliberazioni. Iniziò così la secolare vicenda della democrazia moderna.
In Abruzzo, invece, sembra che si sia scelto di tornare indietro con le lancette della storia, visto che l'attuale presidente della Regione ha ritenuto di dover recarsi a Roma alla corte del Ministro dell'Interno per ottenere lumi su quando consentire agli Abruzzesi di poter andare al voto.
La scadenza che lo riguarda, non dovrebbe indurre il presidente a render tale tutto il suo operato rimanente, a partire dallo svilimento della dignità dell'autonomia regionale. Si deve decidere qui quando è più opportuno votare, a partire dal riferimento più ovvio che è quello fornito dal termine naturale della legislatura regionale tra novembre e dicembre.
Personalmente non ho preferenze di date, purché prima o poi sia possibile convocare le elezioni: non vorrei ad esempio che questa estate freddina inducesse qualcuno a pensare che ormai non ci sono più circostanze climatiche favorevoli alla convocazione degli elettori, e che sia più opportuno rinviare il tutto sine die, in attesa di un ritorno di fiamma del famoso surriscaldamento globale.
Non trovo tollerabile, però che venga lesa l'autodeterminazione regionale su una materia tanto fondamentale. Almeno su questo occorre dimostrare di essere all'altezza dei poteri che ci conferisce la costituzione.
Trovo, inoltre, che la risorsa viaggi dovrebbe essere utilizzata altrimenti da un presidente di Regione. Le missioni a Roma valgono se riportano risorse infrastrutturali, ordinamentali, finanziarie in grado di portare avanti un progetto di sviluppo territoriale che dovrebbe essere chiaro nella mente di chi può parlare in nome di tutti gli Abruzzesi.
Lo stesso può dirsi per i viaggi a Bruxelles. Ad esempio, dopo il tragico terremoto aquilano, ci si poteva battere per ottenere l'attivazione di un obiettivo 1 finalizzato alla ricostruzione dell'area del cratere, un risultato che sarebbe stato a portata di mano soprattutto nei mesi immediatamente successivi al sisma, nei quali certamente la comunità internazionale non era indifferente al nostro dolore. Sarebbe bastato che qualcuno lo chiedesse, ma non è successo. Forse anche allora chi avrebbe dovuto farlo pensava che bastasse aspettare risposte confortanti da Roma.
Infine una considerazione di metodo. Io credo che i sessanta mesi di governo affidati a un vertice regionale debbano essere così ripartiti: i primi quattro mesi all'impostazione di un grande progetto strategico elaborato nell'ascolto della comunità regionale, quindi cinquanta mesi alla realizzazione di quanto progettato, attraverso la puntale adozione di indirizzi e determinazioni, e gli ultimi sei mesi alla migliore illuminazione possibile delle fotografie di quanto edificato e condotto a termine.
Se si lavora in questi termini, probabilmente non diventa così rilevante ragionare su come favorire la partecipazione al voto degli elettori, rendendo inutile la consultazione del calendario di Frate Indovino per appurare se faccia più freddo a novembre o a marzo. Che io ricordi si affidavano al calendario gli studenti svogliati che a giugno facevano studiate matte e disperate, mentre i responsabili se ne andavano già al mare.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore