D'Ercole a La7: "Quando si tocca il denaro è difficile rimanere con le mani pulite"

E sull'Aquila: "Rischia di essere la Pompei moderna"

25 Gennaio 2012   23:08  

"Non sono indagato per la truffa e meno male non sarei capace". A parlare dagli studi di La7 e' Monsignor Giovanni D'ercole vescovo ausiliare dell'aquila, che pero' e' indagato, ma per falsa testimonianza, nella inchiesta sui fondi Giovanardi che ha portato agli arresti Traversi e Cavalieri.

"I magistrati -dice D'ercole-stanno facendo lavoro serio che rispetto. Nell'opinione pubblica binomio chiesa affari esiste ma io non ho neanche la faccia per gli affari. La chiesa si amministra anche con i soldi, sono strumento. Io non amministro soldi, sono pastore di anime, ma quando uno tocca qualcosa e' difficile rimanere con le mani pulite. Il denaro e' una grande tentazione. Per me non lo e' mai stato perche' non li ho mai amministrati. Io vescovo prendo 1128,23 euro al mese e con quelli devo vivere.

La chiesa guadagnerebbe nel pubblicare i bilanci. La trasparenza aiuterebbe a capire. I bilanci vengono affissi in molte parrocchie." " Ma -dice il conduttore - quelli degli enti più grandi solo 8 sono pubblici. Quello dello Ior e' top secret." D'ercole in trasmissione parla della vicenda dei fondi giovanardi e ribadisce la sua estraneita' dalla truffa.

Parlano, senza farsi riprendere in volto, alcuni preti aquilani che si dicono certi della buona fede del vescovo ausiliare ma qualcuno e' più duro "Sta pagando il suo attivismo su larga scala". Poi al termine dell'intervista esce fuori un documento firmato dal Consiglio presbiteriale aquilano, di cui fa parte lo stesso vescovo ausiliare, documento arrivato il 7 novembre 2011 alla Segreteria di Stato Vaticana in cui i firmatari chiedono al Vaticano di "non abbandonare il territorio aquilano in balia degli intrallazzi di questa persona (D'Ercole ndr)" e di "gratificarla e valorizzarla altrove". Per D'ercole il documento e' un falso totale. Poi chiude "se mi sono fidato di persone sbagliate si vedra'.

Ogni notte pero' prego per L'Aquila perche' le divisioni che vive rischiano di trasformarla in una Pompei moderna."


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